Villaspeciosa. Antonio Addari, cento anni e non sentirli
Antonio Addari di Villaspeciosa, ha compiuto 100 anni. Tutto il paese in festa ha voluto stringersi attorno a lui lo scorso 7 settembre
di Giuliana Mallei
Cento anni… una meta che in pochi raggiungono, ma per i sardi è abbastanza frequente, tant’è che il giallo del furto del DNA dei sardi è tuttora irrisolto, infatti qualcuno è convinto che dal nostro DNA si possa elaborare un elisir di lunga vita. Fantascienza, forse.
Senza ombra di dubbio Antonio Addari non ha bevuto nessuna pozione magica, ma ha raggiunto comunque il centesimo compleanno.
Il 7 settembre, ha festeggiato lo straordinario traguardo circondato dai due figli, Maria Grazia e Giovanni, dalla nuora Monica e dai nipoti Emanuele e Mattia; tutto il paese di Villaspeciosa ha voluto partecipare all’evento e, sin dalla mattina, il sig. Antonio ha ricevuto visite e incontrato tutti coloro che si sono recati a salutarlo con affetto. Eh sì, Antonio è sempre stato molto ben voluto a Villaspeciosa, paese in cui si è stabilito dal 1965, anno in cui ha sposato la signora Maddalena Cabula.
La storia del sig. Antonio assomiglia ad un romanzo d’amore e d’avventura. Vide la luce il 7 settembre 1919 ad Usellus, ultimo di sette figli, venne al mondo dopo un grave lutto che colpì la sua famiglia: un anno e mezzo prima suo fratello maggiore, Antonio, cadde nell’Altopiano di Asiago durante la Grande guerra, ecco perché la sua nascita fu una benedizione e un sollievo per i suoi genitori, Pacifico e Giovanna. Egli crebbe sereno nel suo paese, circondato dall’affetto della famiglia, fino al 1940, quando giunse anche per lui la chiamata alle armi. Ovviamente non si tirò indietro e partì. Fu arruolato nel 151° Reggimento Fanteria Brigata Sassari e fu inviato a Capo d’Istria, ma gli fu concesso subito un breve congedo per rientrare in Sardegna e poter così salutare per l’ultima volta il suo anziano padre. Rientrato al Reggimento, partì per la Jugoslavia, dove rimase per due anni, svolgendo anche il compito di attendente di un Capitano. L’8 settembre del 1943, il sig. Antonio si trovava con il suo Reggimento a Cesano di Roma, nei pressi di Bracciano. L’armistizio determinò molto disorientamento tra i soldati e gli ufficiali, tanto che il suo Capitano gli ordinò uno scambio di divise, ma il sig. Antonio, per l’unica volta, non obbedì. Un ufficiale non avrebbe avuto di certo un trattamento in guanti di velluto da parte dei tedeschi, qualora fosse stato catturato. Non perse la lucidità nemmeno per un istante e, insieme ad un commilitone, di recò a Tolfa, nei pressi di Roma, dove smise gli abiti militari e indossò quelli civili. Dopo alterne vicende, riuscì a far rientro in Sardegna dove riprese servizio come militare nella caserma Monfenera e divenne l’attendente di un Colonnello. Nel 1945 poté finalmente rientrare a Usellus e riabbracciare l’anziana madre e i fratelli. Riprese l’attività dell’agricoltore, ma la vita gli propose nuove sfide e decise di partire per cercare un futuro migliore oltre Tirreno. Fu assunto nel cantiere del traforo del Monte Bianco come autista dei Dumper che tenevano pulita la galleria durante lo scavo e poi passò alla guida delle auto-gru. L’entusiasmo vissuto in quegli anni, traspare ancora oggi dagli occhi di Antonio mentre racconta le vicende vissute in quel periodo.
Nel cantiere conobbe il suo futuro cognato che lo invitò a Villaspeciosa, dove conobbe Maddalena Cabula e la sposò nel giro di poco. Poiché entrambi avevano superato i 40 anni, pensavano che non avrebbero avuto figli, invece la Natura li premiò con due bambini: Maria Grazia e Giovanni.
Il nostro pensiero corre al ricordo di Maddalena, la moglie di sig. Addari, la quale per anni svolse il servizio di postina tra Decimoputzu e Villaspeciosa, poi divenne collaboratrice scolastica alle scuole elementari di Villaspeciosa. Ancora oggi sig. Antonio ricorda sua moglie, scomparsa 21 anni fa, con un amore e un affetto che non si possono descrivere, né esistono parole per poter raccontare quel sentimento così profondo che ancora li unisce.
Dopo il matrimonio si trasferì a Villaspeciosa e per 17 anni proseguì il lavoro di autista presso una ditta di movimento terra di Cagliari.
Oggi Antonio trascorre le sue giornate con serenità nella sua casa, costantemente, e discretamente, sorvegliato dalla figlia, dal figlio, dalla nuora e dai nipoti. Purtroppo i problemi di deambulazione gli impediscono di fare le passeggiate a cui era abituato, ma qualche passo col deambulatore riesce ancora a farlo.
La festa lo ha coinvolto ed emozionato, ma anche sorpreso. Tutto il paese ha voluto onorarlo e salutarlo con affetto e simpatia e i festeggiamenti si sono protratti fino alla mezzanotte. Il Sindaco, Gianluca Melis, gli ha consegnato una targa commemorativa per l’importante traguardo raggiunto e anche il parroco, don Marco Puddu, non è voluto mancare ad un evento così importante e meritevole di una benedizione speciale.
Dall’alto dei suoi 100 anni, Antonio, può davvero, con orgoglio, affermare di aver attivamente contribuito al miglioramento dell’Italia, prima combattendo per la Democrazia, poi partecipando con grande sacrificio alla realizzazione di una delle più grandi opere infrastrutturali che l’uomo abbia mai costruito in Europa: il Traforo del Monte Bianco, che ha consentito di concepire l’unità europea vera e propria, quella che ancora dobbiamo raggiungere. Un esempio di coraggio e di amor di Patria a cui i nostri ragazzi dovrebbero guardare con ammirazione e con spirito di emulazione, soprattutto in questa assurda epoca, che vede una società spingere i giovani verso l’emigrazione e verso un disamore nei confronti della propria Nazione.
Auguri ad Antonio e grazie per la grande lezione di vita!