Anche Decimomannu è solidale con il popolo Ucraino

 

Intervista a Luigi Cogoni promotore di una bellissima iniziativa

 

 

di Sandro Bandu

 

Anche Decimo ha contribuito a lenire le sofferenze del popolo ucraino, ed è grazie all’iniziativa di Luigi Cogoni, 65 anni, pensionato ex dipendente della Corte dei Conti, decimese d’adozione dal 1990, che è partito dalla Sardegna per l’Ucraina, il 6 aprile scorso, un TIR carico di  viveri, abbigliamento, medicine e presidi medicali.

Luigi Cogoni

Luigi Cogoni non è nuovo a queste iniziative: chi non lo conosce, di primo acchito, ha l’impressione di una persona difficile, scontrosa e talvolta scorbutica.

Tutt’altro, è un uomo dall’animo gentile e sempre propenso a dare una mano a chi soffre, non importa da quale parte arrivi la richiesta d’aiuto, e tutto questo senza grande pubblicità, perché la carità, le opere di bene, come dice lui, si debbono fare in silenzio e senza tanti clamori.

Luigi nella sua vita ne ha visto e subito tante, la sua adorata Maria è scomparsa prematuramente lasciandogli in eredità tre splendide figlie, e forse questa è stata la molla per lanciarsi verso le persone più deboli che chiedono una mano d’aiuto.

In tanti anni ha soccorso e aiutato ragazzi entrati nella spirale della droga, ha accolto in casa per tanti anni un ragazzo albanese che ha aiutato a crescere e che oggi ha una sua famiglia e un posto di lavoro. Ha un rapporto continuo con una comunità del Madagascar dove spesso invia contributi economici e di altro tipo.  

Qualcuno potrebbe dire: “evidentemente lo può fare…”.

Certo, forse viene spontaneo pensarlo se Luigi fosse un filantropo facoltoso, ma è un semplice pensionato che vive dignitosamente dopo una vita dedicata al lavoro.

Anche questa sua ultima iniziativa poteva passare nel più totale silenzio, a differenza di tante altre che vengono pubblicizzate dai media e su tutti i social perché magari dietro hanno uno sponsor economico importante o un politico che deve mostrare la sua intraprendenza e solidarietà, tacendo però che il tutto viene fatto con i soldi pubblici.

Quest’ultima di Luigi stavolta ho deciso di renderla pubblica, e non vi dico la fatica per convincerlo a renderla pubblica, perché il tutto viene dal basso e ha finito per coinvolgere decine di persone e associazioni; e questo TIR carico di ogni necessità, è stato riempito grazie a un tam tam che da una flebile e iniziale piccola telefonata si è trasformato in una fragorosa e contagiosa corsa alla solidarietà per il popolo ucraino.

I volontari sardi preparano i pacchi da inviare in Ucraina

Luigi, perché questa iniziativa per il popolo ucraino?

Io sono amico da anni di una coppia di ucraini, entrambi medici, che vivevano e lavoravano in due ospedali diversi a Irpin, una cittadina tra Bucha e Kiev, lui si chiama Nicola ed è un chirurgo, mentre la moglie è un’oncologa pediatra. Da una nostra chiacchierata vengo a sapere che purtroppo a causa della guerra la moglie di Nicola era disperata perché non avevano più medicine per curare i bambini. Da subito ho pensato di fare qualcosa e grazie ad alcuni amici, con un giro di telefonate a cascata, abbiamo coinvolto un numeroso gruppo di persone e con la collaborazione della chiesa ortodossa di Cagliari con Padre Nicolai, e Padre Pino della chiesa ortodossa di Marrubiu, siamo riusciti in un’impresa che non pensavamo mai di raggiungere.

Tu non sei nuovo a queste iniziative…

Sì certo, tu lo sai bene anche se ti ho sempre detto che non volevo pubblicizzarle, non mi piacciono queste cose: si fanno e basta, nel più assoluto silenzio.  Però questa volta non pensavo di farcela. Mi sembrava una cosa troppo grande per le mie forze, ma forse il mio entusiasmo, dettato dalle crude immagini delle TV, è stato contagioso. Vedere tutte quelle città distrutte e rase al suolo, tante famiglie che scappavano dalla loro terra, tante persone, soprattutto anziani e bambini, costretti a nascondersi nei bunker, mi hanno fatto troppo male. Però mi sono detto: “Ci provo, e se anche sarà poco, sarà una piccola goccia che contribuirà a spegnere un incendio enorme”.

