Un fisco giusto e sostenibile: ridistribuire senza distruggere

Tasse eque


In Italia, l’1% più ricco della popolazione paga, in proporzione, meno tasse rispetto al restante 99% dei contribuenti. Questo fenomeno è dovuto a un sistema fiscale che, sebbene formalmente progressivo, nella pratica risulta regressivo per le fasce di reddito più elevate.

L’Italia ha bisogno di una riforma fiscale che metta al centro i redditi medi e bassi, premiando chi lavora e investe, ma riducendo drasticamente i vantaggi per chi ha accumulato enormi ricchezze senza dare il giusto contributo alla collettività.

Un buon sistema fiscale non si limita a raccogliere fondi per lo Stato, ma deve essere uno strumento di giustizia sociale e sostenibilità economica.

La sua missione principale è quella di ridistribuire la ricchezza in modo equo, senza compromettere la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL).

Tuttavia, il vero successo sta nel riuscire a bilanciare la necessità di stimolare l’economia con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze sociali, così da costruire una società prospera, stabile e giusta.

Un sistema fiscale ben progettato deve favorire la creazione di una classe media forte, il motore di ogni economia sana.

Se questa classe si indebolisce, si rischia di minare le fondamenta stesse della società, alimentando le disuguaglianze e creando fratture sociali pericolose.

Per evitare ciò, è fondamentale che le politiche fiscali rispondano a una logica di equità, in cui chi ha di più contribuisce proporzionalmente al benessere collettivo.

In particolare, è necessario intervenire sui guadagni dei super-ricchi, che pur avendo accumulato enormi ricchezze, non contribuiscono adeguatamente al benessere comune. La loro partecipazione a livello fiscale è inadeguata rispetto alla ricchezza che accumulano.

Questo non significa penalizzare il successo individuale, ma garantire che la ricchezza venga reinvestita nella crescita collettiva, in settori strategici come l’innovazione, l’istruzione e la sanità, che sono le colonne portanti di una società giusta e prospera.

Diversi paesi in Europa hanno già dimostrato che è possibile ridurre le disuguaglianze senza compromettere la crescita economica.

Un buon sistema di contribuzione progressivo al contrario di una ipotetica “flat tax”, può ridistribuire la ricchezza in modo equilibrato, mantenendo al contempo la produzione stabile e un’alta qualità della vita per tutti.

Un sistema fiscale efficace, infatti, non è contrario alla crescita, ma la indirizza verso il bene comune.

La chiave sta nel promuovere politiche che possano ridurre la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi, favorendo la ridistribuzione degli eccessi attraverso la creazione di fasce contribuitive molto più strette e ravvicinate per capitali elevati.

Solo in questo modo si evitano le conseguenze devastanti di un’economia a due velocità, dove la disparità tra ricchi e poveri continua a crescere, concentrando nelle mani di pochi sempre più potere, tanto da distruggere la democrazia.

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Per fare ciò, bisogna abbandonare la visione di un sistema fiscale come strumento di penalizzazione, e trasformarlo in uno strumento di giustizia sociale e crescita inclusiva.

Un fisco giusto non solo promuove la prosperità individuale, ma la fa crescere in modo armonioso e sostenibile, al servizio del bene comune.

Emanuele Mulas

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