La donna
di Sara Saiu
Sono una donna e, in quanto tale, so quali siano le difficoltà che si incontrano quotidianamente in quanto appartenenti al sesso femminile. La considerazione della donna che avevano, ad esempio, gli ateniesi è cosa assai lontana per la maggior parte delle donne contemporanee, ma non per tutte. Relegate per tutta la vita, le ateniesi erano le custodi dell’oikos, la casa, dalla quale potevano mettere il naso fuori solo per spostarsi da quella paterna e quella dello sposo. La carnagione del loro volto era apprezzata solo se estremamente chiara, fattore che testimoniava l’assenza di contatti diretti con il sole, quell’astro che baciava solo le non-donne com’erano, ad esempio, le amazzoni, prodi combattenti, abili cavallerizze e provette arciere. Uno spaccato di società arcaica, ma non troppo. Perché ancora oggi ci scontriamo all’ordine del giorno con i mèdia che ci tempestano di notizie su donne “ateniesi”, relegate in casa, non rispettate, private di ogni libertà, che si contrappongono alle attuali “amazzoni”, libere di destreggiarsi con la loro immagine e di renderla pubblica senza curarsi del privato. Uno spaccato di una società controversa e distorta, incapace di tutelare la persona sia da una parte che dall’altra. Perché in realtà la violenza la ricevano sia le “ateniesi” ché le “amazzoni”, le prime giudicate perché soggiogate dalla prepotenza maschile che le umilia privandole della libertà personale e talvolta attuando comportamenti violenti, le seconde giudicate perché troppo libere di mettersi in mostra e perché prive di pudore e dignità.
Non far parte di nessuna di queste due categorie è un privilegio che, per fortuna, hanno la maggior parte delle donne d’oggi. Le difficoltà non mancano certamente e si riscontrano soprattutto nel mondo lavorativo, nel quale la donna non è ancora eguagliata all’uomo, come dimostrano i compensi mediamente più bassi o i licenziamenti dovuti alle gravidanze. Il tragitto da fare per una reale parità dei sessi è ancora tanto.