Le lezioni di Pelè e il record col Cagliari: Nenè, indimenticata leggenda rossoblù
Arrivato in Sardegna nel 1964, il brasiliano chiuse la carriera nell’Isola, rimanendo per sempre legato a quella terra che lo rese grande.
Nenè è volato via nel 2016. Anni difficili, gli ultimi della sua vita. Una brutta malattia, le difficoltà economiche ma anche l’aiuto di tanti amici e tifosi. Coloro che non hanno dimenticato quel giocatore brasiliano divenuto leggenda in una terra lontana migliaia di chilometri dalla sua. La Sardegna lo ha accolto nel 1964 e non lo ha mai abbandonato, divenendo parte di lui. Per sempre.
Tredici stagioni e 386 presenze con i quattro mori stampati sul petto. Numeri che fanno di Claudio Olinto de Carvalho, Nenè, il calciatore straniero con più presenze nella storia del Cagliari. Sandro Ciotti disse di lui: «Tatticamente è persino più importante di Riva». Parole che sintetizzano alla perfezione la parte recitata da quello straordinario giocatore nel Cagliari più forte di sempre. I primi anni di Nenè con il pallone tra i piedi sono tutti a tinte bianconere. Prima quelle del Santos, squadra della sua città, della quale il padre Herminio fu capitano negli anni ’50. Poi, a partire dal suo arrivo in Italia nel 1964, quelle della Juventus, che aveva messo gli occhi su quel talento esplosivo durante una tournee europea della formazione brasiliana. Due Copa Libertadores, una Coppa Intercontinentale, due Taça Brasil, due Campionati Paulista e un Torneo di Rio-San Paolo i trofei sollevati in tre stagioni con il Peixe. Senza dimenticare le lezioni di fenomeni come Pelè e Zito, con i quali divise lo spogliatoio. Qualcosa che, forse, vale più di qualsiasi coppa conquistata.
Dopo 28 presenze e 11 reti a Torino, Nenè sveste il bianconero per indossare quel rossoblù divenuto, negli anni, la sua seconda pelle. È il momento della terza e ultima tappa nella sua carriera da giocatore. Quella che lo consegna alla leggenda. Inizialmente impiegato come ala destra, Nenè diventa col tempo il fulcro del centrocampo rossoblù col Filosofo Scopigno in panchina.
Il sorriso sempre stampato sul volto, un’educazione e un’eleganza fuori dal comune. E poi quella magia che aleggiava intorno a lui mentre correva su e giù per il campo, consegnando a Gigi Riva palloni che aspettavano soltanto di essere spinti oltre la linea di porta. Nenè viene ricordato con affetto da chiunque lo abbia conosciuto. «Un amico dentro e fuori dal campo. Uno che si metteva al servizio della squadra, dava tutto ed era sempre un esempio per i più giovani», le parole di Domenghini, suo compagno di squadra in quegli anni d’oro. «Ho avuto la fortuna di averti come allenatore, insegnandomi a calciare con tutti e due i piedi», il ricordo invece di Claudio Marchisio. Dopo il ritiro nel 1976, Nenè veste i panni dell’allenatore. Sant’Elena, Paganese e le giovanili di Fiorentina, Cagliari e Juventus le tappe della sua carriera in panchina. Poi il definitivo ritiro. Negli occhi di nonni, papà e appassionati, ci sono ancora le sue discese incontrastate nel mitico Amsicora. Non c’è dubbio: la sua leggenda vivrà per sempre nei racconti e nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo o di assistere alle sue giocate.
Alessio Caria