Suppletive 2019, il centrosinistra esulta con Frailis. Ma il vero vincitore è l’astensionismo
di Francesca Matta
Cagliari. Al collegio uninominale Sardegna 01 erano chiamati a votare oltre 251 mila elettori. Si son presentati in 31 mila (15,56%). La spunta la coalizione di centrosinistra con Andrea Frailis, 62 anni, giornalista in pensione della nota tv locale Videolina per il 40,46%, pari a 15.581 voti (secondo Luca Caschili di M5S per il 28,92%, terza Daniela Noli per il centrodestra con 27,80%, in fondo Enrico Balletto di Casapound con 2,8%).
A sette mesi dalle dimissioni dell’assenteista Andrea Mura, i Cinque Stelle perdono un posto alla Camera dei deputati, a favore del centrosinistra (all’opposizione). Ma non si può certamente parlare di vittoria, anzi. Se c’è un vincitore in questa tornata elettorale, è sicuramente l’astensionismo. Che batte il suo record, con l’84,44 %.
Certo, la faccenda non è nuova. Alle ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018 il “partito degli astensionisti” in Italia ha raggiunto il 27,1% (in Sardegna il 35,5%). Un risultato che conferma l’andamento negativo della partecipazione degli elettori italiani alla vita politica nostrana. Come riportato dall’Istituto demoscopico SWG, si è passati dal 93% (1953) al 74% (2018) dei partecipanti al voto. Tutto confermato anche a livello regionale, con un 52,34% di votanti sardi alle elezioni regionali del 2014 rispetto al 67,57% del 2009.
Un’occasione sprecata, costata agli elettori isolani ben 2 milioni di euro. Quel che poteva essere un test decisivo sul lavoro svolto finora dal governo Lega – Cinque Stelle, si è trasformato in un nulla di fatto nonostante il ribaltone politico. O meglio: si conferma l’allontanamento degli elettori dalla politica. E viceversa. A nulla sono servite le “passerelle” di Di Maio, Salvini e Berlusconi nell’isola nei giorni immediatamente precedenti le votazioni, se non a ricordare che le visite last minute hanno ormai fatto il loro corso.
C’è però un altro fattore – per nulla secondario – che può aver influito su questo non-risultato elettorale: la (quasi) totale assenza di approfondimento e pubblicizzazione dell’appuntamento elettorale sui media locali. Troppo concentrati sulle elezioni regionali del prossimo 24 febbraio, non si sono soffermati abbastanza sulle prime elezioni in Italia post-4 marzo. Il primo e unico confronto televisivo tra i candidati è stato presentato a Monitor, condotto da Nicola Scano su Videolina, soltanto il 15 gennaio. Cinque giorni prima il “giorno del verdetto”. Troppo poco tempo per farsi un’idea sui rispettivi candidati in corsa, senza inciampare nella classica quanto dannosa “scelta per partito preso”.
A ciò si aggiunge la confusione fatta sulla ripartizione elettorale scelta per la Sardegna dal Rosatellum, per cui metà Città metropolitana di Cagliari non ha potuto votare, sfasando ulteriormente i risultati delle suppletive. Non si può certamente parlare di provincia di Cagliari se all’appello mancano 16 Comuni.
Di queste mal sbandierate elezioni, allora, restano tanti spazi vuoti. Quello della politica che pensa di accaparrarsi in extremis qualche voto facile con qualche slogan – o un paio di cornetti al bar -; quello dei media che hanno sottovalutato l’importanza del voto politico di domenica, lasciando i propri lettori allo sbando; quello degli elettori, sempre più attivi sui social, ma sempre più restii a recarsi alle urne, un tempo cabine di approvazione, disapprovazione o protesta.