L’informazione digitale tra passato, presente e futuro
di Luca Pes
Da oltre venticinque anni a questa parte, all’informazione tradizionale prodotta dalla carta stampata (quotidiani e periodici) e dal settore radiotelevisivo si è affiancata, grazie alla nascita e alla diffusione su larga scala del web, l’informazione digitale. I primi esperimenti di giornalismo online furono realizzati negli Stati Uniti nel momento in cui alcune piccole testate giornalistiche approdarono sul web con l’obiettivo di aumentare la propria visibilità. Il primo giornale a essere pubblicato online fu il Chicago Tribune nella primavera del 1992.
Il San Jose Mercury News fu tuttavia la prima testata giornalistica americana che sperimentò una versione veramente innovativa. Ospitato all’interno del portale America On Line, il giornale fu messo in rete nel 1993 ed era possibile accedervi solo a pagamento (9,95 dollari mensili). Nonostante la grafica poco accattivante riuscì comunque a imporsi perché metteva a disposizione la consultazione dell’archivio storico e offriva la possibilità di interazione tra giornalista e lettore tramite l’utilizzo della posta elettronica. Inoltre, in aggiunta ai contenuti proposti dall’edizione cartacea, furono ideate rubriche da pubblicare esclusivamente sul web. Il San Jose Mercury News può essere dunque considerato come il vero e proprio precursore del giornalismo online a livello mondiale.
I quotidiani sul web
La situazione negli Stati Uniti mutò radicalmente quando, constatato il netto calo del numero di copie cartacee vendute, la maggior parte degli editori si affacciò nel mondo di internet alla ricerca di nuove opportunità economiche. Fu così che tra il 1994 e il 1996 le più prestigiose testate americane come il New York Times, il Washington Post e Usa Today approdarono sul web. Tuttavia i primi esperimenti non ebbero un grande successo in quanto la versione online era sostanzialmente la copia digitale dei contenuti fruibili tramite il giornale cartaceo. L’esperienza statunitense scoraggiò le case editrici europee che negli anni ’90 investirono con molta prudenza nel giornalismo digitale e continuarono a pubblicare solamente contenuti simili a quelli presenti sul giornale cartaceo.
Forse non tutti sanno che il primo quotidiano ad approdare in rete in Italia, e in tutta Europa, fu L’Unione Sarda. Un lavoro reso possibile grazie alla visione futuristica dell’editore Nicola Grauso e alle competenze tecniche del centro studi CRS4 (Centro di Ricerca, Sviluppo e Studi Superiori in Sardegna), presieduto da Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica nel 1984. Le prime sperimentazioni del nuovo giornale online cominciarono il 13 luglio 1994, ma l’inizio ufficiale delle pubblicazioni è datato 31 luglio. Il sito fu messo in rete dai suoi sviluppatori senza essere stato annunciato in modo clamoroso. Solo in un secondo momento, dopo aver ottenuto un buon numero di commenti positivi da parte degli utenti, il prodotto fu mostrato all’editore cagliaritano che capì subito le potenzialità del progetto e se ne innamorò. Di fronte al mercato dell’informazione ormai saturo e in profonda crisi dal punto di vista degli introiti pubblicitari, Grauso decise dunque di inoltrarsi nelle strade del web, capendo che la diffusione di internet avrebbe potuto trasformare in modo radicale il modo di comunicare in tutto il mondo.
Inizialmente i contenuti erano gli stessi presenti sul giornale cartaceo. La homepage de L’Unione Sarda online era sviluppata in modo tale che gli utenti potessero navigare tra le pagine di diversi siti tramite i collegamenti ipertestuali, i cosiddetti link, un sistema all’epoca quasi completamente sconosciuto. Il nuovo sistema multimediale consentiva di trovare sul web un’enorme quantità di informazioni e di accedere a testi, fotografie, grafici, mappe, brevi audio e video. Il giornale digitale, più che al giornale tradizionale, sembrava somigliare ad un’enciclopedia. Il quotidiano cagliaritano fu dunque il primo esperimento di giornale online realmente completo e funzionale.
La nascita dei notiziari online
A fare da spartiacque nel cambiamento dell’informazione digitale fu nel 1998 il famoso caso Clinton-Lewinsky, meglio conosciuto come sexgate, che spinse le testate giornalistiche statunitensi ad aggiornare i propri lettori anticipando la pubblicazione degli articoli rispetto all’uscita del giornale cartaceo. Iniziò dunque una sorta di “gara di velocità” tra redazioni che portò tutte le testate a dotarsi di un sito web. Da quel momento in poi saranno i giornali online a stabilire i tempi della notizia aggiornando i propri lettori in modo immediato e costante.
Il primo caso di utilizzo globale dell’informazione digitale si può far risalire all’11 settembre 2001, giorno dell’attentato alle Torri Gemelle. In quelle ore infatti milioni di utenti sparsi in tutto il mondo cercarono online notizie relative allo sviluppo dei tragici eventi in corso negli USA. In quella circostanza si ebbe la percezione di come l’informazione digitale, aggiornata in tempo reale e di conseguenza molto sintetica, potesse correre accanto all’informazione tradizionale che approfondiva maggiormente i fatti narrati tramite gli articoli pubblicati sui giornali cartacei.
