La sofferenza psicologica
Salve a tutti lettori e lettrici di Vulcano, oggi vorrei parlarVi della sofferenza psicologica.
Anche se le definizioni sulla sofferenza psicologica sono molteplici, e spesso anche contradittorie, possiamo affermare che questa fa parte della natura umana e nella normalità costituisce un fatto reversibile, legato a determinati momenti dell’esistenza umana e alla possibilità di recupero di uno stato di benessere psicologico.
Freud definiva il dolore psichico come patologico, ovvero un disturbo mentale e alla base di questo disturbo ipotizzava l’esistenza di un conflitto tra richieste psichiche contrarie.
Le cause del conflitto sono tre: conflitto tra il principio di piacere e principio di realtà; conflitto tra la pulsione sessuale e autoconservazione; conflitto tra la pulsione di vita e pulsione di morte.
La psicoanalisi ha lo scopo di trovare una risoluzione ai conflitti attraverso l’indagine dell’inconscio del paziente. La risoluzione di questa sofferenza psichica poteva avvenire soltanto attraverso la relazione terapeutica tra il terapeuta e il paziente che si basava sull’analisi dei vissuti traumatici inconsci del paziente che venivano resi consci.
Secondo la prospettiva cognitivo-comportamentale (Aron Beck e Albert Ellis 1958, 1965), ogni soggetto costruisce anticipazioni rispetto a quello che può accadere nella realtà esterna per programmare attività percorribili.
La sofferenza psicologica nasce quando nella costruzione della realtà alcune strade risultano non percorribili e allora l’individuo deve riordinare le sue anticipazioni. Anche in questo approccio il compito del terapeuta è fondamentale perché è in grado di rilevare le distorsioni cognitive dei pazienti.
Secondo la prospettiva sistemico-relazionale, alla base della sofferenza psicologica vi sarebbe una comunicazione disfunzionale all’interno del nucleo familiare. Anche in questa prospettiva il ruolo del terapeuta è essenziale, perché permette di individuare i sistemi comunicativi disfunzionali all’interno della famiglia.
Inizierò con una frase la seconda parte di questo articolo: «La potenza della parola nei riguardi delle cose dell’anima sta nello stesso rapporto della potenza dei farmaci nei riguardi delle cose del corpo (Gorgia 483 a.C. circa – 375 a.C.)».
Ma perché devo andare dallo psicologo? Non sono mica matto! Tutti ce lo siamo chiesti in fondo, al massimo posso avere qualche problema. Ma con una bella chiacchierata al bar con gli amici o con un aperitivo con le amiche si risolve tutto. Una volta si andava dal prete, ci si confidava, lui ci faceva dire le preghiere, ci assolveva dai nostri peccati e si ritornava a casa più leggeri.
Prima di tutto andare dallo psicologo non vuol dire essere “matti”, ma essere consapevoli che qualche cosa nella propria vita non va, come si desidererebbe andasse, che non tutto funziona al meglio e quindi c’è un po’ di insofferenza o di crisi, del dolore.
Per quanto riguarda gli amici o i famigliari è una cosa fondamentale avere qualcuno che ascolta i Vostri tormenti e che Vi dà tanti consigli. Voi provate ad applicarli ma non funzionano e Vi sentite più insofferenti di prima.
Allora un po’ di aiuto serve e lo psicologo fa due cose importanti: la prima accoglie, ascolta il tuo dolore, la tua sofferenza, è il tuo sfogatoio personale. Tu arrivi lì ti siedi in poltrona e butti giù tutto quello che vuoi; un ‘altra cosa importante che fa è aiutare a guardarti dentro questo dolore, questa sofferenza, ti aiuta a capire come funzionano i tuoi processi mentali, il perché di certi comportamenti. Ti accorgi che lo psicologo, oltre ad ascoltarti con empatia, accoglienza e tecnica attraverso degli strumenti di analisi del tuo comportamento, delle tue emozioni, ti aiuta a lavorare in modo da prendere tutto questo dolore, questa sofferenza e farla diventare benessere psicologico.
Voglio dedicare questo articolo a tutte le persone che stanno attraversando un momento difficile, un lutto importante, la fine di una relazione, la perdita del lavoro, una bocciatura; non vergognatevi del vostro dolore, del vostro disagio psicologico, è capitato a tutti un momento buio della vita, ricordatevi che si può accendere sempre la luce, tutto passa.
Ma soprattutto non vergognatevi di chiedere aiuto, perché chiedere aiuto è un atto di grande coraggio non di debolezza, perché non sempre da soli possiamo farcela.
Katiuscia Didu