Il mosaico come caratteristica essenziale per elementi architettonici ed artistici
Il mosaico è una delle tecniche di decorazione più importanti della storia dell’arte. Spesso si può ammirare non solo sulla struttura muraria, sullo spazio sacro del un muro di una chiesa – per esempio a Cagliari nel Santuario di Sant’Ignazio o a Ravenna – ma anche sulla parete di edifici pubblici come terme o fulloniche (Villaspeciosa, Cagliari e Roma) . Il mosaico è come la vita: ci son tanti tasselli colorati o neri che possono rappresentare le difficoltà o le situazioni risolte. Alcuni tasselli hanno meno luce, altri presentano luminosità più brillante: queste ultime tessere fanno pensare all’idea della serenità e perciò ricordano le soddisfazioni della vita.
Le problematiche che la storia dell’arte porta avanti da secoli sono forse oggi più visibili, chiare e nette di ieri e del recente passato. Questo si presuppone perché il frastuono della vita di tutti i giorni, nei grandi e piccoli centri come città e paesi, accomuna tutti noi: spesso si corre, si fanno le cose di fretta tanto che in macchina può capitare di dimenticare il finestrino aperto. C’è traffico, le macchine sfrecciano creando troppo rumore, le ruote stridono sull’asfalto e la musica nelle radio pare bombardare l’aria. Quando si cammina si collegano le cuffie al cellulare, si infilano nell’orecchio e così si assapora il silenzio della musica preferita. Le cose da fare son sempre tante. Vivendo questa vita molto frenetica l’arte, in un certo senso, continua a frammentarsi come le tante cose che si fanno di fretta. Indaga, scruta l’animo, cerca di risolvere spinose situazioni.
L’arte, in ogni caso, ha sempre facilitato a studiare, memorizzare, imprimere nella mente più immagini e opere possibili. Come? Grazie all’utilizzo della memoria visiva. Il cervello legge ciò che vede e in questo modo memorizza molto facilmente. Pittura e scultura son necessarie per allenare la memoria e rendere un po’ più belle tutte le cose. Abbiamo imparato dai greci l’arte del bello e della perfezione e ci si è abituati, in arte, che il brutto delle cose può diventare bello.
Al Santuario di Sant’Ignazio da Laconi di Cagliari si può apprezzare la bella magnificenza di una struttura architettonica e artistica che mantiene ancora componenti d’epoca antica. Elementi cupi e imponenti s’illuminano sull’altare: le ombre svaniscono davanti alla luce, che riesce a giungere dall’esterno dell’edificio e all’interno dai lampadari. Nella prima metà del 1900 son stati realizzati splendidi mosaici nella cappella che custodisce le spoglie del Santo. Luminosità e brillantezza dei mosaici possono aiutare molto a capire questo concetto della bellezza, che può contenere in sé anche il brutto e può far capire che l’arte può regalare tante soddisfazioni. Arte è anche immaginazione, fantasia e pensando ai mosaici si ricorda l’età classica, la quale implica, oltre al bello ed alla perfezione, il concetto del vero e della verità.
«Il supremo contenuto dell’arte è portare a coscienza i supremi interessi dello spirito. Si occupa di rappresentazioni ed è appartenente alla libera fantasia…» secondo il pensiero dispiegato da Hegel nelle sue lezioni. Il filosofo presenta l’arte come «un modo diretto di filosofare a partire da un problema – il rapporto tra idea e manifestazione sensibile – che l’arte ha la capacità di far apparire, secondo una proporzione che si dimostra significativa sia sul versante teorico che sul versante storico».
Nel libro Arte e verità, dall’antichità alla filosofia contemporanea di Pietro Montani, si chiarisce appunto come la materia d’arte sia considerata organizzatrice dell’immaginazione: «Quando si prende in considerazione un oggetto traendolo dal vasto regno della rappresentazione, esso sta all’inizio lontano in oscura penombra, e si deve per prima cosa separarlo da altri campi per poter fare più dappresso la sua conoscenza. E allora i pensieri si rincorrono nuovamente e mi viene in mente la luce che rischiara le ombre negli spazi architettonici e artistici delle chiese, e ritornano alla memoria i toni caravaggeschi nelle tele più importanti».
Sorvolando il Caravaggio, che comunque ha fatto scuola nel campo della prospettiva moderna insegnando a molti l’importanza del buio e della luce, Montani torna al significato della verità: «L’arte avrà la sua peculiarità […] nella guisa dell’apparire […] questo apparire, che appartiene all’arte, può, dicevamo, essere visto come un’illusione, e cioè in confronto con il mondo esterno, sensibile. Noi non giudichiamo illusione quel che è esteriore, e nemmeno giudichiamo tale ciò che si trova nel nostro interno, nella coscienza. Tutto ciò noi lo giudichiamo realtà […] noi consideriamo la regione delle cose esterne e del sentimento esterno qualcosa di reale, e dobbiamo farla valere come tale… al di la di questa immediatezza del sentire e degli oggetti esteriori […] è la vera realtà […] noi nell’arte come nel pensiero ricerchiamo la verità».
E qui Montani riferisce una specificità molto importante: «L’arte contiene nella sua presentazione questo: che rinvia a qualcosa di più elevato». Considero che questa sia una delle parti essenziali del libro: «L’arte è un genio amichevole, che s’intromette dappertutto, tempera la serietà degli affari della vita, e ci intrattiene, porta ovunque forme piacevoli, ma è diversa dagli scopi ultimi del vivere».
Questo libro è un concentrato di sapienza questo libro: nello spiegare sfrutta ciò che è essenziale per questa materia, che ha ancora tanto da insegnare. Attraverso il buio e la luce l’arte insegna ancora, vede l’uomo in tutte le sue caratteristiche; incentiva a migliorare e fa maturare l’animo umano, fa conoscere e fa trovare il senso della vita di ogni giorno. In questa nostra epoca contemporanea, inoltre, l’arte tenta in tutti i modi d’innovarsi per continuare ad essere interessante, per poter essere ogni giorno più giovane. Attraverso il digitale l’arte mira ad essere conosciuta con occhi nuovi.
Sara Saba