Negli ultimi vent’anni la diffusione su larga scala prima di internet e poi dei social network ha consentito un utilizzo massiccio e più consapevole dell’informazione digitale. I media presenti in rete consentono a un numero sempre maggiore di persone la possibilità di partecipare direttamente alla produzione di contenuti informativi. Un aspetto per alcuni versi positivo, anche se i giornalisti faticano sempre di più a confermare il ruolo di garanti della veridicità dei fatti narrati.
Il futuro dell’informazione su internet
La strada per il futuro è comunque tracciata: i giornali saranno sempre più multimediali e interattivi e il terreno più fertile per l’editoria sarà internet. La rivoluzione digitale ancora in atto richiede a giornalisti ed editori un profondo cambiamento di mentalità per poter stare al passo con un ambiente in continua evoluzione. Diventa fondamentale, ad esempio, che i redattori sappiano utilizzare i linguaggi multimediali perché oltre ai contenuti scritti l’informazione del presente e del futuro si basa anche su immagini, filmati e file audio. Proprio la multimedialità è uno degli elementi che determinano il successo del giornalismo online. Un successo ottenuto anche grazie alla possibilità di interagire col mezzo d’informazione scegliendo le notizie preferite senza ricevere un flusso di informazioni a senso unico come quello proveniente da Radio e TV. L’aspetto più importante per gli utenti è comunque l’aggiornamento in tempo reale, il vero passo in avanti rispetto ai media tradizionali disponibili fino ai primi anni ’90.
Il numero di persone che cercano informazioni su internet aumenta giorno dopo giorno. Nel mondo anglosassone le testate esclusivamente digitali stanno raggiungendo – e in alcuni casi superando – per audience, reputazione e affidabilità le testate tradizionali. Negli Stati Uniti cresce il numero di persone che si informano tramite dispositivi mobili, specialmente accedendo ai social media. In Italia assistiamo ad una fase evolutiva particolare. A differenza degli altri Paesi, non si è ancora registrato un vero e proprio travaso di giornalisti dai media tradizionali verso quelli digitali ma le firme più autorevoli utilizzano internet e i social media come vetrina da affiancare al proprio lavoro tradizionale. Inoltre, nonostante la domanda sia in costante crescita, non è ancora nata una vera e propria “industria” dell’informazione digitale. Di conseguenza il fatturato degli editori online è limitato e ben al di sotto dei numeri fatti registrare dall’editoria tradizionale.
Informazione online in costante crescita
Come evidenziato nel Rapporto Agcom del 2018 sul consumo di informazione, in Italia internet raggiunge il 70% della popolazione e si è ormai affermato, dopo la televisione, come secondo mezzo per finalità informativa. Il 42% degli italiani utilizza tutti i giorni servizi web per informarsi. Per quanto riguarda l’audience digitale, il quadro tracciato da Audiweb sul nostro Paese è molto chiaro e premia gli editori provenienti dai media tradizionali – soprattutto carta stampata (Repubblica, Corriere della Sera, Messaggero) ma anche TV (TGCOM24) e agenzie (ANSA) – anche se nelle prime posizioni rientrano anche testate esclusivamente online (Citynews, Nanopress, Fanpage).
Nell’analisi del numero dei lettori digitali dobbiamo sottolineare l’importanza e la riconoscibilità del marchio degli editori tradizionali. Per quanto riguarda le testate storiche come Repubblica e Il Corriere della Sera gli accessi diretti al sito web sono oltre il 60%. Dati decisamente inferiori per le testate esclusivamente online come CityNews (25%) e Fanpage (16%). Queste ultime dipendono principalmente dal filtro delle piattaforme online – Google e Facebook in particolare – e dai relativi algoritmi.
I motori di ricerca e i social network sono dunque diventati una vera e propria porta d’accesso principale all’informazione. Attualmente tutte le testate online hanno la propria pagina Facebook, un profilo Twitter e uno spazio su Instagram tramite i quali aggiornare gli utenti in tempo reale, lanciare i propri articoli e pubblicare contenuti multimediali come foto, audio e video. In Italia la percentuale di coloro che si informano tramite i social media è del 40%. I dati di Audiweb relativi all’informazione online attraverso i principali social network premiano i notiziari nati in rete: tra le prime tre testate per audience infatti, due (Fanpage e Huffington Post) producono esclusivamente contenuti da pubblicare sul web.
È molto complicato disegnare il futuro dell’informazione. Innanzitutto è importante riflettere su uno degli aspetti negativi dello sviluppo digitale: il fatto che metà della popolazione mondiale non abbia ancora la possibilità di accedere al web. Nelle aree digitalizzate si registra un progressivo calo di vendite dei giornali cartacei, di conseguenza gli anni a venire certificheranno la centralità dell’informazione online. Si prevede inoltre una continua diminuzione delle entrate pubblicitarie, gli editori saranno quindi costretti a cercare nuovi introiti tramite gli abbonamenti che diventeranno la fonte primaria di reddito. Una delle questioni da cui non si potrà prescindere è la ricostruzione della credibilità dal punto di vista della qualità delle informazioni. Sarà dunque sempre più dura la lotta contro fake news e contenuti ingannevoli; a tale scopo si moltiplicano nel web gli strumenti di verifica dell’affidabilità dei siti di informazione.