Lo stato delle cose
Cosa è, veramente, l’informazione? Può esserci vera informazione, e quindi vera politica, se chi legge non possiede l’ABC per capire come stanno le cose, o non ha capacità né voglia di andare oltre quanto gli viene raccontato?
di Gianni Rallo
Conviene, ogni tanto, fermarsi e fare il punto della situazione. Questo vale, in particolare, per la situazione internazionale, tali e tante sono le “informazioni” da cui siamo continuamente bombardati.
Come sempre, per non complicare un quadro già di per sé complesso ed enigmatico, vediamo di dare una possibile lettura di alcune delle ultime cose accadute, sia a livello nazionale che a livello internazionale. Formuliamo, per comodità, il seguente schema di sviluppo del discorso:
Italia (legge elettorale, approvazione CETA, questione lavoro, diktat UE per settembre);
Europa (effetto Macron, progetti del suo padrone, Jacques Attali, ruolo tedesco, attentati vari);
Medio Oriente (viaggio di Trump, questione Qatar e Iran);
Situazione Usa (Trump in bilico e nuovi rapporti con Russia e Cina).
E’ davvero molto ma non intendiamo andarci pesanti, giusto quello che serve per capire quanto tutto sia interconnesso, al punto che un qualunque evento – ad es. la caduta di Trump, prevedibili difficoltà nella UE, uno sviluppo drammatico del rapporto Israele-Iran, etc. – potrebbe scompigliare tutti gli altri. E noi in mezzo, noi che non dovremmo mai dimenticare che a manovrare le marionette politiche sono sempre le stesse mani che manovrano i capitali e che hanno un solo obiettivo: il governo mondiale sotto il loro, antidemocratico, controllo. Come vedremo, il supermassone Jacques Attali, mentore e maestro di Macron, lo ha chiarito molto bene, in diretta e senza possibili fraintendimenti.
1. Per quanto riguarda l’Italia va detto che anche il governo Gentiloni durerà fin quando obbedirà ai diktat UE. Intanto, di questo nessuno ha parlato, il Parlamento sta approvando il Trattato CETA con il Canada: di fatto, ciò che era uscito dalla porta col fallimento (voluto da Trump) del TTIP, rientra dalla finestra col CETA: gli Stati potranno essere citati in giudizio dalle multinazionali e a giudicare saranno giudici a libro paga delle stesse. Se, ad es., una multinazionale volesse mettere le mani sull’acqua pubblica e lo Stato provasse a legiferare in modo da evitarlo, scatterebbe la denuncia per procurato danno economico. Gli stessi Usa hanno in corso una novantina di questi processi, ne hanno vinti solo nove e per gli altri stanno arrivando a compromessi. Qualcuno ci ha informato di questo stato di cose? No, ovviamente, e fintantoché questo governo farà i suoi compitini non dovrà temere nulla. Tanto più che a settembre arriverà la stangata UE dei 3,4 miliardi da trovare per evitare l’aumento delle accise su tabacco e carburanti, e i giochetti elettorali non sono ben visti a Bruxelles, dove si preferisce trattare con questo governo. Anche per questo (oltre che per la premurosa salvaguardia dei vitalizi degli attuali parlamentari) il varo della nuova (e anticostituzionale) legge elettorale è fallito. Accenniamo anche alla questione lavoro: le patetiche cifre sbandierate dal governo su un aumento degli occupati (fra gli ultracinquantenni ma non fra i giovani) tentano di nascondere ciò che, invece, è sempre più chiaro: un recente rapporto della Goldman Sachs dice chiaramente che l’automatizzazione distruggerà milioni di posti di lavoro e che occorre cominciare a pensare alla questione. Tra 45 anni, secondo gli esperti dell’automazione, tutti i lavori potranno essere eseguiti dai robot, a minor costo e meglio degli essere umani. Per quanto riguarda l’Italia – a parte il Job Act e la precarizzazione istituzionale del lavoro, i vouchers ripresentati in altra salsa, etc. -, c’è da aggiungere il progressivo smantellamento del sistema produttivo nazionale e la sua consegna in mani straniere. Di quale possibile crescita parlano Gentiloni e Padoan? Ancora una volta le vere cifre dicono la verità: mentre una famiglia su quattro è a rischio povertà, l’aumento delle esportazioni arricchisce i detentori delle grandi ricchezze. Il PIL misura solo la ricchezza dei ricchi non il miglioramento del tenore di vita della popolazione: il welfare è allo sfascio (e ora il Fmi ci “consiglia” di mettere mano anche alle pensioni), la disoccupazione aumenta, i giovani devono emigrare, le banche falliscono e a pagare sono sempre gli stessi: chi può negarlo?
