Marisa Sanna e le sue maschere della tradizione sarda in stile moderno

 

 


Sul porto di una località turistica in provincia di Olbia, ho conosciuto Marisa, un’artista molto creativa e attenta alla tradizione sarda. Le sue opere hanno catturato da subito la mia attenzione e ho deciso di approfondirne il significato chiedendole personalmente delle curiosità sui suoi oggetti di raffinata arte

«Questo progetto è nato proprio per la nostalgia della nostra terra. Ho lavorato per sette anni in Svizzera e durante le ultime vacanze che ho passato ad Alghero ho deciso di rientrare definitivamente in Sardegna.
È con mia sorella, che ha lavorato per molti anni come musicista sulle navi da crociera, che ho ideato questo progetto. Volevamo rendere omaggio alla nostra terra con qualcosa di particolare e nuovo». Così racconta Marisa Sanna, 42 anni, di Ossi.

Quando hai iniziato a produrre arte?
«Sono autodidatta, ho iniziato nel 2021. È partito tutto dalle calamite, volevamo produrne in chiave moderna, e in seguito abbiamo pensato di realizzare le nostre maschere anche in formati più grandi, cvosì come fare installazioni sui quadri e presto avremo anche le magliette con le stampe che riproducono le nostre opere. Il materiale che utilizziamo è il gesso alabastrino, lo stesso utilizzato per realizzare il mezzobusto di Omero (nel II sec d.C.), proprio perché è un materiale che si presta per fare le sculture ed è fantastico da modellare. Per aggiungere colore all’opera invece utilizziamo gli acrilici, e l’effetto finale ricorda la ceramica perché diamo una passata finale di resina che serve per proteggere dalla polvere, dal caldo, dall’umidità e inoltre conferisce anche questa lucidità che appunto le fa sembrare di ceramica. Il tempo di realizzazione richiesto è di almeno una settimana, perché il gesso deve asciugare, c’è una prima passata di resina per fare indurire il gesso, prima davanti e poi dietro, dopodiché deve asciugare il colore e nuovamente la resina. A seconda del tipo di opera va applicata la calamita o la maschera viene installata su di una tela ecc…»

Su cosa basi la scelta dei colori?
«Sicuramente ho delle combinazioni di colori preferiti ma qualche volta mi lascio semplicemente guidare dall’ispirazione. Il mio preferito è il colore verde bluastro che è il colore del quarto chakra, e quindi il colore dell’amore ma è anche il colore del nostro mare».


 


Quali sono i significati e gli auspici delle varie maschere sarde che utilizzate per le vostre opere moderne?
«I Mamuthones avrebbero un aspetto brutale e inquietante perché devono spaventare il male, oltre a fare i loro riti propiziatori per il richiamo delle piogge e per augurare un buon raccolto ai contadini.
I cavalieri della Sartiglia vengono vestiti con abiti pregiati, così come i cavalli. Anche il cavaliere della Sartiglia deve quindi attirare la ricchezza in qualche modo.
I boes e merdules di Ottana. Il bue è simbolo di fertilità e di abbondanza.
Sui Giganti di monte Prama si dice che fossero dei guerrieri talmente forti e intelligenti che addirittura comunicassero telepaticamente, ecco il perché di questa fronte larga; gli occhi grandi perché vedevano lontano e la bocca piccola perché erano di poche parole.
Il riso sardonico di San Sperate. Si dice che questa maschera venisse usata nel V secolo durante le onoranze funebri per proteggere il morto dal salto che doveva compiere dal mondo terreno all’aldilà, per essere protetto dalle maldicenze e dalla malasorte».

Ti sei mai dedicata anche ad altri progetti?
«Mi piace la musica, a cui sono molto sensibile. Ho una console a casa perché mi piace mixare. Un tempo ho cantato anche in una band».

Ti capita spesso di partecipare a delle mostre, a delle esposizioni o altri eventi culturali?
«Gli scorsi anni ci ha portato in giro Insula Event, che è un ente che sponsorizza gli artisti sardi, e lo scorso anno ci hanno portato a Porto Cervo, e a Porto Rotondo per il tour mondiale del rally del Martini.
Nel 2022 abbiamo esposto in un atelier di Portobello di Gallura, con Luisa Cardinale per una collettiva d’arte».

Hai dei desideri in particolare per questo prossimo periodo, legati alla tua passione e al tuo lavoro?
«Vorrei portare questo progetto ai massimi livelli, in Europa e nel mondo, in onore della nostra cultura e delle nostre tradizioni».

 



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