Cosa significa accettarsi?
di Simone Naitana
Vi racconterò la storia di una mia cliente che per questione di privacy chiamerò Maria.
Ho incontrato Maria per la prima volta circa quattro anni fa, si era rivolta a me perché voleva dimagrire. In quel periodo Maria, ragazza di 22 anni, pesava 76kg. Ricordo quando ci vedemmo per la prima volta e alla mia domanda riguardo al motivo per cui si trovava nello studio di un nutrizionista mi rispose che la sua esigenza era quella di avere una dieta efficace perché quella utilizzata nell’ultimo periodo non stava più funzionando. Attenzione, non mi disse di avere necessità di dimagrire, star meglio con il proprio corpo e con se stessa in modo da migliorare così il suo conflittuale rapporto con il cibo . Mi disse: “vorrei una dieta efficace”. Come se fosse quello l’unico strumento a disposizione per poter risolvere questa sua problematica importante, come se fosse quello l’unico modo possibile per raggiungere il suo obiettivo. E aggiungo, come se fosse quello l’unico modo possibile per potersi accettare e far finalmente pace con il cibo. Maria non aveva in mente di raggiungere una situazione più armonica dove poter pesare di meno e gestire in maniera autonoma la sua alimentazione e il suo stile di vita e per questo stare meglio sotto tanti punti di vista. No, Maria aveva in mente solo un numero, 60 kg. Un numero che la perseguitava ormai da tempo e che ultimamente era presente sempre, 24 ore su 24. A sentire Maria si sarebbe accettata solamente una volta raggiunti quei tanto sognati 60 kg. Era quello il suo unico obiettivo. Riguardo poi alle modalità con cui la ragazza avesse formulato questa sua aspettativa mi rispose:” ho una cara amica che ha più o meno la mia altezza e che pesa proprio 60Kg. Lei è davvero bella. E’ magra e vorrei pesare come lei per sentirmi bene”.
Iniziammo il percorso che però dovette interrompersi prematuramente. Maria, infatti, studentessa in Filosofia, riuscì ad ottenere una borsa di studio per fare un’esperienza di 6 mesi in Spagna.
Passò un po’ di tempo e al suo ritorno dall’estero Maria mi ricontattò. Fissammo un appuntamento e quando la incontrai per la seconda volta mi resi conto di quanto il suo corpo avesse cambiato forma. Mi raccontò riguardo alla sua bellissima esperienza in Spagna e mi spiegò come l’impegno e l’entusiasmo che provava per quello che stava facendo le aveva permesso di non pensare più al cibo e al peso in maniera ossessiva. In pratica era talmente presa da ciò che faceva che il cibo e i pensieri di cibo avevano ripreso il loro giusto spazio. Maria in Spagna si nutriva solo per quello di cui aveva bisogno. Fui veramente contento che in maniera del tutto naturale si fosse ripresa un peso con il quale stava meglio e una nuova armonia tra mente e corpo che le avrebbe permesso di conservare questo benessere nel lungo periodo.
Andando avanti con il colloquio, però, presi consapevolezza del fatto che questo obiettivo ancora non era stato raggiunto. Maria non solo era riuscita a raggiungere i tanto agognati 60kg ma era andata anche oltre. La bilancia diceva 58Kg. Non era sottopeso, stava bene, fisicamente. I suoi pensieri e la lotta contro cibo e forme del corpo si era però innescata nuovamente. Maria mi mostrava la stessa lotta estenuante che sei mesi prima utilizzava per cercare di dimagrire. Ora la utilizzava per combattere la paura di non ingrassare. Che differenza c’era tra la Maria che lottava per dimagrire e questa Maria che lotta per non ingrassare? Veramente poche differenze a parte quello che ci diceva la bilancia. Maria stava male prima, quando pesava 76kg e sta male oggi che ne pesa 58.
Stare meglio senza accettazione è una battaglia persa in partenza. Pretendere di star meglio affidandoci a riferimenti esterni come la famosa “dieta efficace” tanto ricercata da Maria difficilmente porta ad un miglioramento della qualità di vita. Le risposte ai nostri problemi risiedono dentro di noi e non in regole preconfezionate da qualcun altro che applicate ci permettono di raggiungere un certo obiettivo. Accettarsi non è negativo. Non vuole dire mi rassegno tanto non cambierà mai niente. Al contrario, accettarsi è un risultato decisamente positivo. Accettarsi vuol dire ammettere a se stessi che al mondo ci sono cose che non dipendono da me e che io non posso controllare. Accettarsi è un gesto di grande coraggio e di consapevolezza che costituisce un nuovo punto di partenza dal quale mi muovo per andare a modificare tutto ciò che è modificabile. E di cose da modificare tutti noi ne abbiamo tante. Certo non è facile. Ma è questa l’unica strada a permetterci di stare un po’ meglio e che soprattutto può durare nel lungo periodo.
Ritornando a Maria oggi si è trasferita all’estero dove ha trovato lavoro e marito. Prima di tutto questo ha però affrontato un percorso durato circa un anno dove con la collaborazione anche di altri professionisti è riuscita a riprendersi un peso con il quale si sente bene ma soprattutto è riuscita a fare in modo che almeno il cibo e le forme del corpo non fossero più un problema.
Vulcano n° 83