26 aprile 1945: il sacrificio di Efisio Corrias di Decimomannu
Un appuntato sardo caduto nella trappola dei partigiani sloveni nella zona di Cividale del Friuli: così furono trucidati nove finanzieri guidati da Efisio Corrias.
di Angelo Sanna
Il 10 Febbraio si celebra il “Giorno del Ricordo”, per conservare la memoria delle vittime delle foibe carsiche della seconda guerra mondiale. Per la Sardegna (che ha dato i natali a molti di tali eroi) e per l’Italia intera. L’evento ha assunto una peculiare rilevanza morale, col conferimento da parte del presidente della Repubblica della Medaglia di bronzo al Merito civile “alla memoria” di nove finanzieri barbaramente trucidati dai ”titini” perché italiani. Ciò avveniva il 26 aprile 1945, mentre gran parte dell’Italia settentrionale salutava la Liberazione dal nazifascismo. In quella terribile data, nei pressi del capoluogo friulano si consumava uno dei più efferati delitti, a commetterlo furono esponenti di un’organizzazione partigiana slovena operante nella zona di Cividale del Friuli. Il distaccamento di finanzieri che prestava servizio presso un magazzino di viveri e foraggi, gestito dal Consorzio Agrario, ubicato in via Buttrio (alla periferia della città).
Il minuscolo reparto era composto dagli appuntati Vincenzo Flore, nativo di Busachi (Oristano), coniugato e padre di due bambine, e Michele Buono, da Maddaloni(Caserta), coniugato, dai finanzieri Alberto Cantu e Giuseppe D’Arrigo, entrambi di Genova, Michelangelo Bonfante di Sanremo (Imperia), Nazzareno Ciardiello di Benevento, Pierino Corintidi Castiglione in Teverina (Viterbo) e Michele Mancini di Peschici (Foggia).
Lo comandava l’appuntato sardo Efisio Corrias, noto perchè antifascista e per il suo forte attaccamento al dovere. Corrias era nato a Decimomannu (Cagliari) il 23 Febbraio 1906, figlio di Francesco e di Maria Mameli. Si era arruolato nella Regia Guardia di Finanza il 13 Aprile 1927, prestando servizio in vari reparti del Centro-Nord Italia. Nello stesso magazzino di Buttrio prestava servizio, con mansioni amministrative, anche un sottufficiale tedesco; avendo compreso la tragedia del momento e, forse, nella speranza di avere salva la vita, decise di far causa comune con i partigiani operanti nella zona. Messosi in contatto con i partigiani sloveni, il tedesco li convinse ad aggredire il distaccamento nella certezza che i finanzieri non si sarebbero opposti, né avrebbero fatto uso delle armi.
La sera del 25 aprile 1945 al distaccamento si presentò un partigiano sloveno per trattare la resa e la consegna delle armi. I finanzieri, aderendo alla richiesta, convennero col medesimo che avrebbero fatto causa comune con i partigiani senza opporre resistenza. Nella notte fra il 25 e il 26 Aprile ‘45 una compagnia di partigiani sloveni si presentò all’appuntato Corrias, intimandogli la resa incondizionata. Tutti i militari, abbandonando il posto di servizio, seguirono i partigiani sloveni convinti di rendere parte alla lotta contro l’invasore. Raggiunta dapprima Cividale, il gruppo, attraverso le montagne, raggiunse Canebola, frazione di Faedis. Qui i finanzieri capirono di essere caduti in una imboscata tesa da elementi infidi e avversi all’Italia. Il Comando superiore sloveno non nascose loro la decisione di fucilarli per il fatto di essere italiani.
Divisi in tre gruppi di tre uomini ciascuno, i finanzieri furono condotti, sotto buona scorta, rispettivamente a Brusnapece, a due ore di ripidissimo sentiero da Canebola, a Lasiz, in fondo a una valle scoscesa e a distanza di tre ore di marcia da Anebola in direzione opposta alla prima e infine a Iasbane, in fondo a un burrone dominato da rocce impervie, a tre ore di marcia da Canebola. In queste località, difficilmente raggiungibili anche dalle formazioni tedesche, i militari del Corpo furono barbaramente fucilati e sotterrati, nella notte fra il 26 e il 27 Aprile. Con le indagini svolte dal Comando della Legione di Udine, fu possibile individuare le località di sepoltura, procedendo quindi all’esumazione delle salme, avvenuta il 19 Luglio 1945, alla presenza di alcuni membri delle famiglie dei finanzieri caduti, di due ufficiali del Corpo (il capitano AntonioRosito e il tenente Giuseppe Palazzolo), da un ufficiale medico e del cappellano militare della Legione, don Antonio Bertosi. Composti nelle bare di zinco, i resti furono trasportati a Udine, ove il 20 Luglio, nel Tempio Ossario ebbero luogo le onoranze funebri. Veniva così data sepoltura a quei nove finanzieri trucidati mentre si accingevano a prender parte al movimento che doveva liberare l’Italia dai tedeschi. Sessantotto anni dopo, grazie alle ricerche eseguite nei vari archivi del Corpo, è stato finalmente possibile onorare la memoria di quelle vittime.
Attraverso il Dpr del 26 Settembre 2012 firmato dal presidente Giorgio Napolitano, venne conferita la medaglia di bronzo alle vittime di Buttrio, su proposta a firma del direttore del Museo storico del Corpo, riporta per tutti la seguente motivazione: “In servizio presso il Distaccamento della Regia Guardia di Finanza di Buttrio, dopo l’8 Settembre 1943 continuava la sua attività di vigilanza presso un magazzino di viveri e foraggi sito in Udine, opponendosi ai tentativi di razzie messi in atto sia dai tedeschi che dagli sloveni. Unitosi fiduciosamente ad una formazione partigiana slovena, con l’inganno venne condotto, insieme ad altri commilitoni,in zone impervie, ove fu trucidato. Chiaro esempio di amor patrio e di senso dell’onore,spinti fino all’estremo sacrificio. 25 – 26 Aprile 1945 – Canebola di Faedis”.
*Capitano, Direttore del Museo Storico della Guardia di finanza . Febbraio 2013 Fonte archio GdF Gerardo Severino.