Assemini sperimenta il Bilancio Partecipato
di Alberto Nioi
Rappresenta uno degli strumenti più efficaci attraverso cui si esprime la Democrazia Partecipativa, la forma di coinvolgimento diretto delle comunità nei processi decisionali a cui molte amministrazioni guardano con crescente interesse. È grazie al Bilancio Partecipato che i cittadini sono messi in condizione di esprimere orientamenti ed incidere in modo concreto sulla destinazione finale di quote di risorse finanziarie messe sul tavolo dalla Pubblica Amministrazione. In periodi di crisi della democrazia rappresentativa (vedi astensionismo record ad ogni passaggio elettorale) ecco uno strumento a cui affidare il compito di riavvicinare i cittadini alle istituzioni, non certo l’unico, tuttavia efficace e concreto.
Col Bilancio Partecipato una quota variabile di risorse pubbliche viene esclusa dai canali convenzionali di spendita che presuppongono come è noto programmazione politica e atti di indirizzo degli organi di governo. Qui l’Amministrazione decide solo l’entità delle somme da destinare allo strumento, il resto è frutto del lavoro di sintesi di un processo guidato che prevede, appunto, il coinvolgimento diretto delle comunità che decidono come utilizzare queste risorse.
Assemini ha voluto scommettere su questo strumento ponendo fra gli obiettivi gestionali per l’anno 2017 la sperimentazione di una prima forma di Bilancio Partecipato attraverso cui stabilire la destinazione della somma di 35.000 €. Dopo un momento di confronto con i cittadini, con la pubblicazione del Bando Pubblico di invito a formulare le proposte, è formalmente partita la prima fase del Bilancio che ha previsto la raccolta delle idee, che potevano interessare diverse aree di intervento come i servizi sociali, la pubblica istruzione, lo sport il turismo o interventi nel territorio, in ambito urbano o sul verde pubblico.
Alla scadenza dei termini per la presentazione delle proposte progettuali, fissata al 20 ottobre ultimo scorso, all’ufficio protocollo risultavano pervenuti 22 plichi contenenti altrettante ipotesi di utilizzo delle risorse messe a bilancio. Tra queste ve ne sono di interessanti, destinate a raccogliere consensi, come quelle a valenza sociale e sanitaria, alcune che faranno breccia su chi ha una sensibilità ambientalista e animalista, altre che mirano a soddisfare esigenze (anche legittime) di minoranze di nostri concittadini. È il bello della democrazia.
Ora la seconda fase, ovvero quella che porterà ad individuare l’intervento da finanziare. Si parte con la valutazione della concreta fattibilità delle proposte ad opera degli uffici comunali, compito fondamentale che potrebbe ridurre il numero di progetti da sottoporre alla scelta finale prevista nel corso di una prossima assemblea pubblica.
È importante che i cittadini partecipino. Sarà il riscontro dell’iniziativa, il grado di interesse suscitato nella comunità a decretarne il successo o meno. A questi risultati, che già si preannunciano positivi, sarà strettamente legata la possibilità di una replica, negli anni, di questo strumento di coinvolgimento della cittadinanza e aggiungerei pure di un suo potenziamento.
Inutile dire che l’occasione non andrebbe persa.