“Ricky” Albertosi, carisma e acrobazie tra i pali
Sono quasi trascorsi 50 anni, ma il ricordo è più che mai vivido nella mente di tutti. Le emozioni del 12 aprile 1970 e le gesta di quella squadra divenuta leggenda sono state tramandate da nonni e padri. I loro occhi si riempiono di gioia, i loro racconti paiono trasportarti dentro lo stadio Amsicora. E a chi ascolta sembra quasi di essere lì, in piedi sugli spalti, o tra le vie di una Cagliari in festa, in una giornata che aveva il sapore del riscatto per la Sardegna intera. Dimenticare è e sarà impossibile.
Cerchiate la data sul vostro calendario. Il 12 aprile di quest’anno si celebrerà il cinquantesimo anniversario della conquista dell’unico scudetto della storia del Cagliari.
La redazione di Vulcano notizie ha così deciso di accompagnarvi metaforicamente verso quel grande appuntamento ricordando, giorno dopo giorno, i giocatori che di quella cavalcata trionfale furono i principali protagonisti.
E allora come non partire da Enrico Albertosi, passato alla storia come uno dei migliori portieri italiani di sempre. Arrivato a Cagliari dopo aver conquistato due Coppe Italia, una Coppa delle Coppe e una Coppa Mitropa con la Fiorentina, il numero uno nato a Pontremoli il 2 novembre 1939, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, confessò il suo stato d’animo al momento del trasferimento nell’Isola: «Io non volevo andare a Cagliari. All’epoca la Sardegna era una terra di banditi, mi faceva persino paura. E invece mi sono innamorato di quell’isola e di quella gente».
Cinque stagioni in rossoblù, dal 1968 al 1974, e 177 presenze. Uno scudetto cucito sul petto e il record di minor numero di reti subite in un campionato formato 16 squadre (11 in 30 partite disputate). L’amore era corrisposto: anche i cagliaritani non hanno mai dimenticato il loro numero uno. Agile, reattivo, efficace nelle uscite, esteticamente perfetto negli interventi e dotato di un carisma non indifferente. Sono elementi che fecero di Enrico Albertosi, soprannominato Ricky, uno degli idoli dei tifosi.
«La vittoria del campionato mise i sardi sotto una luce diversa. – ha dichiarato nel 2015 in un’intervista a Cuore Rossoblù – Eravamo fieri di aver giocato per loro». Le sue parole testimoniano la grandezza di un campione capace di scrivere la storia anche con la Nazionale. 34 le presenze collezionate in maglia azzurra, condite da un grande primo posto negli Europei italiani del 1968 e da un argento nei mondiali di Messico ’70. Assieme a Giuseppe Bergomi, Fabio Cannavaro, Paolo Maldini, Gianni Rivera e Dino Zoff, Albertosi è inoltre il secondo giocatore italiano ad aver collezionato più partecipazioni alla massima competizione per nazionali (ben quattro), dietro soltanto a Gigi Buffon.
Nel 1974, salutò quell’isola della quale si era innamorato. Si trasferì al Milan, club col quale vinse il secondo scudetto della sua carriera. Eppure, della Sardegna, Albertosi non si è mai dimenticato. Quella terra gli rimase nel cuore. «Uno scudetto a Cagliari equivale a dieci-quindici con altre squadre», ha dichiarato nell’intervista al mensile ufficiale del Cagliari.
E allora grazie, Ricky. Grazie per aver contribuito a regalare un sogno a migliaia di tifosi. Grazie per aver lottato e combattuto per il riscatto di una terra e di un popolo.
Alessio Caria