E tu, saresti capace di riconoscere una “fake news”?
di Alessio Caria
Quante volte vi è capitato di verificare la veridicità di una determinata informazione? Quante volte vi è capitato di imbattervi in una notizia apparentemente vera, rivelatasi poi una semplice “bufala”?
Il tema relativo al fenomeno delle fake news si inserisce perfettamente all’interno del più ampio dibattito sulla disinformazione, un problema vero, difficile da estinguere e radicato oramai profondamente nella nostra società.
Etimologicamente, con il termine fake news indichiamo delle informazioni non veritiere pubblicate sul web e capaci di svolgere principalmente due funzioni. Innanzitutto, dal punto di vista economico, una notizia “accattivante e provocatoria” ha maggiori probabilità di attirare un certo numero di click da parte dei lettori e generare pertanto traffico in un sito, corrispondente alla mole di utenti che accede ad un particolare indirizzo web. In secondo luogo, le fake news si stanno lentamente convertendo in armi astute ed importanti dal punto di vista politico. Esse vengono infatti soprattutto impiegate per sminuire e combattere i propri avversari.
In entrambi i casi, al fruitore delle notizie viene offerto ciò che “vuole sentire”, quello che possa facilmente catalizzare la sua attenzione. L’utente medio, a sua volta, verifica raramente le fonti di una determinata notizia o la sua veridicità. Il motivo? Proviamo a pensare quanto tempo impieghiamo nello svolgere un’azione oramai banale, lo scorrere la home di Facebook. Con un solo, rapido movimento del nostro dito, passiamo in rassegna centinaia di notizie, spesso non andando oltre la mera lettura del loro titolo. Viviamo in una società caratterizzata da ritmi elevati, da una sorta di frenesia generale. Un utente viene quotidianamente inondato di news e non ha spesso il tempo di decidere, valutare e capire quali notizie sono vere e quali invece no. Secondo quanto emerso dalla ricerca ”Odio e falsità in Rete”, negli ultimi due anni la percentuale di italiani che temono di abboccare alle fake news è aumentata del 13%. Un dato emblematico a proposito del quale sarebbe necessario effettuare una lunga riflessione. Sempre più italiani, inoltre, temono di imbattersi in notizie false e molti di loro non riescono a distinguere le news reali dalle cosiddette bufale. Sulla base di quanto sostenuto dal rapporto “Infosfera”, realizzato dal gruppo di ricerca sui mezzi di comunicazione di massa dell’Università Suor Orsola Benincasa, l’82% degli italiani non è in grado di riconoscere una bufala e l’87% di loro ritiene che non sia più possibile leggere notizie veritiere sui social.
Ma quali sono i principali destinatari delle fake news? In generale, esse giungono prevalentemente ad uno strato di popolazione poco alfabetizzata. In tanti leggono e si informano poco ma credono alle fake news per un motivo fondamentale: quelle notizie, spesso, tendono a compiacere la loro visione del mondo. E’infatti alquanto difficile che un utente decida di acquisire dei concetti non conformi alle proprie idee o convinzioni. Spesso, al contrario, un determinato individuo decide di interpretare determinate news di modo che possano essere coerenti con la propria visione delle cose. Talvolta, pertanto, è come se l’utente medio rimanesse essenzialmente chiuso all’interno di una sorta di gabbia. Una prigione ideologica nella quale le proprie concezioni costituiscono le fondamenta dell’edificio e le fake news, invece, le sbarre di ogni singola cella. Spesso, inoltre, un utente giunge ad una estremizzazione delle proprie convinzioni quando comprende che il proprio modo di pensare è condiviso dagli altri. La popolazione si divide così in eco chambers, delle vere e proprie camere ideologiche, delle casse di risonanza costituite da individui che detengono le stesse concezioni e che cooperano per costruire una visione del mondo condivisa.
Ciò che è certo è che, in generale, le fake news sono capaci di generare una fortissima rabbia sociale. In che modo? Proviamo a spiegare meglio il concetto facendo riferimento ad un episodio recentemente accaduto relativo, in questo caso, non ad una notizia ma ad una semplice fotografia. Circa due anni fa ha spopolato sul web un’immagine raffigurante l’ex cestista Nba Magic Johnson e l’attore Samuel Lee Jackson mentre sedevano su una panchina di Forte dei Marmi nel corso di una vacanza in Italia. Sospinto dal desiderio di effettuare un vero e proprio esperimento sociale sul web, l’autore comico Luca Bottura decise di aggiungere all’immagine la seguente didascalia: “Risorse boldriniane a Forte dei Marmi fanno shopping da Prada coi 35 euro. Condividi se sei indignato!”. Il risultato? Pochi utenti hanno verificato la reale veridicità di quell’immagine e la sua provenienza. Migliaia di condivisioni, innumerevoli commenti negativi e una diffusione che ha dell’inverosimile: questo è quanto scaturito dal test effettuato.
Come già sostenuto in precedenza, il fenomeno delle fake news è un qualcosa che si sta radicando sempre più nella nostra società, un fenomeno difficile da combattere. I fact checker, individui preposti all’accertamento e alla veridicità dei fatti e dei dati citati in una determinata notizia, non possono difatti essere capaci di debellare, da soli, questo pericoloso problema. Sono invece gli stessi utenti, i destinatari della disinformazione, a dover svolgere un ruolo determinante nella lotta alle fake news. I fruitori delle notizie non dovrebbero pertanto fermarsi al solo titolo delle news, ma leggere integralmente il corpo del testo e, se possibile, verificare la loro attendibilità. In un mondo nel quale ciascun individuo è colpito e immerso in un flusso continuo di informazioni, un’azione individuale di controllo potrebbe costituire una soluzione importante. I giornalisti stessi, inoltre, dovrebbero contribuire nella lotta alle “bufale”, per preservare il giornalismo e la stessa informazione da elementi e minacce che potrebbero minarne le fondamenta. Accortezza, controllo e riflessione. Difficile ma non impossibile. Con dei piccoli e semplici gesti, chiunque può svolgere un ruolo importante nella lotta alle fake news.