Vulcano intervista i candidati consiglieri: Alberto Nioi (Movimento 5 Stelle)
di Francesca Matta
Perché ha scelto di candidarsi e perché gli elettori dovrebbero votare il suo candidato Presidente?
Ho scelto di candidarmi innanzitutto avendo l’appoggio della mia comunità politica senza la quale non avrei certamente intrapreso questa avventura. L’ho fatto mi verrebbe da dire per sopraggiunti limiti di età, avendo alle spalle un’esperienza di impegno civico di lunga data che ho declinato principalmente in due modi: in attività di volontariato costituendo e animando una delle più longeve associazioni ambientaliste della zona (forse della Sardegna) e poi ovviamente in attività politica concentrata principalmente nel mio territorio, nella mia città che credo di conoscere abbastanza bene. Coniugare la sensibilità ambientalista al desiderio di mettermi al servizio della comunità in cui vivo mi ha messo in condizione di osservare ciò che mi circonda e di cercare soluzioni ai problemi delle persone (perchè questo deve fare la politica) con occhi diversi, con un’attenzione e una sensibilità più profonde secondo me. Ed è questo bagaglio di conoscenze che vorrei mettere a frutto se ne avrò l’occasione.
A questo aggiungo le felici esperienze delle elezioni amministrative del 2013 e del 2019, vinte dal M5S ad Assemini, nelle quali ho potuto svolgere un ruolo che è stato di coordinamento della campagna elettorale un po’ a tutti i livelli (elaborazione del programma elettorale, strategie comunicative ed eventi). Tutto questo ha rappresentato un forte stimolo affinchè decidessi di mettermi a disposizione nella prima esperienza di governo regionale che sicuramente il M5S sarà chiamato ad affrontare nei prossimi anni. Saranno gli elettori a stabile in che veste, se da maggioranza o da opposizione.
Perchè si dovrebbe votare il nostro candidato presidente Francesco Desogus?
Innanzitutto perchè non rappresenta la classe politica che ha governato in questi anni, non è un membro della “cerchia di intoccabili” anzi “inamovibili”, politici di lungo corso abilmente distribuiti nella moltitudine di liste che compongono le diverse coalizioni. Per molti elettori già questo è un dato positivo considerato il rapporto molto difficile esistente oggi tra la popolazione e propri rappresentanti politici. Francesco Desogus è un funzionario dello stato, conosce i meccanismi della pubblica amministrazione e non vive la politica come investimento per il suo futuro, come un impiego, avendo già un lavoro a cui non intende rinunciare.
Lavoro: ci illustri il vostro programma.
Affrontare un argomento sconfinato come quello delle politiche del Lavoro equivale a discutere praticamente di tutto il programma elettorale o quasi tutto. E questo vale chiaramente per ogni forza politica.Se parliamo di turismo, di cultura, di artigianato, di commercio di ambiente stiamo di fatto parlando di temi che si intrecciano e che come obiettivo ultimo hanno quello di perseguire sviluppo economico e quindi produzione e occupazione. Due dei grandi problemi irrisolti che segnano in maniera drammatica la nostra capacità di creare e sostenere il tessuto produttivo sono gli elevati costi energetici e i costi dati dai trasporti (interni ed esterni). Noi dobbiamo accelerare immediatamente per chiudere la stagione del carbone e passare quanto prima al metano che ci dovrà accompagnare nel percorso di abbandono delle fonti fossili in favore delle fonti di energia rinnovabili.
Abbattere i costi energetici è forse l’obiettivo prioritario in questo momento, con gli alti costi dell’energia qualsiasi produzione non può essere competitiva. Se a questo si aggiungono i costi dei trasporti delle merci perchè non esiste continuità territoriale per le merci, capiamo bene che fare impresa nell’isola diventa impossibile.Questi gap strutturali devono portarci a concentrare risorse ed energie nei settori legati alle tecnologie digitali per cui tutti i comuni, ogni angolo della Sardegna deve essere raggiunto dalla banda larga. La tematica della formazione professionale é strategica per il rilancio dell’economia sarda, pertanto questa dovrà avere un ruolo fondamentale nella politica della nuova amministrazione regionale.
Non è più rinviabile un processo di riforma e riorganizzazione della formazione professionale che attualmente è in mano prevalentemente ai privati e di cui non si conoscono le effettive ricadute occupazionali. Vanno incentivate le assunzioni dei giovani laureati di profilo elevato e va incentivato l’avvio di start-up d’impresa innovative. E’ importante consolidare il sostegno alle procedure riguardanti l’apprendistato per l’assunzione di giovani tra i 17 e 29 anni. Ovviamente in un tema come quello del lavoro diventa determinante spendere bene le risorse che giungono dalla Comunità Europea, spenderle completamente e spenderle per progetti d’impresa che abbiano effettive ricadute sulla nostra economia.
