Gutturu Mannu, un parco a dimensione metropolitana
Si è aperto il dibattito su accessibilità e fruibilità del parco: Is Olias “porta” di accesso per l’area di Cagliari?
Quasi ventimila ettari di territorio, 10 comuni interessati e un importantissimo patrimonio naturalistico, storico e paesaggistico ancora tutto da valorizzare. Dei parchi regionali istituiti in Sardegna (ad oggi sono quattro) sicuramente è quello che gode del potenziale maggiore in termini di sviluppo e di ricadute economiche attese.
La fortunata condizione geografica che lo vede estendersi ai margini dell’area metropolitana di Cagliari, territorio con la maggiore densità urbana dell’isola, e a pochi chilometri dalle più importanti infrastrutture sarde come l’aeroporto di Cagliari-Elmas (quasi 3.700.000 passeggeri nel 2016), il porto del capoluogo ( circa 525.000 persone in transito l’anno scorso) e la stazione ferroviaria, obbliga tutti i soggetti interessati a considerare questo felice connubio.
E allora quali strategie e progetti da mettere subito in campo? Come intercettare la crescente domanda di natura e di attività outdoor che giunge da fasce di società sempre maggiori? Cominciano a chiederselo gli amministratori che siedono all’assemblea del Parco e che sono i sindaci dei comuni che al Parco hanno affidato i loro territori. E arrivano già le prime risposte, che poi di fatto, sono proposte e considerazione di buon senso subito largamente condivise e condivisibili.
L’occasione l’ha offerta il primo incontro pubblico organizzato dall’Ente gestore che ha messo a confronto i rappresentanti delle comunità locali con presidente e giunta esecutiva. Un momento di riflessione da cui è emersa l’istanza corale di dare priorità alle vie di comunicazione e alle cosiddette “porte” del parco, strumenti essenziali allo sviluppo di qualsiasi iniziativa le prime e biglietto da visita, interfaccia tra utenza e l’”offerta parco”, le seconde.
Concetti ribaditi in modo chiaro, nel corso del suo intervento, da Roberto Farci, Segretario Generale dell’Autorità Portuale di Cagliari: «Il numero di croceristi che sbarcano a Cagliari è in forte crescita, nel 2017 ci attendiamo un dato che si avvicina alle 450.000 presenze. All’arrivo delle navi la gran parte dei turisti girovaga per la città senza una meta precisa. Bisogna essere in grado di intercettare una fetta significativa di questo flusso di persone e il Parco potrebbe essere un attrattore formidabile. Ovviamente uno dei presupposti sarà adeguare la viabilità esistente. Quindi è importante che il Parco guardi a Cagliari ed all’area vasta».
Parlando di viabilità si parla soprattutto della strada provinciale n°1, la “Santa Lucia-Santadi” importante arteria che taglia le foreste demaniali di Gutturu-Mannu e di Pantaleo, probabilmente l’unica strada sterrata di livello provinciale esistente in Sardegna, e che collega il cagliaritano con la sede amministrativa (e non solo) dell’area protetta. Un tracciato di circa 16 chilometri progettato a cavallo delle due guerre mondiali e realizzato sul finire degli anni ’50 su disegni dell’ing. Angelo Binaghi (all’epoca costò circa 250 milioni di lire) che a distanza di 60 anni è ancora dissestato e di difficile percorribilità.
Una preoccupazione che è stata espressa da molti fra i presenti, fra tutti Elio Sundas, sindaco del comune di Santadi che vede nella SP1 un asse strategico per lo sviluppo delle potenzialità del Parco ma anche specifiche del proprio comune: «E’ fondamentale che noi ci occupiamo della valorizzazione del patrimonio storico-industriale dell’antico borgo di Pantaleo, dove ha trovato sede anche l’Ente Parco – ha affermato il primo cittadino del comune sulcitano – e per far questo sarà determinante porre il tema della sistemazione definitiva della strada Santa Lucia-Santadi. Io certamente lo farò».
È fuor di dubbio che oltre la facilità di spostamento all’interno del vasto territorio dell’area protetta saranno fondamentali gli strumenti e le strategie con cui il parco entrerà in relazione col territorio, come fornirà i sui servizi, trasferirà informazioni e renderà agevoli e sicure visite ed escursioni. Ecco che diventano fondamentali le cosiddette “porte” del Parco, punti di riferimento per turisti e gitanti, dislocati in punti strategici facilmente raggiungibili, da cui può cominciare l’esperienza sensoriale e la scoperta di un ambiente ricco di biodiversità, endemismi e testimonianze storiche. Le “porte” dei Parchi sono punti ideali da dove si dipartono sentieri escursionistici, dotati di strutture e servizi che possono andare dai punti di ristoro e ostelli agli spazi espositivi, dai rent a bike ai parchi tematici, dalle botteghe artigiane ai punti vendita di prodotti enogastronomici. Soprattutto le “porte” dei parchi possono diventare, se le condizioni lo permettono, delle aree di accoglienza in grado di soddisfare una domanda di natura, diciamo, di primo livello, di base.
Non tutta l’utenza è interessata, o in grado, di percorrere sentieri tra i boschi o di fare lughe pedalate in mountain-bike per raggiungere una località particolarmente suggestiva. Esiste, ed è assolutamente prevalente, un turismo domenicale, fatto di gitanti non interessati alle full immersion in natura a cui invece è possibile proporre aree per il pic-nic, mostre naturalistiche, mercatini, semplici passeggiate in brevi percorsi attrezzati, recinti faunistici e tanto altro. Per questo genere di visitatori è sufficiente ed appagante intrattenersi senza grandi complicazioni e soprattutto usufruendo di servizi, in aree di confine come potrebbero essere gli accessi al Parco, non lontane dalla città e vicine ai boschi.
Anche il sindaco di Uta, Giacomo Porcu, ha ribadito il concetto: «Ignorare che il Gutturu Mannu dovrà rivolgersi prevalentemente ad un’utenza proveniente dall’area metropolitana di Cagliari e da tutta la sua provincia sarebbe un grave errore. Questo significa non pensare a principi di conservazione ossessiva e facilitare il transito lungo la rete stradale oggi dissestata ma anche organizzarsi con strutture che attraggano i flussi di visitatori».
Sarà un tema importante per il prossimo futuro su cui le amministrazioni locali interessate dovranno concentrare la propria azione. Intanto, ora che il dibattito si è subito aperto, i tempi sembrano maturi per aprire immediatamente una seria riflessione sul destino delle strutture esistenti nella sede della ex comunità montana 23a a Is Olias, appartenenti ai comuni di Assemini e Capoterra. Strutture mai utilizzate anche se dotate di arredi e che da anni costituiscono un grave problema per i due comuni, i quali sono chiamati a trovare una destinazione d’uso per questi spazi, per nel frattempo crescono le spese dovute ad atti vandalici, manutenzioni e sorveglianza.
Ora la soluzione esiste ed è quella più naturale: si concedano in uso le strutture all’Ente parco, se fosse possibile personalmente opterei per una vendita, e si organizzi immediatamente la prima porta di accesso al Parco di Gutturu Mannu. Ci vorrà un allargamento dei confini dell’area protetta sino ad includere i 230 ettari di ex azienda, ma questo sarebbe un problema superabile in seno all’assemblea, ritengo non ci sarebbe il minimo problema.
Basterà il buon senso e la volontà. Speriamo.
Alberto Nioi