Israele attacca Unifil, cosa sta succedendo?

Foto Unifil

Attacco intenzionale di Israele alle postazioni del contingente Onu nel sud del Libano. Due caschi blu feriti e militari italiani sotto tiro. Cosa sta succedendo?

Andrea Tenenti, portavoce Unifil, da qualche giorno non nascondeva la sua preoccupazione: «La situazione è imprevedibile e il rischio di subire attacchi è reale».

Detto, fatto. Giovedì Israele ha attaccato alcuni punti della base, in particolare il sistema di video sorveglianza. Attraverso i droni inoltre sta raccogliendo quante più informazioni su territorio e militanti islamici.

Negli attacchi sono rimasti lievemente feriti due militari indonesiani e il fatto ha portato a forti proteste a livello internazionale, inclusi Usa e Cina. L’Indonesia è presente con oltre 1200 soldati, il contingente più numeroso dei 50 paesi partecipanti, mentre l’Italia ne schiera circa mille attualmente su base Brigata Sassari.

Il ministro indonesiano ha condannato l’attacco parlando di continue violazioni al diritto internazionale da parte di Israele senza significative conseguenze. Unifil ha parlato grave violazione sia del diritto internazionale che della risoluzione Onu. Sulla stessa linea il ministro italiano Crosetto.

Unifil ha subito gli attacchi da quando Israele ha iniziato a perseguitare i militanti filo iraniani di Hezbollah all’interno dei confini libanesi.




La posizione del contingente Onu, lungo quella che è denominata blue line, si trova tra Libano e Israele, proprio dove i militari israeliani hanno bisogno di spazio di manovra per inseguire i militanti di Hezbollah. Questi ultimi a volte sfruttano la base per garantirsi sicurezza ma è chiaro che lo stratagemma non sarà più così efficace.

La realtà è che la tensione nell’Idf, l’esercito israeliano, è talmente alta che ormai sono pronti al tutto per tutto, incluso il tentativo di far spostare il contingente Onu con la forza.

Dal punto di vista israeliano infatti la missione Unifil è stata un fallimento perché non è riuscita a tenere le armi di Hezbollah fuori portata. E se l’Idf sta letteralmente distruggendo paesi e città, con un numero di vittime totali che si aggira sui 45 mila, dall’altra parte i militanti islamici non stanno certo a guardare e proprio dal Libano partono ogni giorno razzi in direzione Tel Aviv.

Secondo l’ambasciatore israelianio all’Onu Danny Danon: «Israele non ha alcun desiderio di stare in Libano, ma farà ciò che è necessario per costringere Hezbollah ad allontanarsi dal suo confine settentrionale in modo che 60 mila residenti possano tornare alle loro case».

Numeri altissimi, certo, ma sempre nulla in confronto agli altri considerato che solo in Libano gli sfollati sono oltre un milione.

La capitale libanese Beirut è sotto attacco e i suoi abitanti stanno vivendo momenti di puro terrore. L’obiettivo dichiarato è sempre Hezbollah ma a pagarne le spese sono soprattutto i civili. Gli attacchi israeliani non sono annunciati e a loro resta la scelta di rimanere a casa sperando di non venire colpiti o andarsene e unirsi alla marea di sfollati.



In rosso i recenti attacchi di Hezbollah, in blu quelli Idf. Fonte Financial Times


Emergency

Fonte Idf

Un esempio della devastazione in Palestina, la situazione dell’acqua. Fonte Al Jazeera




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