Franco Mannoni presenta il libro “Il bel viaggio”
di Martino Deidda
Il 17 dicembre il Teatro comunale Antica Valeria ha ospitato Franco Mannoni per la presentazione del suo ultimo libro, Il bel viaggio. Mannoni, laureato in Giurisprudenza, Vice Provveditore agli Studi di Nuoro, Assessore regionale in tre Giunte, da poco più di 10 anni inizia l’attività di scrittore pubblicando una raccolta di saggi ed interventi – Disincanto e Speranza – e due romanzi, Se ascolti il vento e Il campo degli asfodeli; quest’anno viene pubblicato Il bel viaggio, una raccolta di 19 racconti suddivisi in 3 gruppi: Memorie, Giovani e Storie.
L’evento, organizzato dal Comune di Decimomannu e dall’Associazione culturale Beranu, ha visto l’autore presentare e discutere il suo lavoro nel corso del dialogo con Martino Deidda, Presidente dell’Associazione.
Durante la serata, Mannoni ha avuto modo di parlare della sua esperienza di scrittore, del suo valore non solo letterario ma anche di impegno civile. I racconti, per quanto differenti come struttura, soggetti, tempi, luoghi, modalità di narrazione, sottendono la visione della vita dell’autore, ne svelano le esperienze, i ricordi, in un fluire di storie vere o immaginate ma accomunate da una trama sottile, sottesa come un intreccio le cui origini sono distanti tra loro, ma il cui incontro genera connessioni, crea figure nuove, svela tensioni e speranze, permette di rileggere eventi passati alla luce del presente e di trarre da essi insegnamenti nell’ottica di una più cosciente realizzazione del tempo che verrà; “Il passato nutre il presente e apre al futuro”, per dirlo con le parole dell’autore.
I primi racconti sono, come anticipato, incentrati sulla descrizione di luoghi, persone, eventi delle più giovani età del Mannoni, e ne mostrano l’attenzione nel cogliere il significato antropologico degli spazi, umani o naturali, e la dimensione pedagogica dell’esperienza, sia quella vissuta in prima persona che quella trasmessa da figure chiave come quella paterna o quella della maestra di paese o, ancora, della coscienza collettiva.
La sezione intitolata ai giovani narra vicende esistenziali spesso drammatiche, talora estreme, in cui l’autore osserva con sguardo indulgente, carico di compassione nell’accezione empatica del termine – non certo pietistica -, lo svolgimento e lo stravolgimento delle vite di alcuni ragazzi, evidenziando la fallacia di alcuni sistemi di valori ( o, forse, pseudovalori) basati sulla parvenza piuttosto che sull’essenza e il vuoto esistenziale svelato al momento della loro dissoluzione, sottolineando la precarietà delle condizioni economiche e sociali del nostro tempo, cercando un riscatto degli errori commessi con la narrazione degli eventi, con l’atteggiamento di chi non vuole condannare ma comprendere, risollevare, rivalutare non “giuridicamente” ma moralmente.
Infine gli ultimi racconti ha un più ampio respiro, spaziando notevolmente come tempi, ambientazioni e personaggi, ma anche in questo caso permettendo di vedere in trasparenza le tematiche già esposte nelle precedenti sezioni. Particolarmente interessante risulta il capitolo dedicato al rione Castello di Cagliari, nel quale l’autore descrive costruzioni, ambienti e persone caratteristiche, ma anche i cambiamenti, non sempre positivi, che il capoluogo sta sperimentando. Le ultime pagine si aprono esplicitamente su una Cagliari in pieno lock-down, con tutte le paure, le incertezze ad esso legate, ma evolvono rapidamente in una speranza, appena accennata, lasciata intendere tra le righe finali che anelano ad una ritrovata bellezza da cui possa scaturire un futuro migliore.