Opere Pubbliche: cosa non va in Sardegna e cosa intendete proporre di nuovo?
Le opere pubbliche sono un tema complesso e molto vasto, tra le cose che secondo me non vanno assolutamente c’è il progetto della dorsale per il gas metano che Pigliaru il centrosinistra e il centrodestra vogliono ma di cui le persone sanno molto poco. Secondo noi quell’opera è inutile, troppo costosa e con tempi di realizzazione troppo lunghi rispetto all’urgenza che abbiamo di abbandonare al più presto il carbone che utilizziamo nelle centrali elettriche. Per altro stiamo parlando praticamente di un tubo lungo 300 km ma non di gas. Il gas lo dovranno fornire altri soggetti, di questo il progetto non si occupa.
Il metano può arrivare nelle nostre fabbriche e nelle nostre città molto più in fretta e senza buttare via i soldi semplicemente utilizzando i depositi costieri (che sono già in fase di progettazione avanzata) e completando le reti cittadine del gas che ormai già esistono in molte zone della Sardegna. In questo caso quindi quello che non va è ipotizzare un’opera faraonica che non è strettamente necessaria ai sardi ma è necessaria esclusivamente ai bilanci delle due società che l’hanno proposta alla regione. Io vivo in un territorio a rischio idrogeologico che è alle prese con i vincoli del PAI, intere zone abitate soggette a vincoli che penalizzano i cittadini che vedono bloccata l’edificazione in zone regolarmente urbanizzate anni fa. Un danno che si unisce al problema del rischio alluvione.
Le amministrazioni stanno progettando opere importanti per mitigare il rischio idraulico ma devono fare i conti con una burocrazia che frena qualsiasi iniziativa, lo stato che ammazza lo stato. Le risorse per realizzare queste opere estremamente importanti sono stanziate nell’anno e spendibili solo se questi progetti sono cantierabili nello stesso anno, ovvero se l’iter di verifica degli organismi preposti è stato velocissimo. Per opere idrauliche abbiamo 2 soggetti: Genio Civile e Autorità di Distretto Idrografico, ed entrambi devono autorizzare le opere. Un doppione inutile che allunga i tempi e rende impossibile procedure veloci entro l’anno.
Questo non va bene, e va corretto urgentemente.
Tra le cose che non vanno bene e che bloccheremo se ne avremo la possibilità c’è la società di progettazione che la regione intende costituire al suo interno (altra idea della giunta Pigliaru), che dovrebbe farsi carico di progettare una serie di opere importanti, soprattutto strade, ponti, viadotti e opere diverse di ingegneria. Con questa società si andrà ad escludere una platea di professionisti che sono portatori di competenze e altamente specializzati che si intende sostituire con cosa? Pochi eletti che faranno di tutto? Non ci pare il caso. Il mondo delle professioni tecniche è una risorsa a disposizione dei privati ma soprattutto della pubblica amministrazione e deve continuare ad esserlo in futuro.
Politiche giovanili: come sarà possibile arrestare la fuga dei nostri giovani e come promuovere occupazione e formazione?
Sarà possibile arrestare l’esodo dei nostri giovani quando evidentemente per i giovani rimanere in Sardegna sarà vantaggioso, non rappresenterà un sacrificio e l’impossibilità di programmare la propria esistenza e il proprio futuro. Perchè questo possa verificarsi c’è bisogno di affrontare e risolvere criticità storiche, ataviche che oggi ancor di più fanno sentire i propri effetti. Un riscontro diretto l’ho avuto in questi giorni di campagna elettorale nei quali ho visitato zone come il Sarrabus Gerrei, dove nei paesi (Villasalto, Armungia, San Nicolò Gerrei) è quasi impossibile incrociare giovani per strada e dove circa il 70% delle abitazioni è abbandonato. Un dato che fa impressione se pensiamo che non siamo neanche troppo lontani dalla zona di Cagliari.
La Sardegna si spopola perchè i giovani la abbandonano, i giovani che non hanno prospettive se in certe aree vige un’economia che è quasi di sussistenza. Guardiamo oggi quello che sta accadendo con il prezzo del latte che è talmente basso che le aziende sono costrette a chiudere. La pastorizia è una parte importante della nostra economia, è la pastorizia che tiene in vita la maggior parte dei piccoli centri che si sono spopolati negli ultimi decenni. E’ evidente che le istituzioni devono affiancare i pastori che ovviamente non hanno gli strumenti per irrobustire il loro potere contrattuale e fare in modo che questa attività ritorni ad essere uno sbocco occupazionale anche per molti giovani che sapranno innovare, diversificare le produzioni e quindi rimanere sul mercato con buone prospettive economiche.
