Metano in Sardegna, ok dal Ministero dell’Ambiente ma uno studio boccia la dorsale
di Francesca Matta
Il 27 agosto è arrivato il via libera da parte dal Ministero dell’Ambiente, controfirmato dal Ministero dei Beni Culturali, al piano di metanizzazione della Sardegna presentato da Snam Rete Gas, del valore di 1,2 miliardi di euro. In particolare, è stata approvata la prima parte del progetto che riguarda il tratto Sud del maxi-gasdotto che partirebbe da Cagliari per arrivare a Palmas Arborea, passando per il Sulcis. La seconda parte, invece, che dovrebbe collegare Oristano a Sassari, verrà discussa successivamente.
Una risposta che si attendeva da un anno, quando l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) aveva commissionato uno studio sui costi-benefici dell’opera a Ricerca sul Sistema Energetico (Rse), società del gruppo Gse, controllato dal Ministero dell’Economia. Il responso dell’analisi è che certamente l’introduzione del metano in Sardegna porterebbe vantaggi economici e ambientali, in quanto andrebbe via via a sostituire combustibili meno sostenibili e più costosi come l’olio combustibile, il gasolio e il Gpl.
D’altra parte, secondo lo studio, la dorsale non è la soluzione migliore perché economicamente svantaggiosa rispetto ad altre alternative proposte come quella denominata “Isola”, che prevede un approvvigionamento tramite virtual pipeline: un’innovazione tecnologica che consiste nel trasportare il gas su gomma, rotaie o trasporti via mare direttamente ai centri in cui mancano le infrastrutture necessarie. È il caso, questo, dei piccoli centri abitati della Sardegna e Alessandra Todde, il Sottosegretario al Ministro dello Sviluppo Economico che ha spinto per questa soluzione, lo sa bene.
Con il trasporto tramite cisterne criogeniche, infatti, si avrebbe un risparmio di ben 400 milioni di euro nel caso in cui non si superasse un valore annuo di circa 1,5 miliardi di metri cubi di gas. Ed è un fatto, verificato dalla stessa analisi, che in Sardegna è molto improbabile superare la soglia prevista a meno che non ci si trovi di fronte a una situazione eccezionale, una ripresa economica senza precedenti, che porti ad un aumento della domanda interna di gas.
Ma non è soltanto una questione puramente economica. L’alternativa “Isola” eviterebbe, tramite la virtual pipeline, un ingente danno ambientale nel caso in cui le tubature della dorsale non dovessero essere manutenute a dovere e si deteriorassero nel corso degli anni, provocando la fuoriuscita del metano: un potente gas serra che, in termini di riscaldamento dell’atmosfera, ha un impatto 80 volte superiore a quello della CO2 nei primi 20 anni dopo l’emissione (Science, 2018).
Infine, la ricerca preme nel sottolineare che la strada più coerente con le politiche di de-carbonizzazione dell’Isola è senz’altro quella dell’energia elettrica da portare avanti insieme allo sviluppo dell’idrogeno “verde”: così chiamato perché estratto attraverso l’elettrolisi, che non produce emissioni di carbonio. Uno scenario che potrebbe verificarsi in Sardegna nel medio-lungo termine – si parla del 2050 – quando le condizioni di sviluppo del solare e dell’eolico potrebbero davvero portare a una rilevante produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Il documento di Rse è aperto alle osservazioni sul sito di Arera fino al 21 settembre. Dopodiché toccherà al Ministero dello Sviluppo Economico prendere una decisione e scegliere la strada migliore da percorrere per lo sviluppo economico della Sardegna.
A prescindere se la dorsale a metano sia conveniente o meno, mi chiedo i Sardi sono italiani??
Se si, perché non dovrebbero avere gli stessi diritti degli altri “italiani” che vivono nella penisola??
Tra l’altro, se non crei sviluppo, ciòe energia, trasporti etc… chi verrebbe ad investire in un isola da terzo mondo???