2. Passiamo alla questione Macron per riferire di una video-intervista rilasciata da Jacques Attali a Le Monde nel 2016 (si veda l’articolo Attali: Isis e leggi speciali, verso il dominio del mercato sul sito Libre – Associazione di idee). In questa intervista, Attali, supermassone, una delle menti che ha creato questa Europa antidemocratica (è lui ad aver detto: “Ma cosa crede questa plebaglia europea, che abbiamo fatto l’Europa per il suo benessere?”), mentore e creatore di Macron (di cui ha predetto la salita all’Eliseo con un anno di anticipo), commentando le leggi liberticide che il suo pupillo si sta apprestando a far varare dal Parlamento francese, sostiene che lo stato di emergenza deve essere continuo e riguardare anche il diritto di vita e di morte (è la cosiddetta Teoria del caos o del Terrore, ampiamente operativa dai tempi di Al Qaida, una volta svanito il pericolo comunista), che la globalizzazione, ormai inarrestabile, richiede che lo Stato si riduca a questo perdendo ogni altro potere decisionale (Macron, d’altra parte è stato letto dai media più che dal popolo), potere che spetterà alla finanza che lo eserciterà in un’ottica di mero profitto e senza alcun riguardo per i diritti della persona. In questo contesto rientrano i vari attentati che nulla hanno a che vedere col fanatismo islamico e molto col lavoro dei servizi segreti (è appena morto, nel maggio di quest’anno, il vero ideatore, per sua stessa ammissione, del terrorismo islamico; si veda l’articolo Il vero Brzezinski, grande architetto del terrorismo moderno sul sito Libre – Associazione di idee) e il nuovo ruolo della Germania, forte della nuova alleanza con una Francia decisamente pro europeista e con i poteri della stato profondo americano che vogliono sostituire l’anarchico Trump con il più fedele falco Pence, attuale, e non certo per caso, vice presidente.
3. Riguardo alla questione Medio Oriente limitiamoci a dire che, oltre alla rinsaldata alleanza Usa con il sionismo israeliano (storico nemico dell’Iran), il viaggio di Trump ha segnato un ritorno (obbligato, dopo la buffonata dell’attacco alla Siria e la sceneggiata coreana) della politica Usa al controllo ad ogni costo delle strategiche (per bloccare l’avanzata russo-cinese) posizioni medio orientali. Il Qatar, da sempre alleato – coi Sauditi, il Bahrein e la Turchia – degli Usa nell’addestramento e nell’armamento delle formazioni terroristiche denominate Isis, ma formate in realtà da elementi provenienti da diversi parti del mondo e funzionali solo all’uso del terrorismo come strumento di dominio da parte degli Usa – o, meglio, dell’oligarchia atlantista occidentale così ben rappresentata a Wall Street – (non bisogna stupirsi o tirare fuori la storia del complottismo: persino Bush jr. ha ammesso che l’Isis è una creazione Usa), il Qatar, si diceva, ha il difetto, però, di trovare vantaggio anche in un’alleanza con l’Iran, a cui certo Occidente addossa la responsabilità di sostenere l’Isis (ma, guarda caso, l’Iran appoggia la Siria proprio contro l’Isis, ed in questo è alleata anche con la Russia, che per ora tace). Il plateale sconquasso diplomatico dell’isolamento del Qatar ha, dunque, il solo scopo di indicare il vero nemico, l’Iran, contro il quale dobbiamo aspettarci prossime mosse, dopo lo strano attacco al Parlamento (ma di quello non si è più parlato, forse parlarne poteva essere un boomerang, date le specificità operative emerse, più da servizio segreto che da Isis). Allora sì che se ne vedranno delle belle: che faranno Cina e Russia, entrambe alleate dell’Iran, entrambe con grossi interessi, non solo energetici, nella zona, entrambe fortemente candidate a sostituire gli Usa come potenze dominati nel prossimo futuro? Forse così si spiega la richiesta Usa agli Europei di contribuire alle spese NATO (se ci sarà da agire contro l’Iran, saremo chiamati in causa, economicamente e militarmente), e la formazione di un esercito europeo sotto il controllo tedesco che, senza che nessuno ne sappia nulla, sta procedendo in modo deciso.
4. Chiudiamo con il tema più aperto ma anche più dirompente: la presidenza Trump è al termine? Lo stato profondo, rappresentante da sempre gli interessi guerrafondai e globalizzanti di una Wall Street che, bastione protettivo e fortificato degli interessi del famoso 1% del mondo (come lo definisce Noam Chomsky), controlla il globo dalla fine dell’Ottocento almeno, sta vincendo la sua battaglia? Ricordiamo che almeno tre importanti
presidenti Usa hanno tentato di disattendere quegli interessi per fare quelli del popolo americano: Lincoln, Kennedy e Nixon. Non è questione da poco: se anche Trump (con tutte le sue stravaganze, si capisce, ma anche con la sua “divergenza” rispetto agli interessi forti) verrà messo da parte, ancora una volta il popolo americano, per un verso, e gli altri popoli, per un altro verso, pagheranno per politiche da cui trarranno solo dolore e distruzione.
Piccola bibliografia:
Noam Chomsky, Siamo il 99%, ed. Nottetempo, 2012
Jean-Michel Vernochet, Iran, la déstruction nécessaire, Xenia, 2012 (solo in francese)
Gioele Magaldi, Massoni, società a responsabilità limitata, Chiarelettere, 2014
Nicolas Bonnal, Le choc Macron: les antisystèmes sont-ils nuls?, Amazon, 2017 (solo in francese)
Zbigniew Brzezinski, La grande scacchiera, Longanesi, 1998
Nile Bowie, Tony Cartalucci, Obiettivo Siria, Arianna Editrice, 2012
Vulcano n° 92