Decimomannu. Le logge di Santa Greca
Fino agli anni ’50 del XX secolo, la sagra di maggio era una fiera mercato molto importante; i decimesi ma soprattutto gli abitanti del comprensorio accorrevano numerosi per i loro acquisti primaverili. Tutta una serie di utensilerie per i lavori agricoli e casalinghi era esposta e venduta; le attrezzature per la mietitura, trebbiatura, vendemmia, panificazione, lavorazione del latte e preparazione dei formaggi. La fiera mercato durava anche dieci giorni. Certamente i pellegrini e i visitatori della fiera avevano bisogno di servizi, come ristoro ed alloggio. Molti arrivavano con le “tracche” e si portavano da casa quanto necessario per rimanere più di un giorno.
Con molta lungimiranza, l’Azienda di Santa Greca si interessò alla soluzione del problema. In particolare la famiglia Marroccu, nella persona del nobile Antioco, dopo aver avuto le Salvaguardie Reali (1786) per la custodia degli abiti e dei gioielli della Santa, oltre all’incarico di organizzare la festa e quanto era di corollario, investì per la costruzione di dodici logge accanto alla chiesa, per affittarle durante la festa ai mercanti. Dobbiamo considerare che a Decimo c’era una fiorente industria figulina che fabbricava stoviglie e varie utensilerie, non solo per la cucina e altre lavorazioni ma anche pezzi necessari in altre attività; scarichi di fognature, pluviali, tazze per norie (tuvulus), pianelle sotto forma di mattonelle invetriate verniciate e non. Anche per questo c’era una grande affluenza.
Le logge esistevano ancora fino agli anni ‘50 del XX secolo, naturalmente erano usate anche durante la sagra di settembre che in quei tempi, pur essendo sempre importante, aveva un significato diverso da quella di maggio. La documentazione storica non fornisce molte notizie sulle logge e botteghe, ma nei vari anni del XIX secolo risulta che furono tenute con un certo decoro. Nel 1818, 1827-28 furono riparate e fatta la manutenzione anche alle case dell’Azienda, come pure nel 1831 con l’intervento del muratore Amatore Mudu di Monastir e del falegname Raffaele Cossu. Nel tempo queste strutture ricettive furono incrementate, tanto che nel 1859 l’Azienda di santa Greca con l’autorizzazione del Vicario Generale Antonio Oppo, decideva di costruire una osteria e una scuderia che affittarono recuperando la spesa che fu di 1684,8 lire.
Il continuo incremento delle strutture ricettive portava un introito e dava floridità all’Azienda e alla chiesa di Santa Greca. Questo si contrapponeva allo stato di povertà di una parte della popolazione, tanto che il consiglio comunale, con delibera del 15 maggio 1873, chiedeva in concessione, all’Azienda, lo stabile dell’osteria per poter ricoverare i mendicanti. In quella seduta veniva stigmatizzata la realtà, poco felice di molti decimesi. Molti erano quelli che vivevano soli e non avendo parenti o conoscenze in paese erano privi di alloggio. Questo triste fenomeno portava la gente a occupare i porticati della chiesa, le logge prospicienti le vie “con incomodo dei proprietari e pregiudizio della pubblica sicurezza”, portava anche ad una precarietà igienica. Il Consiglio chiedeva quindi un interessamento all’Intendenza delle Finanze per “la concessione di quei locali dell’Azienda onde poter in quel fabbricato ricoverare i mendicanti del comune togliendoli dalle pubbliche strade”. Il piazzale di santa Greca era dato in appalto e colui che lo affittava ne traeva profitto durante tutto l’anno, non solo per la festa.
Nel 1854 venne rinnovato l’appalto, ciò probabilmente comportò per coloro che dovevano esporre le merci e venderle, un aumento della tassa di suolo pubblico. In tempo di crisi, o quando i costi aumentano si trovano soluzioni che facciano quadrare i conti. Molti pur di non pagare, si spostarono dalla piazza in altre zone del paese, facendo così calare gli introiti del Comune, fu così che il Consiglio stabilì: “la tassa di occupazione di suolo pubblico col Reale Decreto13 ottobre 1854 debba corrispondersi durante la fiera di santa Greca dai commercianti in qualunque sito del comune stabiliscano il loro esercizi”.
Oltre alle testimonianze scritte, se pure esigue, sulle logge e servizi della piazza di santa Greca abbiamo una “fotografia”, l’immagine della Santa riprodotta anche nel libretto dello Spano. Da questa immagine possiamo notare come era organizzata la piazza, sulla sinistra fronte chiesa si notano le logge, le botteghe e i padiglioni precari, mentre sulla destra c’è il ponte, i pellegrini che alloggiavano nel greto del rio, con i loro carri, “tracche” e capanne costruite estemporaneamente con le canne allora abbondanti. Un altro problema era quello delle tassazioni degli introiti e degli immobili dell’Azienda di santa Greca. Come scrive lo Spano: «Attiguo alla chiesa dalla parte del nord avvi un rango di logge o botteghe tutte fabbricate e chiuse che si affittano ai mercanti e merciaioli che costituivano una forte entrata a favore dell’amministrazione. Ora però se n’è impossessato il Demanio…», ecco perché nella delibera del 15 maggio 1873 si faceva una richiesta all’Intendenza delle Finanze.
Angelo Sanna – Vulcano n° 80