Scudetto 1970, le seconde linee protagoniste del trionfo
Non sempre, anzi raramente impiegati nell’undici titolare di Manlio Scopigno che si laurea campione d’Italia nel 1970, hanno comunque ricoperto un ruolo di rilievo, tra campo e spogliatoio, per la conquista del tricolore. Parliamo delle riserve del Cagliari nella gloriosa stagione dello scudetto. Due portieri, un difensore tuttofare, un esterno sinistro, una mezz’ala di qualità, un attaccante rapidissimo.
Adriano Reginato
Un “dodicesimo” di assoluta affidabilità, l’uomo dei record. Queste le definizioni più calzanti per Adriano Reginato, riserva di Ricky Albertosi nell’anno dello scudetto.
Nato a Carbonera, in provincia di Treviso, il 19 dicembre 1937, arriva a Cagliari nel 1966 dopo le esperienze con Treviso, Torino e Lanerossi Vicenza. Al primo in rossoblù anno conquista il record di imbattibilità iniziale nel campionato di Serie A (712 minuti, a tutt’oggi nessun altro portiere e nessun’altra squadra sono mai arrivati all’ottava giornata con la porta inviolata).
Mette inoltre la firma, con una sola presenza, sul primato del Cagliari che nella stagione del tricolore subisce soli 11 gol in 30 partite. Subentra nella mezz’ora finale dell’ultima giornata, mentre i rossoblù vincono 4-0 a Torino contro i granata; uscendo dal campo, Albertosi gli dice: «Mi raccomando, a questo record ci tengo». E in effetti, nonostante i ripetuti tentativi degli avversari, Reginato riesce a mantenere la porta inviolata.
Rimane a Cagliari fino al 1973, ma nei tre campionati successivi colleziona soltanto 5 presenze. Nel 1988/89 si mette in luce anche come allenatore guidando la Tharros. Stabilitosi in Sardegna, dell’Isola dice: «Noi “sardi adottati” abbiamo capito che non esiste un altro posto così bello al mondo dove vivere».
Cesare Poli
Veneto di Breganze, classe 1945, trascorre due stagioni a Vicenza e due a Milano con l’Inter del Mago Herrera prima di arrivare a Cagliari nel mercato estivo 1969 come contropartita, insieme e Gori e Domenghini, nello scambio con Roberto Boninsegna.
A Cagliari ritrova Manlio Scopigno, suo allenatore ai tempi del Lanerossi Vicenza. Il Filosofo sfrutta la sua polifunzionalità e oltre al suo ruolo originario di mediano, gli assegna anche quello di libero di impostazione e, all’occorrenza, lo schiera terzino.
Contribuisce alla vittoria del tricolore con 11 presenze, 8 delle quali da titolare. Successivamente torna a Vicenza per due stagioni, ma il richiamo della Sardegna è troppo forte e così nel 1973 passa nuovamente in maglia rossoblù con la quale chiude la carriera nel 1975. Nei quattro anni con la maglia del Cagliari, colleziona 83 presenze in Serie A e una in Coppa dei Campioni.
Dopo alcuni anni nella Penisola al termine della carriera, si è stabilito definitivamente in Sardegna con la sua famiglia.
Mario Brugnera
Il calciatore più importante tra le cosiddette “riserve”. Non annoverato nell’undici titolare che tutti i sardi conoscono a memoria come l’Ave Maria, Brugnera riesce a guadagnarsi una menzione speciale tra i protagonisti dello scudetto: 19 presenze e 3 gol risulteranno fondamentali per la conquista del tricolore.
Mezz’ala di ruolo, sapeva ricoprire tutti i ruoli del centrocampo. Dotato di piedi molto educati, piazzava la palla dove voleva e serviva con precisione i compagni. L’innata tecnica e la fantasia, facevano da contraltare a un carattere fumantino.
Nato a Venezia il 26 febbraio 1946, approda nell’Isola dopo cinque stagioni alla Fiorentina, con la cui maglia vince la Coppa Italia nel 1965-66 e la Mitropa Cup nel 1966. Dal 1968 lega il suo nome al Cagliari per il resto della carriera, eccezion fatta per una parentesi a Bologna nel 1974-75 e per l’ultimo anno di calcio giocato in cui indossa la maglia del Carbonia.
In tredici anni di Cagliari colleziona 328 presenze in campionato (227 in A) e 33 gol (20 nel massimo campionato); gioca anche 3 partite di Coppa dei Campioni nel 1970-71. Occupa il terzo posto nella classifica assoluta delle presenze in campionato con la maglia rossoblù.
Eraldo Mancin
Già campione d’Italia nel 1969 con la Fiorentina, arriva a Cagliari l’anno seguente su richiesta di Scopigno, che tuttavia gli preferisce Zignoli al quale consegna le chiavi della fascia sinistra. Con i rossoblù colleziona 8 presenze nella stagione trionfale dello scudetto.
Negli anni diventa uno dei pilastri della squadra sarda e vanta 114 presenze e 5 gol in 6 stagioni disputate con i quattro mori sul petto. Memorabile la tripletta rifilata al Verona nell’ultima partita del campionato 1970-71.
Dopo Cagliari approda a Pescara, contribuendo alla promozione degli abruzzesi per due volte. Chiude l’attività agonistica al Mestrina, in serie C2.
Eraldo Mancin è tristemente scomparso nel 2016, all’età di 71 anni.
Corrado Nastasio
Livornese, classe 1946, debutta in serie A con l’Atalanta nella stagione ’68-69 collezionando 29 presenze e 5 reti. L’anno successivo passa al Cagliari, che lo strappa ai bergamaschi per 160 milioni più il libero argentino Longo. Arriva in Sardegna come giovane promessa del calcio italiano e nei piani della società, a lui sarebbe toccato il compito di affiancare Gigi Riva in attacco. L’arrivo di Domenghini e Gori cambia le carte in tavola e così Nastasio scivola in panchina, ritagliandosi appena 2 presenze nella storica stagione dello scudetto.
Nessuno spazio per lui nemmeno l’anno seguente e così dopo 2 stagioni, 7 presenze e 1 gol all’attivo, Nastasio saluta l’Isola.
A Cagliari lo si ricorda comunque con affetto, specialmente per la sua straordinaria velocità: Corrado andava più veloce della palla e così Scopigno posizionò un cartello per segnalargli la fine del campo.
Moriano Tampucci
In pochi lo ricordano, d’altronde quello di terzo portiere è forse il ruolo più marginale nella rosa di una squadra di calcio. Nato a Collesalvetti, non lontano da Livorno, il 15 luglio 1944, esordisce in Serie D nel 1966 col Quartu Sant’Elena. A Cagliari dal 1967 al 1971, ad eccezione della parentesi olbiese in cui gioca da titolare. In rossoblù colleziona solo 2 presenze. Gioca poi a Latina per tre stagioni, prima di fare ritorno nell’Isola per chiudere la carriera nelle fila della Tharros.
di Andrea Piras e Luca Pes