Geopolitica, govermentality e globalizzazione
di Nicola Borghero
Il territorio è raffigurazione amministrativa dello spazio geografico, ha necessità come costrutto teorico, d’essere governato, controllato e nei casi opportuni, protetto. Il territorio è un concetto immateriale e complicato da definire, esso è fondato su nozioni di natura tecnica teorica, vincoli intellettuali per i quali, non è consentito che la custodia dello spazio geografico sia una qualcosa di relativo e semplicistico. Quindi in tal senso lo spazio vitale, in cui le comunità risiedono, dev’essere senza ombra di dubbio accompagnato da conoscenze necessarie al fine di manovrarne e dirigerne la sua normale evoluzione, secondo quelle che sono le naturali necessità di sviluppo locale. In questo moderno frangente sociale, vale a dire, in quella discussione globale tra gli attori delle comunità mondiali, lo spazio vitale assume pertanto un ruolo fondamentale per la vita stessa di ogni singolo cittadino. Emerge dunque ineludibile che per amministrare occorre la conoscenza delle risorse geostoriche, geografiche, geologiche, delle georisorse del territorio, consapevolezze le quali, accomunano e coinvolgono, obbligatoriamente il contesto evolutivo delle singole comunità. Ed è quì che ritroviamo all’interno della storia dei luoghi, l’essenza dell’evoluzione del territorio, della società e dell’ambito comune. Questo evolversi genera delle complessità pubbliche, per cui, si rende necessario per gli ingranaggi di pianificazione, assumere dei comportamenti fondati su una più ampia veduta del concetto di libertà e di sviluppo dello spazio vitale. Conseguentemente ad un cambiamento di paradigma, ci si accorgerà che tali atteggiamenti, a parere degli esperti, dovranno per un buon governo del territorio, essere liberi dalla contemplazione e calcolo filosofico di natura esclusivamente amministrativa. Il problema non è quindi politico, ma esclusivamente sociale e geografico, ed è proprio per questo che, ancor prima di decidere per il futuro di un territorio, si dovrebbero assumere delle costruttive riflessioni, sull’importanza del coinvolgimento ineludibile della responsabilità collettiva. Tutto questo dev’essere consono per il governo dell’ambito esistenziale dei singoli. In tal senso, diviene logico creare le opportunità che siano utili a porre le basi di un futuro più adatto per ogni singolo cittadino, il quale, dal canto suo, al contrario di quanto fatto negli ultimi 30 anni in Italia, diventa l’attore principale dello sviluppo e della protezione dello spazio esistenziale, assumendosi così, la responsabilità anche se parziale, dell’interesse dell’intera collettività. Ecco perché la conoscenza Geop. assume il ruolo fondamentale, nel contesto del moderno senso di sviluppo. La Geop. ci aiuta a comprendere e conoscere le risorse a disposizione nel territorio e la sua evoluzione storica. Questa scienza spiega cosa sia ammissibile creare sul territorio, suggerisce una sensata organizzazione dello sviluppo economico comune. Altresì la Geop. aiuta a comprendere l’indispensabile analisi di pianificazione geo-sociale di una comunità. Proprio questo concetto, gioca un ruolo importante nello sviluppo personale dei singoli cittadini e nella realizzazione delle proprie aspirazioni di vita per se e la famiglia. Il contesto Geop. nella sua concezione moderna, è geolettura dello spazio geografico, ed anche materia di studio afferente i fenomeni collettivi. La Geop. quindi, assume nel mondo moderno non lo scientismo ed il politicismo del XIX e XX secolo, al contrario, essa è oggi differente dalla deriva di scuola tedesca così intrisa di determinismo e tecnica. Questa esasperazione tra tecnica e scientismo sono fenomeni ideologici che esistono dalla seconda guerra mondiale fino alle resistenti sacche moderne di pensiero tecnicista, il quale ha volutamente distorto il vero senso e le intenzioni della Geop. Così questa deriva fece scuola per la maggior parte delle conoscenze oggi in nostro possesso. Nel nostro tempo, eccetto, le incerte descrizioni che ancora si ritrovano su internet, come ad esempio su alcune famose enciclopedie online, la Geop. al contrario, è quella scienza che risiede nelle stanze della discussione globale, ed è entrata oramai di diritto, nella piattaforma della conoscenza e delle dinamiche di governabilità territoriale delle nazioni. Queste piattaforme di discussione si occupano dello studio della prestanza sociale, economica e finanziaria delle comunità locali, prestanza, la quale è prioritariamente collegata all’insieme delle georisorse inglobate nel patrimonio dell’intero pianeta e quindi dei locali territori.