Le politiche che possono frenare l’esodo dei nostri giovani sono fondamentalmente le stesse buone politiche di cui necessita il mondo del lavoro a cui aggiungerei però le politiche abitative. Si parla troppo poco di politiche della casa, e si agisce ugualmente troppo poco. Ogni anno in Sardegna ci sono circa 500 sentenze di sfratto esecutivo per morosità, solo a Cagliari negli anni passati c’era una domanda di immobili per abitazione che superava di parecchio le 1000 unità. Molti richieste sono di nuclei familiari di giovani, e tanti altri giovani è naturale che abbiano rinunciato a presentare domanda; i contributi erogati dai comuni per integrare il pagamento degli affitti sono sempre meno rispetto alle reali esigenze. Lo sanno bene i sindaci e i servizi sociali dei comuni. Questo della casa è un problema che negli anni a venire esploderà e abbiamo il dovere di porvi rimedio al più presto perchè anche l’impossibilità di potersi permettere una casa è una spinta decisiva all’emigrazione dei giovani.
Continuità territoriale: siete soddisfatti di quella attuale? Come migliorarla?
È chiaro che non si può essere soddisfatti di una continuità aerea e marittima che mostra pesanti criticità. I sardi residenti ma anche i sardi che vivono fuori Sardegna o i turisti possono toccare con mano quali gravi conseguenze procuri rimanere in balia delle decisioni delle compagnie che quando possono sfruttano al massimo la condizione di necessità che come isolani viviamo. L’anno prossimo scade la convenzione tra Stato e CIN-Tirrenia (il gruppo di Onorato) che praticamente opera in condizioni di quasi monopolio con Tirrenia e Moby. Quella convenzione che è costata 73 milioni di euro all’anno per otto anni ha suscitato molte critiche e non sembra abbia portato vantaggi ai sardi.
Al tavolo in cui si è deciso quale contenuti dare a questa convenzione la Sardegna non era seduta, altri hanno fatto le scelte che almeno in parte avremmo dovuto fare noi in qualità di diretti interessati. La prossima giunta regionale sarà chiamata a svolgere un ruolo da interlocutore diretto nella riscrittura delle regole che ci diranno come sarà la continuità marittima per i prossimi 8 anni, quindi come dovranno cambiare i trasporti via mare per i sardi e per i visitatori della nostra isola.
Intanto la continuità dobbiamo estenderla alle merci perchè se ad un’economia sofferente come la nostra per ragioni storiche, aggiungiamo anche il balzello dei trasporti la Sardegna sarà sempre destinata a rinunciare a sviluppare settori economici importanti (o a mantenerli poco competitivi). Per quanto riguarda la continuità aerea è evidente che la partita è complessa altrimenti non si spiegherebbero i problemi che si presentano di anno in anno. Però ci sono anche problemi che non devono capitare: la prossima continuità aerea parte il 17 aprile e la vecchia scade il 31 marzo. In questo passaggio avremo 16 giorni in cui da Olbia non si potrà partire perchè Air Italy non ha accettato di operare in regime di proroga. Questa situazione creerà non pochi disagi
E non è poi accettabile che a fronte di tariffe agevolate per i residenti vi siano tariffe insostenibili per chi non è residente. In questo modo tutta l’industria dell’accoglienza, le imprese turistiche nel loro complesso ma non solo, subiscono enormi perdite economiche che si trasferiscono poi su tutto il territorio. Quello che personalmente ho capito che è necessario rendere appetibile alle compagnie operare in Sardegna tutto l’anno ma lo scarso traffico di passeggeri nei periodi di bassa stagione o in inverno comporta l’aumento dei biglietti per i non residenti e quindi una penalizzazione per il comparto turistico.
Una delle carte da giocare è quella di far crescere l’offerta del prodotto Sardegna, diversificarlo, venderlo meglio e tutto l’anno. La crescita della domanda può, per ovvie ragioni di mercato, contribuire contenere le tariffe per chi non è residente. Quindi è chiaro che il buon funzionamento di una continuità che funzioni sono certamente legate al numero di posti assegnati nelle diverse tratte in modo che si risponda completamente alla domanda di voli; il buon funzionamento dipende ovviamente dalle regole generali fissate dal bando ma dipenderà molto da quanto può attrarre la Sardegna quindi dall’offerta turistica che siamo in grado di mettere in campo.