“Il Filosofo” Scopigno, direttore d’orchestra del Cagliari più bello di sempre
Arrivato in Sardegna nel 1966, il carismatico tecnico di Rieti fu l’artefice della leggendaria impresa del ‘70
Ogni orchestra deve avere un direttore. Qualcuno che coordini minuziosamente i musicisti, guidandoli verso una perfetta esecuzione. Nel Cagliari dello scudetto, il direttore aveva un nome, un cognome e un soprannome che nessuno ha mai dimenticato. Manlio Scopigno, detto il Filosofo.
«Ci sono due errori di sintassi e un congiuntivo sbagliato». È la risposta del tecnico al telegramma del Bologna contenente l’ufficialità del suo esonero dalla panchina rossoblù. Il Filosofo era fatto così. Diretto, senza peli sulla lingua. Nessuno sa spiegare con certezza il perché di quell’appellativo. Erano stati i suoi modi, forse, ad ispirarlo. Rieti, Todi, Ortona e Lanerossi Vicenza le tappe della sua carriera da allenatore prima di quell’esonero a Bologna. Prima di quel telegramma che avrebbe chiuso una porta rossoblù, aprendone un’altra dello stesso identico colore.
Nel 1966 il Cagliari decide di affidare la propria panchina a Scopigno. Ex giocatore di Rieti, Salernitana, Napoli e Catanzaro, costretto al ritiro dopo un brutto infortunio ai legamenti crociati del ginocchio, il neo allenatore degli isolani si presenta nel modo migliore al suo nuovo pubblico. Sesto posto in campionato alle spalle delle grandi. Un risultato che sarebbe certamente valso la riconferma alla guida dei sardi.
Eppure, nell’estate del ’67, l’avventura di Scopigno in Sardegna si conclude. Il rapporto tra il tecnico e il numero uno rossoblù, Enrico Rocca, si incrina irrimediabilmente nei giorni in cui i sardi (assieme ad altre formazioni sudamericane ed europee) prendono parte al campionato americano in rappresentanza dei club locali, non ancora completi dal punto di vista delle rose. In occasione di un evento all’Ambasciata italiana negli USA, il Filosofo viene infatti “beccato” ad urinare in giardino. Apriti cielo. Il gesto scatena polemiche, critiche e una grossa bufera mediatica che, sommata ad una conversazione col tecnico poco gradita dal patron rossoblù, portano all’esonero. A differenza di quanto accaduto a Bologna, la seconda porta rossoblù della carriera di Scopigno rimane tuttavia socchiusa.
Dopo essere stato ad un passo dall’Inter, il nuovo presidente Efisio Corrias lo richiama in Sardegna. È il 1968. E sembra quasi che Scopigno, da quella panchina, non se ne fosse mai andato. Il secondo posto nella stagione ‘68-‘69 e il mitico scudetto dell’anno successivo ne sono una prova. Un’impresa epica, quella della conquista del tricolore, che sa di riscatto per un’isola intera. Scopigno aveva visto quella squadra formarsi lentamente, plasmando quei campioni diventati leggende e risolvendo al meglio uno dei problemi principali di quella stagione: l’infortunio di Tomasini. Con l’intelligenza tattica e la decisione che lo caratterizzavano, il Filosofo ebbe un’intuizione: arretrare Cera nel ruolo di libero. Una mossa rivelatasi vincente. A causa di una lunga squalificata rimediata per degli insulti ad un guardalinee, era stato costretto ad assistere alla conquista del titolo dalla tribuna, lontano dal campo. Da lì ammirò il Cagliari più forte di tutti i tempi diventare leggenda.
«Scopigno era arrivato da poco. Eravamo in ritiro per una partita di Coppa Italia e in sette o otto ci eravamo dati appuntamento in una camera per giocare a poker. Fumavamo tutti e giocavamo a carte sui letti. C’era anche qualche bottiglia che non ci doveva essere. Ad un tratto si apre la porta: è Scopigno. Entrò, nel fumo e nel silenzio di noialtri che aspettavamo la bufera, prese una sedia, si sedette vicino a noi e disse tirando fuori un pacchetto di sigarette: “Do fastidio se fumo?”. In mezz’ora eravamo tutti a letto ed il giorno dopo vincemmo 3-0». Nel racconto di Pierluigi Cera, asso nella manica del “Filosofo” nell’anno dello scudetto, è racchiusa la figura di Scopigno. Il direttore della più bella orchestra calcistica mai vista in Sardegna.
Dopo l’addio al Cagliari nel 1972 e le avventure sulle panchine di Roma e Lanerossi Vicenza, Scopigno chiude la propria carriera nel 1976. Nel 1993 si spegne a Rieti, la sua città, all’età di 68 anni.
Ci ha lasciato il ricordo di quegli anni d’oro alla guida dei sardi. Forse, da qualche parte, il 12 aprile festeggerà a modo suo il cinquantesimo anniversario dalla conquista dello scudetto rossoblù.
Alessio Caria