Le donne e la politica
di Sandro Bandu
Le ultime tornate elettorali nei nostri paesi, Decimomannu, Assemini e Villaspeciosa, hanno evidenziato una nuova tendenza: l’avanzata inarrestabile delle donne.
Infatti, alla riconferma della sindaca di Decimomannu, Anna Paola Marongiu, si è aggiunta ora la neoeletta sindaca di Assemini, Sabrina Licheri, mentre a Villaspeciosa, per soli 85 voti, non ce l’ha fatta la giovanissima Alice Aroni.
Qualcuno storce il naso, perché ritiene che tutto questo non sia dovuto a una improvvisa vocazione da parte delle donne, ma alla legge 215 del 2012 sull’equilibrio di genere che in soli tre anni ha fatto aumentare del 39% i seggi femminili negli enti locali.
Mentre a livello nazionale, per le donne, andava un pochino meglio con il governo Renzi, parità assoluta con 8 maschietti e 8 femminucce, per poi retrocedere con Gentiloni e il nuovo capo del Governo, Giuseppe Conte (13 a 5).
Nei comuni c’è stato un notevole incremento negli ultimi 30 anni, si è passati da 145 sindache del 1986 a 1097 del 2016, ma se consideriamo che i comuni d’Italia sono ben 7982, la strada per una vera parità è ancora lunga. Siamo dunque molto lontani dai numeri che ci presentano le comunità del nord Europa, dove la parità dei generi in politica è una cosa naturale da decenni.
È comunque ben nota la difficoltà delle liste locali a candidare persone del gentil sesso, sia perché molte sono impegnate con la famiglia, sia perché preferiscono la carriera nel proprio ambiente di lavoro.
Senza dimenticare le difficoltà che debbono affrontare, una volta arrivate sullo scranno più alto, per dimostrare di essere migliori, o almeno alla pari, degli uomini: vedi Virginia Raggi a Roma o Chiara Appendino a Torino.
In Italia la regione più virtuosa per ciò che concerne le amministratrici politiche è l’Emilia Romagna dove, negli ultimi 30 anni, i comuni amministrati dalle donne sono stati 175. pari al 52,4 del totale, mentre la Toscana vanta il primato delle vicesindaco, con il 41,5 %.
E la Sardegna? Secondo una ricerca ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) la Sardegna ha una posizione di buon rilievo: sono 88 le vice sindache (88 su 280) per una percentuale del 31,4% che vale alla Sardegna una delle posizioni più alte nella classifica delle donne che rivestono il ruolo di ‘vice’ (6° posizione). Buono anche il posizionamento relativo al ruolo di consigliere comunale. Settima posizione con una percentuale pari al 30,3% sul totale dei consiglieri (1014 su 3347).
La situazione si sposta di poco in merito ai ruoli di assessori e di sindaci, per i quali la Sardegna si classifica all’8° posto. Tra i primi le donne assessore sono il 39,2% del totale con una presenza pari a 405 su 1033; mentre le sindache sono il 16,9% con 63 prime cittadine su 373 totali.
Sono, infine, solo 2 su 10 le donne che ricoprono il ruolo di presidente del Consiglio Comunale. Un dato che posiziona la Sardegna al 15esimo posto della classifica nazionale con una percentuale pari al 20%.
Va decisamente peggio a livello regionale.
Stando ai dati Istat, la nostra isola è purtroppo abbondantemente in coda, con la più bassa percentuale di donne elette consigliere, pari solamente al 6,7% rispetto ad una media italiana del 18%. Il dato risulta inferiore nell’attuale composizione dei consigli persino al dato complessivo del meridione d’Italia che si attesta su un valore pari all’11,3%.
Negli altri consigli regionali, secondo una ricerca della Openpolis, vi è tutt’altra situazione, ma anche qui siamo lontani dalla parità di genere: in nessuna regione italiana si raggiunge il 40% di donne nell’assemblea elettiva. Nonostante la maggior parte delle leggi elettorali regionali preveda meccanismi per incentivare l’equilibrio di genere. Il risultato migliore spetta, ancora una volta, all’Emilia Romagna, dove le consigliere sono il 32%. Il 40% è la soglia minima che uno dei due sessi deve raggiungere negli organi decisionali perché questi siano considerati equilibrati dal punto di vista del genere. Nessuna regione italiana arriva a questa soglia nei consigli regionali e a mancare sono sempre le donne. Il risultato migliore spetta all’Emilia Romagna, che arriva a un 32% di consigliere.
E allora donne non abbiate paura e buttatevi in politica, le qualità le avete e tutti gli indicatori ci dicono che le donne hanno fatto molta strada, ad esempio, nel settore dell’istruzione, ma non nell’economia e, appunto, nella politica. Sfatiamo il mito di Cetto la Qualunque di berlusconiana memoria: “È la donna che deve entrare in politica, e non dev’essere la politica a entrare nelle donne!”.
Buone vacanze a tutti i nostri lettori dalla Redazione di Vulcano!
Vulcano n° 96