Assemini, eliminati gli scarichi fognari del canale della ex laveria
Gli scarichi inquinavano e finivano nella laguna di Santa Gilla
di Alberto Nioi
Non so se sia stato notato da quanti percorrono quotidianamente il ponte lungo la via Ignazio Coghe, ma da diversi mesi gli scarichi fognari sul canale scolmatore sinistro del Flumini Mannu (conosciuto dagli asseminesi come il canale della laveria, perchè scorre a ridosso della ex laveria Silius) non ci sono più, e insieme, anche i forti miasmi che hanno sempre ammorbato l’aria sono spariti. L’acqua ha ripreso il suo colore originario (ad essere precisi ha perso quello di fogna ed ora un colore non lo ha più) e la situazione generale appare decisamente migliore sotto il profilo ambientale e sanitario.
Tornando indietro solo di un anno, i miei concittadini, soprattutto i residenti di quel quartiere, ricorderanno in quale stato si trovasse il corso d’acqua, che, ricordo è un canale artificiale con originarie funzioni di bonifica, proveniente da Decimomannu e che si riversa sulla laguna di Santa Gilla: una cloaca, una autentica bomba ecologica. E’ stata li per 30 anni, almeno in quelle proporzioni, perchè sono stati gli ultimi anni quelli nei quali l’inquinamento urbano più consistente è stato scaricato nelle sue acque, e per 30 anni nessuno aveva mai mosso un dito, solo buoni propositi, soprattutto nelle campagne elettorali. Negli anni ’80 fu la Regione Sardegna ad affrontare la problematica della depurazione pianificando la costruzione di un mega impianto a Macchiareddu, ad uso di un grande bacino di utenze, comprese quelle dell’abitato di Assemini.
Dalla realizzazione di questo impianto di depurazione avvenuta nel 1983, all’effettivo collettamento dei reflui provenienti da Assemini (come vedremo il collegamento fu parziale), ci sono voluti circa 20 anni, vent’anni nei quali la nostra cittadina non ha minimamente gestito i propri scarichi fognari, scaricandoli a cielo aperto. E prima dell’83 la situazione non era migliore, posto che i due depuratori realizzati con estrema lentezza dal comune, praticamente non hanno mai funzionato (quello in loc. Terrasili è stato recentemente demolito, l’altro in loc.Fundalis/Terramai esiste ma è in dismissione). Ma, come detto, nel corso dei primi anni del 2000, si iniziò finalmente a depurare i reflui della cittadina, e gran parte dei problemi di cui siamo stati responsabili, finalmente furono superati. Si, gran parte ma non tutti. Certo, perchè al tempo, qualcuno si scordò di collegare anche la condotta che attraversa la ferrovia in corrispondenza della Chiesa di San Cristoforo, e quello scarico purtoppo è rimasto attivo sino ai giorni nostri. Ecco che il quadro che si delinea ci restiuisce Assemini, uno dei più popolosi centri della regione, come una cittadina che da sempre ha inquinato le sue acque, laguna di Santa Gilla in primis, fonte di sussistenza di intere generazioni di asseminesi.
Negli ultimi anni poi il paradosso: da una parte abbiamo progettato il suo rilancio investendo ingenti risorse per bonificarla e dall’altra ci scaricavamo le fogne (sic!). Quella “svista” ci è costata il progressivo deterioramento del canale scolmatore a cui abbiamo fatto cenno prima, che ha ricevuto costantemente centinaia di metri cubi di reflui ogni giorno, intasandosi letteralmente negli ultimi chilometri prima della foce: uno scempio che ultimamente indignava e preoccupava buona parte degli asseminesi.
Ma, come detto, grazie al lavoro svolto in questi anni dall’Amministrazione Comunale, il problema sembra definitamente superato. E a dichiararlo ufficialmente è stato proprio l’Assessore alle Opere Pubbliche del comune, l’ing. Gialuca Di Gioia, nel corso del Consiglio comunale del 2 agosto scorso, dando conto di una serie di interventi realizzati di recente sulla complicata rete cittadina, grazie alla collaborazione con Abbanoa. Interventi non semplici, che hanno necessitato di approfondite ispezioni e che hanno portato finalmente all’intercettazione dello scarico che, di fatto, era prodotto da circa un terzo dell’abitato. A causa di reti obsolete e insufficienti, in zona San Cristoforo il sistema andava in sofferenza, bloccando un impianto di rilancio, il quale non riuscendo a pompare tutte le acque, in larga parte le scaricava mediante un sistema di by-pass verso i fiumi.
Adesso, tutta la rete di scarico cittadino è stata messa in equilibrio in modo che alle 3 stazioni di rilancio che trasferiscono i reflui sino al depuratore consortile di Macchiareddu, arrivi una quantità di liquami non superiore alle capacità di ognuna. Sono diversi mesi che al canale scolmatore non arriva più lo scarico dalla zona di San Cristoforo, e a valle, in via Bacaredda, dove lo scarico diventava un canale a cielo aperto, non si registra più alcun flusso d’acqua. La vegetazione comincia a colonizzare l’alveo e le tife con le loro radici lentamente assorbono l’ultima acqua rimasta nella fanghiglia di fondo. Ho avuto modo di osservare dal vivo ciò che sta capitando perché da sempre percorro a piedi o in bici gli argini e la zona fluviale, e posso dire che la forza rigeneratrice della natura, in questo caso è stata velocissima, apprezzabile in modo significativo. Quello che solo pochi mesi fa era un canale fognario a cielo aperto, oggi è un corso d’acqua decisamente più pulito (certo sono rimasti ancora i segni del passato e dell’inciviltà delle persone) ma non c’è più il tanfo insopportabile di una volta, l’acqua è trasparente e soprattutto sono tornati in pesci. C’è ancora da fare molto, perché il canale andrà bonificato nel tratto finale, ma è certamente un buon inizio. Per ora la natura si riprende i suoi spazi, ricostruisce l’habitat a pesci, anfibi, rettili e uccelli acquatici, che lentamente colonizzeranno lo specchio d’acqua. Le testuggini d’acqua dolce, per esempio, hanno già cominciato. E’ stato emozionante e incoraggiante scoprire, durante una recente passeggiata, la loro presenza.