E di questi anni, il problema Geop. delle “non migrazioni” tra Africa e continente europeo, dove le cause politiche, economiche e finanziarie, trasfigurano, corrompono e sovvertono, le vere problematiche collettive di quel continente. Problematiche, dovute in primo luogo, alle negate opportunità in termini di uso delle risorse locali, discrasie generate a detta degli esperti, da indecifrabili situazioni, le quali apparirebbero generate da esodi umani che risentono esclusivamente e prioritariamente di voluttà di carattere politico e militare. La conseguenza primaria di una comprensione Geop. del territorio, è raffigurata dall’ amministrazione territoriale. Questo metodo è costruito assemblando differenti specialistiche cognizioni di tecnica gestionale, con cui si può creare un’insieme di regole adatte all’amministrazione dell’ambito geografico esistenziale. É proprio quest’ambito specialistico che nel contesto del governo del territorio, ha la necessità d’avere quella visione strategica dettata dall’analisi delle georisorse. Al contrario di quanto detto, nel moderno contesto organizzativo, non mancano le rifrazioni nelle “intenzioni”, cioè sembra che sia diventato necessario, creare una aspetto di rappresentanza della governance, che patrocini i concetti conseguenti alla governance stessa, ingerendo così l’antibiotico alla risoluzione delle molteplici e discutibili riflessioni strategiche dell’organizzazione territoriale moderna. Ed è proprio su questo mantra piegato della governance, che si ingenerano incomprensibili frequenze mediatiche, facili più ad essere assorbite in maniera confusa dai cittadini, i quali, sono inesperti nel senso che la governance porta con se. Oggi dalla global discussion arrivano segnali non troppo chiari. Accade che nelle stanze europee l’unionismo rappresenta un sistema utile alle decisioni dell’Unione Europea. Esso dal 2001, questo nuovo mondo, ha prodotto il Libro Bianco (2017-2025) che regola la governance europea. Libro del formalismo secondo alcuni, uno strumento capace di influenzare l’intero sistema europeo. Infatti il documento ha già creato per i suoi critici, delle confusioni in merito alla partecipazione diretta nel meccanismo decisionale dei cittadini europei. Nulla di più contraddittorio, per gli esperti, in tal senso può essere raccontato da questo libro bianco, in merito alla gestione del “luogo geografico”. In tal senso, da qualificate parti, si puntualizza che sarebbe essente da una chiara visione di sviluppo socio-territoriale. Il libro apparirebbe un complesso irregolare di teoria politica rispetto alla Governmentality, la quale, è necessaria alla vera strategia e visione del futuro. Un libro che si manifesterebbe lontanissimo dalle necessità dei singoli cittadini, essendo sincretico con i grandi interessi internazionali e rimanendo, distante dagli stati e dalle loro costituzioni. Un crescente numero di esperti al giorno d’oggi, critica questo libro bianco ed è concorde nell’individuare delle fallibilità. Nello stesso libro le critiche, riguardano la mancanza delle basi necessarie a creare la govermentality dei territori. Appare quindi evvidente che molti di coloro che si occupano di gestione territoriale, ponderano queste indicazioni del libro bianco. Infatti appare assurdo per gli specialisti, continuare a confidare in queste manovre che nulla avrebbero di pluralista sotto molteplici aspetti, e che asfissierebbero secondo la scienza economica non neoliberista ed unionista, le buone iniziative dei singoli stati sovrani. Il libro bianco recita allo scenario 5 (se mai lo realizzassero) – fare di più insieme, ed afferma le seguenti iniziative “Il Parlamento Europeo ha l’ultima parola sugli accordi commerciali internazionali“. Che significherebbe tutto ciò? Appare incomprensibile una frase di questo tipo, non è chiaro chi debba controllare in modo “certo” tali importantissimi accordi pubblici e privati. L’evidenza di questa ambigua frase, denoterebbe la presenza di coercizione nelle iniziative pubbliche e private sugli accordi di sviluppo delle nazioni e dei loro territori. Il documento incalzarebbe così come è l’attuale discussione globale sulla sconfessione della sovranità dei popoli europei, cancellando con gli scenari del libro bianco la volontà degli stessi popoli di autodeterminare il loro futuro, quest’ultimo legato dal diritto millenario all’uso che i popoli hanno delle georisorse dei loro spazi geografici vitali.
Sotto queste intenzioni politiche, sociali, geografiche in discussione nel simposio mondiale, la Globalizzazione secondo le critiche, è stata creata ad arte per incrementare i profitti delle grandi major economiche, il contrario di come è stata propagandata. La Glob. È per alcuni quell’ideologia pregna di neoliberismo e colonialismo. Se così fosse, come viene contestata, sarebbe un sistema economico-finanziario che cancellerebbe enormi passi in avanti conquistati con le lotte per i diritti umani e del lavoro. Anche in questo frangente, molti economisti sono concordi nello smitizzare la Glob. del 2008 che ha ormai travalicato le porte della civiltà per piegarla all’integralismo monetario. La Glob. è considerata dalla critica, anche un metodo errato di gestione territoriale che eleggerebbe al comando del mondo, un folletto che giocherebbe con lo sviluppo socio-economico dei territori, una specie di ormone della crescita monetaria, evidentemente destinato ai grandi sistemi economici, proprietari di un meccanismo di scambio commerciale, capace di fagocitare le più piccole realtà locali. Questo esperimento globale avrebbe il difetto di omogeneizzare la cultura ed il pensiero ad un mondo unico di tono, pensiero e religione. La Glob. apparirebbe ancora per la critica, ricca di propaganda pedagogica ed ideologica, in maniera così sempre lontana da quello spazio vitale dei singoli, un sistema protratto a creare differenze tra i più ricchi ed i più poveri, e questi ultimi, sempre piegati a rincorrere un’invenzione irrealizzabile chiamata restituzione del debito pubblico degli stati. Critiche o no appare che siamo lontani dal piano dell’unione doganale europea, tra le nazioni per una collaborazione di scambio economico nel rispetto delle differenze geografiche e culturali. In Europa pare esser ritornato il fantasma assolutista che rimescola profondamente ogni diritto umano, democrazia e prosperità per i popoli, i quali per secoli hanno realizzato nei loro territori quanto ad essi era necessario. Rimane quindi da confidare in una maggiore riflessione globale più aperta a creare opportunità per un migliore futuro.