Elezioni Politiche. Due parole prima del 4 marzo
In attesa degli esiti delle prossime elezioni credo utile una breve riflessione su interrogativi per nulla o poco trattati – almeno dei media ufficiali – della questione.
Innanzitutto: i candidati al governo del Paese hanno qualche possibilità di mantenere le promesse, quelle sì, populiste che fanno? Davvero il nostro senso civico ci costringe a “scegliere” solo fra quelli che quotidianamente riempiono la scena mediatica? Esiste ancora un vera libertà politica in Europa, quindi in Italia? L’urto frontale fra i dati economici entusiasticamente sbandierati dal governo e la realtà di declino progressivo percepita dal cittadino medio è strumentale a qualche disegno politico o è frutto di cecità politica?
Riflettiamo assieme, allora, su alcune constatazioni che cambiano completamente il senso delle prossime votazioni e che paiono interessare poco ai vari opinionisti nostrani:
1. La politica è in declino in tutto il mondo, affidata com’è ai social e all’ingenuità della maggior parte dei loro utenti. Se la sfiducia dei cittadini nella politica è in calo ovunque, l’astensionismo ne è la logica conseguenza.
2. La crisi che stiamo vivendo è sistemica, mondiale; l’urto fra potenze (Usa, Cina, Russia, UE) che crescono e altre che non accettano di cedere lo scettro, genera guerre locali (Medioriente, ad es.), tensioni (Corea del Nord, Iran, ad es.), manovre finanziarie (contro il dollaro, ad es.), saccheggi ambientali (il petrolio dell’Artico, inquinamento dei mari, disboscamento, ad es.) che costituiscono un vero e proprio terremoto epocale.
3. L’Italia – nazione potenzialmente ricca e potente per la sua posizione e la sua cultura – sta, in questo gioco, come il vaso di terra in mezzo a vasi di ferro di manzoniana memoria.
Le elezioni che vi si svolgono preoccupano le potenze finanziarie che, di fatto, la governano perché se qualcuno riuscisse a svegliarne la popolazione, potrebbe finire il succulento saccheggio attualmente in corso rispetto alle nostre imprese, ai nostri mercati, forza lavoro e capitali.
Ecco perché la campagna elettorale è costellata, oltreché di fantasmagoriche promesse per creduloni, anche di reali minacce da parte dei mercati e degli uomini della grande finanza di stanza a Bruxelles: sta lì, infatti, il nostro vero governo ordoliberista (vedi alla voce austerity) e per niente democratico (non eletto da nessuno).
4. Ecco anche perché la campagna elettorale è costruita come una perfetta azione di marketing: “scegli liberamente su Mediaset” è l’equivalente del “scegli liberamente fra i tre partiti o coalizioni che sappiamo di poter controllare dopo le elezioni”. Eppure esistono alternative di voto più articolate.
5. Esiste, ad esempio, un Movimento Roosevelt che raccomanda, in questa situazione di grande sfascio politico, di votare scheda bianca: se astenersi significa demandare ai furbastri di decidere al posto nostro, votare scheda bianca significa dire loro che noi ci siamo ma loro non ci rappresentano. È democratico e politicamente forte.
6. Infine, una questione basilare di economia politica: solo uno Stato sovrano può decidere quanto e in che modo spendere i propri soldi, di quanto indebitarsi verso se stesso per creare vero lavoro (altro che Jobs Act !), in che modo tutelare la salute, l’istruzione, la vecchiaia dei propri cittadini.
E uno Stato sovrano è tale perché stampa la propria moneta senza doverla chiedere in prestito dovendola poi restituire con gli interessi (il famoso debito pubblico!). Noi non siamo, dunque, più uno Stato sovrano: perché non si vuole capire tutto questo? Passi che i politici intrallazzati facciano finta di non saperlo per potersi appropriare delle briciole che cadono dal tavolo, ma noi cittadini cosa stiamo aspettando a uscire dalla trappola, a riprenderci la nostra dignità e il nostro futuro?
Chiudo con una citazione: Mayer Amschel Rothschild, i cui discendenti controllano oggi la FED, disse nel 1815: “Datemi il controllo della moneta di una nazione e non m’importa di chi farà le sue leggi”.
Gianni Rallo