Anno 2021, un anno di rinascita e speranza

 

di Sandro Bandu

 

Per i scaramantici, che l’anno 2020 non nascesse sotto una buona stella lo si sapeva dall’inizio.

Anno 2020, anno bisestile e pertanto anno nefasto. E, per la verità, il 2020 è stato innegabilmente un Annus Horribilis.

Ma perché l’anno bisestile viene considerato un anno sfortunato?

Bisogna, come spesso accade, risalire all’epoca dei romani.

Il calendario fu infatti inventato dai romani, ai tempi di Romolo, e prevedeva solo 304 giorni suddivisi in 10 mesi. Più tardi Numa Pompilio aggiunse altri due mesi, Gennaio e Febbraio.

Ma questo portò, comunque, ad una differenza di 10 giorni e mezzo tra l’anno civile e l’anno solare con il quale venivano calcolate le stagioni.

Quindi Giulio Cesare, nel 46 a. C., seguendo i consigli dell’astronomo Sosigene, introdusse il Calendario Giuliano di 365 giorni più mezza giornata.

Ecco il punto: c’era da sistemare una mezza giornata per far quadrare i conti!

Si scelse di raddoppiare il 23 Febbraio, ovvero il giorno “sextus”, perché il sesto giorno prima delle Calende di Marzo, quindi il doppio giorno sesto divenne bisesto.

Alla morte di Giulio Cesare si ricominciò a fare confusione tra l’anno solare e l’anno civile, fino al 1500, quando Papa Gregorio XIII fece dei nuovi calcoli e formulò il Calendario Gregoriano, che è poi quello usato ancora oggi.

Divennero, quindi, bisestili tutti gli anni non terminanti con due 0 e divisibili per 4 e tutti gli anni terminanti con due 0 ma divisibili per 400.

La differenza che c’è tra l’anno solare e l’anno civile è di circa 6 ore ogni anno, ogni 4 anni si arriva quindi ad accumulare 24 ore; se non si correggesse questo errore, nel giro di pochi anni il modo con cui scandiamo il tempo inizierebbe a presentare degli sfasamenti e le date non corrisponderebbero più alle relative stagioni.

Ma torniamo alla domanda precedente: perché, come dice il detto, l’anno bisesto è anno funesto?

Presto detto e dobbiamo ancora una volta tornare all’epoca romana: il mese di Febbraio era dedicato ai morti e ai riti per i defunti, ma Giulio Cesare, a quanto pare, non diede grande peso alla cosa e decise che ogni quattro anni nel calendario vi fosse un giorno aggiuntivo, nonostante fosse considerato da tutti di cattivo augurio.

E nell’arco dei secoli non sono mancate le coincidenze che hanno alimentato queste credenze: epidemie con pesti, colera e guerre hanno insanguinato ogni epoca; per non parlare dei terremoti, tra i quali nel 1976 quello del Friuli, mentre nel 2004 si scatenò lo tsunami nell’Oceano Indiano.

E tornando ai giorni nostri più recenti, ecco la tragica e catastrofica pandemia del Coronavirus nel 2020, anno che abbiano appena salutato senza tanti rimpianti.

È inutile tornare a ripercorrere tutte le tappe della pandemia Coronavirus nell’anno 2020, i media nazionali ne parlano già abbastanza, ma ad oggi si contano nel mondo circa 84 milioni di persone positive al Covid-19 (in Italia 2.130.000 – ottava nel mondo) e quasi 2 milioni di decessi (in Italia 74.621 morti – quinta nel mondo in questa drammatica classifica).

Il 2020 è stato un anno terribile, che ci ha costretti a vari lockdown devastanti, che ci hanno colpito dal punto di vista sanitario, economico e sociale.

Finalmente si sta procedendo, con i vaccini, a mettere un freno al famigerato virus.

È un segno di rinascita e speranza dopo un anno in cui abbiamo visto di tutto: ognuno di noi ha perso un parente, un amico, un collega.

È stato straziante, alla faccia di chi ancora contesta i dati e non crede al coronavirus: invito costoro a farsi un giro negli ospedali, nelle RSA, nelle Case di riposo, dove abbiamo perso tanti dei nostri anziani.

Il vaccino ci regala questa speranza ma alcuni, anche tra gli stessi medici, infermieri e operatori sanitari, continuano a negare e a ritenere il vaccino una terapia inutile.

Ritengo che questa tesi sia ingiusta e sbagliata, soprattutto perché mi vede direttamente coinvolto: vaccinarsi deve essere invece una scelta etica, una grande opportunità; lo dobbiamo soprattutto ai nostri colleghi deceduti: ad oggi si contano 220 medici e 90 infermieri morti sul campo di questa terribile battaglia.

E il mio pensiero non può non andare al mio amico e collega Gigi Lobina, infermiere del Pronto Soccorso del SS Trinità di Cagliari, che ci ha lasciati alla vigilia di Natale, il 23 dicembre scorso, dopo un mese di degenza e di strazio per i suoi famigliari e colleghi tutti.

Ma adesso c’è il vaccino, un’opportunità che può metterci al riparo e farci vivere più sereni e in sicurezza.

Mentre dal punto di vista economico la pandemia ha dato un ulteriore colpo alla nostra Italia, già in una situazione precaria con un debito abnorme. Ora siamo dovuti ricorrere a un prestito importante che ci vedrà costretti a indebitarci per i prossimi decenni, mettendo a rischio il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.

L’Unione Europea ha messo sul piatto 750 miliardi di euro, dei quali la maggior fetta, quasi 209 miliardi (81,4 a fondo perduto e 127,4 in prestito) andranno all’Italia.

È una scommessa, un nuovo piano Marshall, che il nostro Paese non può permettersi di perdere.

Qui, davvero, o si rifà l’Italia o si muore.

I nostri politici devono darsi da fare per rilanciare il nostro paese con provvedimenti strutturali che rilancino tutti i  settori più importanti: l’economia, l’occupazione, la sanità, la scuola, le infrastrutture. C’è da rivedere tutto e questa forse è l’ultima occasione, poi ci sarà solo il baratro.

E come ha detto il Presidente Mattarella nel discorso di fine anno, tutte le forze politiche debbono mettere da parte gli interessi di parte perché è giunto il momento dei costruttori: sarà, si spera, il momento di valutare la nostra classe politica.

I nostri governanti avranno finalmente la capacità e la volontà di dimostrare il proprio valore e traghettare la nostra derelitta Italia nel ruolo che più le compete in ambito mondiale. Vinceremo questa scommessa? Il tempo sarà maestro.

Buon Anno 2021 a tutti voi dalla redazione di Vulcano.

 

 

 

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