I curdi, il popolo senza Stato
Sparsi su una vasta area suddivisa tra quattro grandi Paesi, i curdi sono noti come “il popolo senza stato più numeroso al mondo”.
La loro situazione rappresenta una delle questioni più spinose all’interno del complicato quadro politico mediorientale, osteggiati dagli altri Paesi del Medioriente e in particolare dalla Turchia.
Da decenni infatti i curdi inseguono il sogno di poter formare un unico Paese indipendente: questo ha creato frizioni e contrasti con i governi delle nazioni e altre popolazioni con cui condividono il territorio.
I curdi sono un popolo mediorientale di origine iranica che vive soprattutto sulle montagne di una vasta area del Medio Oriente, che da loro prende il nome di “Kurdistan”, attualmente divisa tra cinque Stati: Turchia, Iran, Iraq, Siria e Armenia.
Negli ultimi decenni i curdi hanno costituto, inoltre, un’importante comunità di diaspora, specialmente nell’Europa Occidentale, in Francia, Germania, Svezia, Paesi Bassi.
Vi sono, al tempo stesso, differenze notevoli tra i vari gruppi di curdi. I curdi iracheni, ad esempio, sono gli unici ad aver ottenuto una regione autonoma all’interno del Paese, mentre per i curdi siriani l’autonomia è ancora un traguardo difficile raggiungere.
In alcune zone, come ad esempio in Turchia, ma anche nelle aree limitrofe, l’oppressione nei confronti dei curdi si è fatta ancora più marcata, specie in seguito al fallimento del colpo di stato che cercò di deporre l’attuale presidente turco Recep Tayyip Erdoğan.
Ripreso in mano il controllo, Erdoğan, ostile al nazionalismo curdo, chiuse giornali e attività curde in tutto il Paese, portando agli arresti migliaia di persone. La questione curda non è soltanto un problema di separatismo della Turchia.
In Siria, ad esempio, la caduta del regime di Bashar al-Assad se da un lato ha segnato un momento storico per il popolo siriano, dall’altro ha aperto a scenari inediti non solo per il paese ma anche per l’intero quadrante mediorientale.
Una delle questioni più difficili da risolvere sarà appunto quella dei curdi. In questo caso è necessario menzionare nuovamente Erdogan: la Turchia ha sempre visto la presenza dei curdi siriani ai propri confini come un pericolo. Con la caduta di Assad, pur controllando più del 30 per cento del territorio siriano, i curdi siriani che vivono nel nord-est del paese si ritrovano isolati e indeboliti come non lo erano da anni e corrono ora il rischio di perdere buona parte del territorio e dell’autonomia che erano riusciti a conquistare.
Non è ancora chiaro in che modo il nuovo governo siriano, che con buona probabilità sarà dominato da un gruppo vicino alla Turchia, decida di convivere con la presenza dei curdi nel nord-est del paese: se accetterà la loro autonomia di fatto, se negozierà nuovi accordi oppure se cercherà di riprendersi il territorio.
Sul piano generale, attualmente, le prospettive per la nascita di un Kurdistan indipendente sono molto scarse visto che permane il netto rifiuto da parte delle autorità iraniane, irachene, siriane e, soprattutto, come detto di quelle turche, di prendere in considerazione la possibilità che una parte o tutto il “Grande Kurdistan” possa diventare uno stato indipendente.
Il popolo curdo ha poco da sperare in un appoggio da parte della nuova amministrazione statunitense guidata da Donald Trump: in passato gli Stati Uniti hanno infatti scaricato i curdi siriani dopo anni di guerra comune contro l’ISIS e dopo avergli promesso amicizia e protezione.
Proprio sotto l’ultimo mandato del tycoon, gli statunitensi decisero infatti di ritirare i loro soldati dal nordest del paese, dove appunto si trovano i curdi siriani, per permettere alla Turchia di invadere quel pezzo di Siria.
Federico Pani