La denuncia di Di Maio: “il testo sulla pace fiscale è stato manipolato!”, Conte: “il Presidente sono io, il CDM si farà”
di Anna Luisa Salis
Nella giornata di mercoledì il ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Pari Opportunità, Luigi Di Maio, ha pubblicato nei propri profili social un post con un contenuto tutt’altro che tranquillizzante. Pare infatti che il disegno di legge sulla pace fiscale, trasmesso alla Presidenza della Repubblica, sia stato manipolato includendovi – secondo lo stesso vicepremier – “sia lo scudo fiscale sia la non punibilità per chi evade”, contenuti nell’articolo 9 del progetto di legge.
Per capire meglio, è bene precisare che lo scudo fiscale è, in materia tributaria e fiscale, uno strumento per regolarizzare o meglio, risanare presunte irregolarità sui capitali detenuti all’estero in maniera illecita. Queste irregolarità vengono sanate tramite il pagamento di una tassa denominata tantum. Conseguentemente a quanto accaduto, nelle prime ore si era parlato della presa di posizione unanime del M5S a non votare un simile disegno di legge poiché quell’articolo non era stato previsto.
Il Presidente Conte aveva ribattuto che lo avrebbe interamente rivisto mentre nelle ultime ore, ha dichiarato dopo il vertice europeo tenuto a Bruxelles, che il premier è lui lasciando intendere che nessuno dei ministri ha la facoltà di rilasciare dichiarazioni sull’intero Consiglio dei Ministri, convocandolo per la mattinata di sabato 20 ottobre, non confermando la presenza di Salvini.
Dai partiti si elevano solo voci che fanno presagire l’ennesima crisi politica (come le dichiarazioni delle viceministra Laura Castelli), ma che tra questi non vi sia mai stata un’intesa è cosa nota. Ciò che fa riflettere è che, dal taglio dei vitalizi per 1300 ex parlamentari, passando per la legge di bilancio che sta facendo eco in tutta l’Unione, l’ennesimo provvedimento ad essere messo in cattiva luce prima ancora che su di esso venga fatta una discussione in aula, è uno tra i più importanti in materia economica.
Verrebbe quasi da dire che ogni atto di questo “Governo del cambiamento” ha lo stesso destino.