L’Onorevole Di Maio ad Assemini: NO al Referendum
di Carmen Corda
Sabato 22 ottobre. Una folla considerevole si è radunata all’Anfiteatro di Assemini per ascoltare le ragioni del No dell’Onorevole Luigi Di Maio e di altri portavoce del Movimento Cinque Stelle. A prendere la parola per primo è il Sindaco di Assemini, Mario Puddu, a cui preme sottolineare il tono minore con cui si è scelto di svolgere l’evento: niente musica, compostezza, silenzio. La comunità di Assemini è stata colpita da un grave lutto a seguito del terribile incidente alla Metro di Elmas che è costato la vita alla piccola Sofia.
Nella mattinata di sabato la visita dell’On. Di Maio si è aperta con l’incontro dei lavoratori della Vesuvius, fabbrica siderurgica – spiega Mario Puddu – «piombata nel dramma più totale perché 100 persone rischiano di perdere il posto di lavoro». A chiarire meglio la situazione in cui versa la Vesuvius è Stefano Floris, uno dei suoi dipendenti che interviene anche a nome dei colleghi: «Ci troviamo in una situazione anomala, perché la nostra azienda non sta fallendo. Stiamo subendo un’ingiustizia a causa delle logiche industriali. Voglio però far sapere a tutti che noi non ci arrendiamo! Chiediamo di lavorare per vivere, non vogliamo che ci regali niente nessuno». Le sue parole sono più volte rotte dall’emozione ed esprimono grande preoccupazione, ma soprattutto una grande dignità. I parlamentari del M5S, Emanuela Corda, Andrea Vallascas e Manuela Serra, si impegnano a presentare un’interpellanza per chiarire la situazione e per poter individuare gli strumenti che possano consentire di salvare l’azienda e, con essa, centinaia di posti di lavoro.
Si entra poi nel vivo del dibattito sul referendum del prossimo 4 dicembre e il Sindaco sottolinea come i precedenti risultati referendari siano stati puntualmente ignorati, un dato sintomatico del fatto che «noi cittadini abbiamo sempre meno potere». Il suo intervento – breve perché gli ospiti sono tanti – può essere così sintetizzato: questo referendum è una menzogna, del resto Renzi ha fatto di quest’ultima il suo principale strumento di Governo.
Molto severe e incisive le parole del Vice Sindaco, Jessica Mostallino, parole di monito contro «una maggioranza che non ha diritto di occupare il posto che occupa, tanto meno di proporre una modifica della Costituzione. Questo Governo è stato eletto con il Porcellum, dichiarato incostituzionale». Più democrazia è lo slogan di questo referendum, ma in realtà – prosegue – «uccide la democrazia ed estende il privilegio dell’immunità parlamentare. Questa riforma non è altro che il tentativo di salvare il fondoschiena a queste persone e di coprire le malefatte di ieri e quelle dei giorni a venire». Sottolinea che il M5S sarebbe favorevole a una riforma che desse davvero più potere, più tutela ai cittadini, non a una che li priva dei pochi poteri che possiedono:«Non abbiamo bisogno di politici che deturpino la Costituzione per i loro interessi, ma di politici che la applichino perché, diceva Benigni – prima di essere comprato – la nostra Costituzione è bellissima».
Prosegue, con lo stesso tono, il Presidente del Consiglio Comunale di Assemini, Sabrina Licheri, che punta il dito contro il quesito referendario sottolineando quanto sia ingannevole nel promettere cambiamenti che non ci saranno, a cominciare da un effettivo risparmio e un effettivo taglio ai costi della politica. Si susseguono numerosi interventi, tutti volti a ribadire la pericolosità di un eventuale esito positivo del referendum, a danno di una già compromessa sovranità popolare, soprattutto quella dei sardi.
Prende infine la parola il tanto atteso On. Di Maio che va dritto al cuore della questione: la riforma non affronta i problemi reali del Paese. Prospetta sì una riforma, qualora il M5S dovesse andare al governo, ma una riforma che, per esempio, limiti «l’assenza di vincolo di mandato che consente a chi è stato eletto di passare da una parte all’altra e vendersi al miglior offerente». Anche l’On. Di Maio, come chi lo ha preceduto, insiste sul volto ingannevole del Governo e delle sue promesse, dall’abolizione delle Province alla riduzione del numero dei parlamentari e – senza mezzi termini – definisce la riforma «una cassaforte in cui racchiudere tutti i loro privilegi». Prospetta poi gli esiti di un eventuale vittoria del Sì: «un Senato al servizio del PD, perché sarebbe un Senato delle Regioni e dei Sindaci, che sono quasi tutti del PD; un Senato che passerà il tempo a bloccare, grazie al nuovo art. 70, tutte le leggi che il M5S proverà a fare alla Camera dei Deputati. Si sono inventati il cane da guardia del cambiamento». Certo – riconosce – la riforma ha un bellissimo titolo, come del resto lo aveva la “Buona Scuola”, ma il contenuto è molto pericoloso: «quando vedete un bel titolo, vi prego, diffidate sempre».