Ma poi siamo sicuri che questo TIR è arrivato davvero a destinazione?

Questa era la nostra grande paura, il rischio che il TIR non arrivasse mai perché magari bombardato o che venisse bloccato alla frontiera. Ma dai nostri contatti e dalle foto pervenuteci tutto è andato come previsto.

Spiegaci com’era strutturata la vostra organizzazione: come avete fatto a recuperare tutto il materiale per riempire questo TIR.

Sono partito dalla mia famiglia e dagli amici più stretti: dieci telefonate dalle quali, a cascata, ne sono partite tante altre. Abbiamo predisposto varie postazioni di stoccaggio, dove ogni giorno arrivava di tutto: viveri, abbigliamento, medicine, presidi medicali e altro. Ogni giorno facevo la spola da una postazione all’altra, ho riempito e svuotato il mio garage almeno 5 volte. Abbiamo sistemato tutte queste cose in scatole con le scritte di ciò che vi era all’interno, in italiano, inglese e ucraino. Un lavoro davvero immane: ma è stata una formidabile catena di montaggio che ancora stento a crederci.

Va bene per i viveri e i medicinali, ma vi occorrevano anche soldi per il TIR…

Infatti, oltre ai vari materiali sono arrivati anche molti finanziamenti anche da persone anonime che non smetterò mai di ringraziare. Se mi permetti vorrei fare un elenco di chi ha contribuito a questa iniziativa: partiamo da Andrea e Silvana Cagnacci della Fondazione Cagnacci onlus di Vallermosa che, senza togliere niente a tutti gli altri, sono stati gli artefici principali del risultato finale per l’apporto morale, finanziario e logistico. Poi vorrei citare naturalmente la mia famiglia che ha veramente dato l’anima per questo fine, Stefano Demontis e Daniela, il gruppo Folk “Sa Nassa” di Elmas, i titolari dei caseifici Cossu e Fadda di Thiesi,la Coop pastori di Nurri, la Farmacia Comunale del dottor Pisano di Decimomannu, i volontari di San Sperate, l’Ares Scout di Decimomannu, e tante altre persone come Miranda, Aksana, Anna, Tiziana, Svetlana, Ignazio, Teresina, Annalisa, Andrea, Gilda e Lello, Sonia e tanti altri che mi scuso non poter menzionare per questioni di spazio.

Una domanda sorge spontanea, ma sei sicuro che il TIR è arrivato a destinazione?

I volontari ucraini smistano i viveri arrivati in Ucraina per le varie città colpite dalla guerra

 Sì Sandro, ne sono certo. Mi sono arrivate delle foto che lo testimoniano e poi ti debbo dire una cosa che mi ha commosso veramente. Il 27 aprile scorso, in occasione della Pasqua ortodossa, sono arrivati tanti messaggi dall’Ucraina, in segno di riconoscenza, per me e i miei amici. Uno in particolare mi ha colpito: era di una giovane mamma che nella loro lingua mi ringraziava con…il cappello basso… Non riuscivo a capire e una mia amica ucraina mi ha detto che da quelle parti quando si deve esprimere un particolare ringraziamento ad un’altra persona si abbassa la testa fino a toccare in terra. Ti dico solo che mi è scappata qualche lacrimuccia, e io, tu mi conosci, non sono facile per queste cose: ho la pelle dura, forse troppo dicono alcuni.

Ultima domanda, questa forse è stata la tua impresa più difficoltosa: cosa ti rimarrà alla fine?

Forse il timore di non aver fatto abbastanza, ho affrontato una sfida probabilmente invincibile, perché pensavo di essere inesperto. Certo da solo non ce l’avrei mai fatta, però con l’aiuto di tutti siamo riusciti a centrare l’obiettivo, dare un piccolo contributo a persone che neanche conosciamo ma che stanno vivendo una situazione tragica, che hanno perso tutto: affetti, lavoro, casa. Ringrazio ancora tutti gli amici per la loro generosità e per aver creduto in questo progetto umanitario.

 

 

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