Lucia Orrù: dall’amore per la pittura all’amore per la fotografia

di Brice Grudina

Il celebre fotografo francese Henri Cartier-Bresson, pioniere del fotogiornalismo, affermava che fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. Per Lucia Orrù invece, 64 anni, madre di 2 figlie e speciosese DOC, la fotografia è una vera ragione di vita che si abbina al suo amore per la pittura. Casa sua è infatti un bazar di emozioni, di luci, di quadri, di foto, di immagini e colori. È così che, davanti a un buon caffè, “zia Lucia”, come è nota qui in paese, mi ha parlato un po’ di lei e delle sue più grandi passioni.


Buongiorno Lucia, innanzitutto ti volevo ringraziare per il caffè e per l’ospitalità, mi fa davvero tanto piacere. Dando uno sguardo a casa tua, noto che hai un debole per due cose in particolare, me ne vorresti parlare?


Sì, nella vita ho due grandi passioni: una è la pittura, l’altra è la fotografia, anche se la pittura, devo ammettere, nel corso degli ultimi tempi è stata un po’accantonata perché la fotografia mi da più sprint e per me è come una sorta di terapia che mi porta a uscire, a vedere cose nuove e a viaggiare. Inoltre, riesco a cogliere dei momenti e delle situazioni che prima ritenevo banali. La pittura, invece, nasce quando ero ragazzina. Ho cominciato a dipingere mentre frequentavo le scuole medie con i miei primi quadretti sul vetro e cominciai a vendere qualcosa. Io ero felicissima, naturalmente. Poi, quando ho compiuto 15-16 anni ho accantonato il tutto perché prevalentemente c’era il divertimento e dunque la pittura non mi interessava più. Poi ho conosciuto Silvano, mio marito, quasi cinquant’anni fa, ci siamo fidanzati, sposati e ci siamo comprati casa. La nostra casa, però, mi sembrava troppo vuota e per questo motivo ho riiniziato a dipingere e ad appendere i miei quadri sulle nostre pareti. Ho iniziato da un quadro, poi due, poi tre, poi quattro e alla fine ho deciso di realizzare alcune mostre in alcuni locali o durante le feste del mio paese dove sono riuscita nuovamente a vendere qualcosa. Non mi dispiaceva, perché riuscivo a unire, come dire, l’utile al dilettevole. C’era però ancora altro da fare, un qualcosa in sospeso che non sapevo. Sì, mi dicevo, la pittura è una mia passione ma avevo bisogno di esplorare, di provare nuovi stimoli. La sola pittura non mi bastava più. Sebbene abbia persino vinto un concorso diversi anni prima con il vecchio sindaco Mariano Aroni.

Immagino che tu abbia trovato un nuovo stimolo con la fotografia

Esatto.


Come è cominciato il tuo amore per la fotografia?


Prima di utilizzare la macchina fotografica scattavo delle foto con il mio telefonino, parlo di circa dieci anni fa. Ho iniziato con le albe e coi tramonti che mi affascinavano. Non riuscivo a smettere di scattare. Poi un giorno mio marito, come rientrai a casa, mi consegnò una scatola con dentro la mia prima macchina fotografica. Su di giri, decisi allora di portare avanti questa mia passione anche grazie a un mio amico fotografo che mi ha svelato un po’ i trucchi del mestiere. Poi piano piano sono riuscita a imparare le tecniche.

A parer tuo, come si diventa un buon fotografo?


In realtà non saprei. Secondo me è importante avere un proprio stile. Chi guarda attentamente deve capire, fin da subito, anche senza il nome, da chi è stata scattata la fotografia. Io infatti non firmo mai le mie foto e le lascio a disposizione di tutti, non sono gelosa.

Per curiosità, per la fotografia ti ispiri alla pittura?

