Assemini, dieci anni con Don Paolo Sanna
Era il 31 agosto 2014 quando Don Paolo Sanna entrava a far parte della comunità di Assemini. Lo faceva mettendosi al timone della storica parrocchia di San Pietro, cuore pulsante del centro storico cittadino. Quella stessa parrocchia che, se potesse parlare, avrebbe tante cose da raccontare su Assemini e sugli asseminesi.
Don Paolo, dal canto suo, fa la sua parte ripercorrendo i dieci anni trascorsi in una cittadina che l’ha accolto, apprezzato e stimato. E continuerà a esserlo finché non verrà trasferito, come la natura del suo lavoro prevede, in un’altra parrocchia: «Quando il vescovo mi chiamerà a prestare servizio spirituale altrove lo farò con la massima disponibilità. Si va dove c’è bisogno di andare e noi preti, come i militari, non possiamo e vogliamo esimerci». Non nega però che sia particolarmente legato ad Assemini e ammette: «Ci si affeziona alle comunità di cui si è giuda. Prima di arrivare ad Assemini piansi lasciando la precedente parrocchia. E se dovessi essere chiamato a far lo stesso con San Pietro sicuramente ne risentirei».
Nato a Monserrato 57 anni fa da padre contadino e madre casalinga, a soli 11 anni ha espresso la volontà di entrare in seminario: «Facevo il chierichetto e un giorno dissi al parroco di voler seguire le sue orme. I miei genitori appresero con gioia la notizia. Così entrai in seminario in seconda media: la chiamavano “vocazione adulta”». Dopo di ché gli studi sono proseguiti al liceo classico dei Salesiani e presso la Pontificia Facoltà Teologica di Cagliari (dove conseguì il titolo accademico-pontificio del “baccalaureato”) a cui sono seguiti altri due anni di specializzazione in Teologia morale e spirituale: «Ho sostenuto più di 100 esami. Amavo il latino e non nascondo che durante le vacanze estive mi diletassi a fare delle traduzioni. Ma la materia che mi sta più a cuore è la bioetica». L’attualissimo campo di ricerca e di riflessione si propone di studiare i complessi problemi morali, sociali e giuridici sollevati dagli sviluppi delle scienze della vita, come ad esempio la medicina: «Lo studio delle pratiche mediche non tradizionali, della genetica e della sperimentazione clinica sono aspetti che mi affascinano e che studiati con una visione cattolica assumono un’altra prospettiva. Noi cattolici siamo spesso chiamati a dare risposte su argomenti complessi come l’eutanasia, la feconfazione assistita e la donazione degli organi». Altre passioni? «Il calcio, che ho praticato fino a qualche anno fa».
Dopo gli studi l’11 settembre 2004 Don Paolo iniziò la sua carriera ecclesiastica alla guida della parrocchia di Villasanpietro: «Il mio primo amore che durò solo un anno». Accanto alla professione principale ha affiancato quella di animatore, rettore del seminario diocesano, docente all’Università di Teologia nonché segretario generale dell’università pontificia a Roma: «Tuttavia la mia vocazione principale è quella di stare in parrocchia».
Così nel 2014 è arrivata la chiamata ad Assemini: «Sembra che il tempo sia volato, non ne sento il peso. È stata un’occasione per conoscere profondamente questa cittadina dove mi sento voluto bene». Non nasconde però che il percorso non sia sempre stato tutto rose e fiori: «La vita comunitaria è anche dispiacere e talvolta non ci si sente adeguati a risolvere certe situazioni o a comunicare con alcune persone». Assemini gli ha consentito anche di vivere le tradizioni: «Un’ammissione di colpa è il mio amore per su croxiu della panada. Non l’ho mai preparata, non ne sarei capace, ma non manca l’occasione per assaporarla».
Oltre il dolce c’è l’amaro: «Il disagio sociale e la povertà sono in forte crescita rispetto a quando ho messo il primo piede ad Assemini. Lo constato quotidianamente ricevendo richieste di aiuto: necessità di una casa di affitto, ricerca di un posto di lavoro e, nei casi più gravi, beni di prima necessità come cibo e vestiti». Quella di San Pietro, dopotutto, è una delle parrocchie più numerose della diocesi di Cagliari, raccogliendo in sé circa 12.500 parrocchiani: «La parrocchia è anche un centro di ascolto naturale dove le persone cercano aiuto, conforto e protezione».
Il tutto in un contesto dove le spese di gestione della parrocchia aumentano in linea con l’andamento del mercato: «San Pietro gestisce 8 utenze elettriche e deve far fronte a una spesa mensile di 1.500 euro. Ma si va avanti». A questo si aggiunge l’impegno quotidiano e il folto calendario di impegni, tra i quali emergono i circa 130 funerali annui: «La fatica è smorzata dall’aiuto che ricevo dai fedelissimi, anima viva della parrocchia e promotori di tante belle iniziative».
Del peggioramento dell’esito domenicale della questua Don Paolo non si lamenta: «La diminuzione, seppur lieve, c’è. Ma bisogna anche comprendere le difficoltà economiche della gente, aumentate considerevolmente dopo la pandemia da Covid. Alcuni anziani che vivono di una piccola pensione sono spesso costretti a mantenere i figli adulti disoccupati». In occasione del passaggio delle offerte non mancano le sorprese: «Conservo le banconote antiche, mentre bottoni e gettoni li butto via!».
La povertà si rispecchia anche sull’aspetto sociale: «La società è cambiata, purtroppo in peggio. Ciò emerge dal rispetto dei beni comuni: la piazza, ad esempio, è in degrado e alcuni degli stessi cittadini non se ne prendono cura. E questo in antitesi con l’aumento della consapevolezza del valore del patrimonio che Assemini possiede, come testimoniano le recenti iniziative volte a valorizzarlo».
Le nuove generazioni sono quelle che preoccupano maggiormente: «Non mi stupisce tanto la dispersione ecclesiastica, fisiologica ormai da dopo la comunione (non più da dopo la cresima come in passato), ma piuttosto la perdita dell’aspetto educativo: è necessario insegnare anche ai ragazzi ad avere rispetto della cosa comune. E bisogna indirizzarli ad impegnarsi in qualcosa e a socializzare. In questo è importante il supporto dell’oratorio, delle associazioni e dei gruppi scout. Quest’anno con “E-state in oratorio” abbiamo resi partecipi tanti giovani fino ai 17 anni». Tra le attività che ama più Don Paolo c’è quella in oratorio: «Le omelie con i bambini sono occasione di arricchimento e, talvolta, divertimento. Ci sono stati anni in cui il nostro oratorio ha accolto 1.100 ragazzi per fare catechismo. I numeri si sono abbassati per via della denatalità e del Covid». Ma non sono solo i giovani a dover migliorare: «L’uso indiscriminato e il sentire l’esigenza di fare polemiche a mezzo dei social lo trovo inappropriato da parte degli adulti».
Don Paolo chiude con uno dei ricordi più belli vissuti in questo decennio: «Soprattutto grazie all’intervento umanitario dell’associazione asseminese Prociv Augustus nel paese di Cascia in occasione del terremoto, nel 2019 la parrocchia ospitò le reliquie di Santa Rita. Si tratta di una delle sante più amate al mondo. Assemini per 4 giorni fu attrattiva dei fedeli e quella è stata un’occasione spirituale molto intensa».
Sara Saiu
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Brava Sara bellissimo articolo per il caro Parroco DonPi