Allarme frane sulla S.P. 1, la strada del parco regionale di Gutturu Mannu
di Alberto Nioi
Una gita fuori porta può trasformarsi in una pericolosa roulette russa? Questo è l’interrogativo che oramai tra i frequentatori delle nostre montagne cominciano a farsi in molti: ma è possibile rischiare così tanto quando si percorre questa strada? Cosa aspettano le istituzioni ad intervenire? Il fenomeno si registra da sempre, trattandosi di una strada di penetrazione che attraversa aree montane inabitate, ma ultimamente i fenomeni franosi si stanno moltiplicando. Giusto l’anno scorso ad ottobre, enormi massi sono venuti giù in pieno giorno schiantandosi sulla carreggiata e di fatto impedendo il transito dei veicoli: per puro caso nel momento del crollo in strada non c’erano auto o ciclisti in transito. C’è voluta la buona volontà di una decina di automobilisti per spostare i pesantissimi macigni, giusto quanto bastava per consentire il passaggio delle automobili. A distanza di un anno, episodi simili continuano a ripersi ma con l’avvio della stagione autunnale cresce la presenza dei visitatori e di conseguenza anche il rischio che una giornata di svago all’aria aperta possa trasformarsi in una tragedia. Come i più assidui frequentatori di queste zone sanno già, il tratto più pericoloso della strada va dalla località Cirifoddi alla diga di S. Antonio, a cui si riferiscono le immagini al lato. La S.P.1 (strada provinciale n. 1) è un’antica arteria progettata a cavallo delle 2 guerre mondiali dall’ing. Angelo Binaghi – proget-tista tra l’altro della Legione dei Carabinieri di via Sonnino a Cagliari – e realizzata negli anni ’50. Un’opera costata allora circa 250 milioni di lire che nasceva con l’obiettivo di interrompere l’isolamento di una parte del basso Sulcis, collegando la località Santa Lucia tra Assemini e Uta con la frazione Pantaleo del comune di Santadi. Sono circa 14 km di sterrato che oggi attraversano la foresta del Parco Regionale di Gutturu Mannu con ripide salite e curve tortuose. Dopo 70 anni, questa strada continua ad essere carente di manutenzione, difficile da attraversare e con una serie di problematiche che negli anni continuano a non trovare soluzione.
Quello del monitoraggio e messa in sicurezza di costoni e pareti cedevoli in tratti del percorso è uno di questi. L’ente titolare della manutenzione è sempre stata la Provincia di Cagliari, oggi Città Metropolitana di Cagliari per il tratto nei comuni di Uta e Assemini, Sud Sardegna per il tratto di Santadi, che si è sempre limitato ad interventi di manutenzione ordinaria della pavimentazione sterrata o talvolta più complessi (nei casi di eventi alluvionali) ma mai l’attenzione è stata rivolta al rischio frane. Negli anni passati c’erano le associazioni venatorie a denunciare le condizioni di grave degrado in cui è lasciata la strada, ma da quando l’avvento dell’area protetta ha impedito l’attività venatoria in tutto il Parco, anche le loro sollecitazioni alla politica sono venute a mancare. Ora però è sicuramente arrivato il momento di agire. L’Ente Parco, l’Agenzia Forestas, i comuni e gli Enti sovraordinati devono attivarsi per trovare soluzioni urgenti. Questa infrastruttura è fondamentale anche per lo sviluppo indotto dal Parco Regionale di Gutturu Mannu, e deve essere adeguata alle esigenze di sicurezza e di fruibilità imposti dai moderni standard di qualità.