Gaza, un anno dopo

Un anziano guarda verso il cielo, ricordando che la speranza non deve mai abbandonarci

È passato un anno dal 7 ottobre 2023. L’attacco terroristico di Hamas è stato spaventoso, la risposta israeliana ha devastato una regione.

Hamas ha ucciso in una sola volta oltre 1.200 israeliani, la cifra più alta dai tempi dei nazisti.

La fazione di estrema destra guidata da Benjamin Netanyahu ha reagito nella maniera più dura, condannando decine di migliaia di persone. Ad oggi le stime parlano di oltre 40 mila vittime palestinesi, soprattutto civili.

Il supporto internazionale ad Israele, solido nelle prime fasi, si fa più labile e l’accusa di genocidio è ormai condivisa da un ampio numero di soggetti, governativi e non.

Gli stessi Stati Uniti, da sempre vicini ad Israele, pur non facendo mancare il loro appoggio ripetono gli inviti per un cambio di rotta. Il segretario alla difesa Lloyd Austin ad esempio ha recentemente dichiarato che Israele continuando così rischia «una vittoria tattica ma una sconfitta strategica».

Tra la popolazione è emergenza assoluta e le associazioni di soccorso come le nostre Emergency o Medici senza frontiere moltiplicano sforzi e richieste di aiuto per tamponare questo disastro.

Le trattative per un cessate il fuoco continuano a fallire in quanto il premier Netanyahu è sordo ad ogni richiesta, incluse quelle della parte moderata di israeliani che non si riconoscono in questa guerra.

Israele ha esteso i fronti di attacco e dopo aver bombardato intere città, con le conseguenze che è facile immaginare, ha iniziato ad inseguire i suoi nemici anche negli stati confinanti.

Ha lanciato un assalto con le truppe di terra anche in Libano in risposta agli attacchi di Hizbollah, territorio dove i militari italiani, attualmente quelli della Brigata Sassari, sono impegnati in una missione di peace keeping a questo punto evidentemente non sufficiente.

Gli attacchi di Hizbollah hanno portato circa 60 mila israeliani a lasciare le proprie case, dimostrando che le difese israeliane non sono insuperabili. La risposta di Netanyahu è stata durissima e tra le vittime eccellenti c’è anche il carismatico leader di Hizbollah, Hassan Nasrallah.

La tensione è molto alta e si teme un allargamento del conflitto. La situazione del popolo palestinese è disperata ma anche tra i cittadini israeliani regna la paura e il lavoro della diplomazia diventa sempre più complicato. Netanyahu e i suoi sostenitori non credono in una soluzione politica e così facendo condannano l’intero Medio Oriente ad una guerra i cui esiti sono tutt’altro che scontati e le cui spese, come sempre, ricadono sulle spalle dei più deboli.


Carlo Manca


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