Dalla pittura cerco di trasmettere nella fotografia sicuramente i colori, i colori forti e accesi che per me sono molto importanti, soprattutto dopo aver passato un periodo diciamo un po’ buio della mia vita. Poi senz’altro mi ispiro allo stile naïf, dove amo rappresentare i momenti della vita quotidiana. Non a caso viaggio in tutta la Sardegna partecipando a numerose feste, sagre ed eventi per ritrarre scene, appunto, della vita quotidiana. Dai paesi come Bosa, che ho apprezzato tantissimo per l’autenticità e per i colori delle case, alle città più grandi come Cagliari. In particolare, adoro immortalare le tradizioni sarde, le usanze, i costumi e ho un debole per le nostre maschere.


Hai mai cercato di dipingere una tua fotografia?

Ci ho provato, molte volte, ma devo ammettere che per pigrizia non sono mai andata avanti. Ti confesso però che non è per nulla semplice. Io dipingo ma non sono una pittrice, fotografo ma non sono una fotografa e ti faccio una battuta: io cucino bene ma non sono una cuoca. Che significa? Che di tutte queste passioni faccio ciò che so fare. Poi chi lo sa…


Ho visto che nei social sei abbastanza seguita e che sei riuscita a ritagliarti degli spazi importanti grazie alla fotografia, facendo delle altrettante importanti collaborazioni.


Prima di tutto, volevo precisare che la fotografia è una mia grande passione e guai se fosse il contrario. Se diventasse un lavoro perderebbe la sua magia. Preferisco di gran lunga i complimenti. Per il resto, ho collaborato con il giornale L’Unione Sarda e ho avuto il grande onore di pubblicare una mia foto – uno scorcio di Piazza del Campo a Siena durante una visita a mia figlia in Toscana – per conto della rivista Italia Magazine, rivista ben conosciuta e rispettata in campo nazionale e non solo, che mi ha dato una buona visibilità. Le mie foto sono state inoltre utilizzate per il calendario destinato alla comunità Speciosese.


Parlami un po’ del murales realizzato a Villaspeciosa dall’artista Davide Pilloni, che noi tutti conosciamo come Pils. Ho notato che assieme al suo nome è presente in calce anche la tua firma. Come mai?

Ho conosciuto Davide Pils tramite social e ho avuto modo di incontrarlo per caso a Villaspeciosa durante la processione di San Platano, stava cercando di scattare con il suo telefonino alcune foto della festa da riprodurre successivamente sul suo murales. Vedendo me con la macchina fotografica mi ha chiesto il favore di scattare qualche foto al posto suo e io ho accettato con grande piacere. Successivamente mi ha chiesto se poteva riprodurre le mie foto sul suo murales. Non me l’aspettavo e ne sono rimasta davvero lusingata. Anche quando mi ha chiamata per apporre la mia firma ero incredula e piena di gioia. È stata proprio una bella esperienza e con Davide ancora oggi ci sentiamo, siamo rimasti in buonissimi rapporti. È un artista che io ammiro molto.


Qual è il tuo sogno nel cassetto?


Mi piacerebbe realizzare una mostra personale fotografica, magari durante il periodo natalizio visto che siamo tutti un po’ più buoni, con affianco un mio quadro che riproduca la fotografia stessa. Per me sarebbe molto bello. Inoltre, vorrei tornare da mia figlia in Toscana per fotografare i campi di girasole e i borghi e i paesini dove la gente ancora vive la quotidianità per le strade come un tempo. Mi è capitato spesso e volentieri di sedermi con loro, all’aria aperta, e di fotografare le loro espressioni. Però, ti confesso, il mio sogno più grande è quello di fare un viaggio fotografico. Mi piacerebbe poter partire in Africa, precisamente in Namibia, perché è una terra ricca di colori, e, come ti ho detto, io adoro molto i colori. Ma ho paura che possa restare solo un sogno. Anche perché comincio ad avere una certa età e per questi viaggi fotografici c’è bisogno di tanta energia. Bisogna camminare tantissimo e fare tanta ricerca. È un grande sacrificio fisico e mentale.


Quale personaggio storico e famoso vorresti o avresti voluto fotografare?


Senza dubbio Madre Teresa di Calcutta. È per me la donna più bella che sia mai esistita, bella soprattutto interiormente. Mi sarebbe piaciuto tanto fotografarla e stare seduta affianco a lei. È stata davvero una grande persona, una donna eccezionale.

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