Aeroporto di Decimomannu: chiusura in arrivo?
di Maria Angela Casula
Oggi vorrei parlare di un problema che sta affrontando il nostro territorio in questo periodo ed in particolare della situazione critica in cui si trova l’aeroporto militare di Decimomannu, che si estende su un vasto territorio compreso tra il comune di Decimomannu, San Sperate, Villasor e Decimoputzu. Attualmente è utilizzato sia dall’ Aeronautica militare Italiana che dalla Luftwaffe tedesca.
Nel tempo si è guadagnato la fama di aeroporto militare con il numero di decolli e atterraggi tra i più elevati in Europa, ma ora da tempo sull’aeroporto sorvolano venti di crisi che preoccupano non poco, con riferimento al destino del personale, sia militare che civile che vi lavora, e per l’indotto economico grazie alla presenza della base. Le preoccupazioni sono notevoli e rilevanti, e a spiegare tutte le problematiche legate alla situazione critica in cui versa l’aeroporto è lo stesso coordinatore regionale FISASCAT/CISL, settore USA/NATO sig. Mario Grieco.
Alla domanda diretta a conoscere le circostanze che hanno originato questa condizione, risponde:
“Come risaputo, l’incendio del settembre ultimo scorso ha portato la Presidenza della Giunta regionale a convocare un consiglio straordinario per affrontare le problematiche delle servitù militari. A quell’incontro partecipai personalmente e a conclusione di quel Consiglio, il Presidente Pigliaru sostenne che l’approvazione dell’ordine del giorno di giugno 2014 era fondamentale per discutere a Roma con il Governo la eventuale riduzione delle servitù militari che insistono nel territorio della Sardegna. Il movimento sindacale si è fatto promotore di una serie di iniziative, consapevoli che la chiusura del poligono trascinerebbe anche la chiusura inevitabile della base aerea di Decimomannu. Questo porterebbe ad un incremento della disoccupazione, già fenomeno devastante per il nostro territorio. Dal punto di vista socio-economico questa situazione non è sostenibile. La base, gestita in maniera bi-nazionale al 50% tra il governo italiano e quello tedesco, ha una spesa di gestione che sfiora i 70 milioni di euro per un indotto complessivo da valutare nell’ordine di 40/50 milioni di euro annui, e la sua chiusura comporterebbe pertanto il venir meno di circa 120/130 milioni di euro al territorio. Di questi tempi non credo che ci si possa permettere un tale lusso.”
Qual è stata la funzione del suo sindacato?
“Il sindacato ha fatto delle precise rivendicazioni, anche con un documento fatto pervenire alle autorità competenti nazionali e regionali, prima di creare un nuovo disastro come è avvenuto alla Maddalena, considerato che, sebbene la Sardegna sia una terra baciata dal sole e circondata da un fantastico mare, non si può vivere di solo turismo”.
Quali iniziative sono state attivate per cercare di contrastare la chiusura?
“Sono state attivate tutta una serie di iniziative di parte sindacale, coinvolgendo anche le amministrazioni locali, tanto che proprio il 13 febbraio alle ore 17 sia l’amministrazione comunale di Decimomannu che quella di Villasor hanno convocato un consiglio comunale straordinario con un unico punto all’ordine del giorno avente ad oggetto: Eventuale chiusura del Reparto Sperimentale di standardizzazione di tiro aereo Giovanni Farina di Decimomannu e relativi riflessi sulla realtà locale. Mi auguro che i due consigli facciano la loro parte e poi sarà cura del sindacato fare tutta una serie di rivendicazioni per far arrivare la nostra voce forte a tutti gli indirizzi che riterremo utili per la valutazione della portata del problema”.
Quali sono le rivendicazioni regionali nei confronti dello Stato?
“Tutte le rivendicazioni regionali le facciamo nostre, come la bonifica post esercitazioni, che va nella direzione della difesa dell’ambiente, per un ambiente sicuro”.
Quali sono le prospettive future in merito all’evoluzione di questa situazione di criticità?
“Ci auguriamo che chi dovrà gestire il problema abbia l’accortezza di fare, insieme al territorio, alla Regione Sardegna e al sindacato, tutta una serie di valutazioni per capire come intervenire per evitare la chiusura della base. Vorrei sottolineare che l’ultimo accordo sottoscritto tra il sottosegretario Rossi e la regione Sardegna ha delineato una proposta di chiusura della base per quattro mesi l’anno, e non solo per un anno come pensavamo, al fine di porre in essere tutte le iniziative per garantire un sistema di antincendio e di bonifica del poligono. Questa ipotesi se dovesse divenire una prassi da seguire per il futuro, metterebbe a rischio la prosecuzione dell’accordo con la Germania, che prevede l’utilizzo del poligono per dieci mesi l’anno e non solo per otto mesi. Al momento le diplomazie sono al lavoro ed entro il 15 marzo prossimo sapremmo se i tedeschi accetteranno la proposta con la relativa riduzione delle esercitazioni militari”.
Qualora si verifichi questa ipotesi di riduzione dell’utilizzo del poligono, cosa succederà?
“Il personale in questo momento non corre nessun pericolo, ci potrebbero essere problemi se la Germania dovesse decidere di non accettare la chiusura per quattro mesi l’anno”.
Che problemi di natura economica questo evento potrebbe causare?
“Credo che verrà sicuramente ricontrattato l’accordo dal punto di vista economico. L’attuale accordo prevede la possibilità di effettuare le esercitazioni fino al 2018 con due mesi di chiusura l’anno, pertanto la chiusura di quattro mesi rappresenta un serio problema che potrebbe portare all’interruzione delle trattative e alla perdita di tutto l’indotto economico sul territorio, per servizi, manutenzioni e stipendi naturalmente”.
Nel ringraziare il coordinatore regionale FISASCAT/CISL, settore USA/NATO sig. Mario Grieco per aver condiviso le sue preoccupazioni con noi, ci auguriamo naturalmente una positiva conclusione delle trattative, con una particolare attenzione non solo ai riflessi economico-sociali della presenza dell’aeroporto a Decimomannu, ma anche alla tutela dell’ambiente in cui viviamo.