Ad Assemini senza un tetto sulla testa
Marco Todde, 57 anni, e Massimo Tronci, 52 anni, sono due persone che, nonostante non si conoscano, hanno in comune l’aver provato l’esperienza di vivere senza un tetto sulla testa ad Assemini. Mentre Tronci ha trovato una sistemazione momentanea a Decimomannu, Todde è ancora costretto ad affrontare i giorni più caldi dell’anno sotto i portici di via Cagliari. Adesso ci si chiede: per Todde ci sarà un lieto epilogo come nel caso di Tronci? Intanto da dicembre è senza una fissa dimora e trova aiuto dalle persone che vivono nei dintorni: «Ieri notte mi hanno regalato un gelato e delle pesche». Il suo obiettivo è sistemarsi e andare a vivere in campagna: «Sto lavorando su me stesso per migliorare e poter condurre una vita equilibrata». Todde vuole rimediare agli errori del passato ma dovrà ancora attendere: «Non sarà facile sopportare il caldo di agosto, all’afa non c’è rimedio, a differenza del freddo».
Tronci è stato più fortunato: tra venerdì e sabato ha trascorso l’ultima notte nella panchina di fronte al palazzo comunale di Assemini. Una pioggia a più riprese ha accompagnato le sue ultime ore di sonno passate sul metallo rovente. Per lui una buona notizia è arrivata: ha trovato una sistemazione nella vicina Decimomannu, dove ieri mattina si è trasferito. Intanto è disoccupato, in cerca disperata di un lavoro e sopravvive con 350 euro dell’assegno “formazione-lavoro”.
L’esperienza senza un tetto è iniziata tre settimane fa: «Le assistenti sociali del Comune mi hanno invitato a dormire sulle panchine». In alternativa? Trasferirsi fuori Sardegna: «Mi sono rifiutato di accettare questa soluzione perché sono seguito da uno specialista». Soffre di due patologie, una ai polmoni e una alle gambe che gli causano crampi e risvegli notturni. Proprio le sue precarie condizioni di salute lo limitano nelle attività quotidiane.
Raccontare come sia giunto in queste condizioni è per lui un duro boccone da deglutire: «Dopo gli studi universitari in ingegneria edile, non conclusi a causa di un litigio in famiglia, ho sempre lavorato. Mi sono trasferito a Bruxelles, ho imparato il francese e ho aperto, dopo tanti anni da gelataio, una pizzeria. Ma il Covid mi ha portato via tutto: il lavoro, mia madre e la salute già compromessa dalla precedente attività. Sono rientrato in Sardegna in carrozzina e dopo anni di peripezie mio padre mi ha cacciato di casa, lasciandomi in strada».
Finalmente sabato mattina Tronci si è trasferito a Decimo: «Sono riconoscente – racconta sempre col sorriso – perché ho vissuto un’esperienza che segnerà la mia esistenza. Seppur siano stati giorni estenuanti mi lasceranno in eredità un grande insegnamento. Assemini è priva di fontanelle e bagni pubblici ed ero costretto a recarmi alla stazione di Decimomannu dotata di servizi igienici. Dormire in strada è terribile, ci si sente indifesi e fare i conti con le alte temperature è stremante».
Sara Saiu
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