Massimo e Giusi, gli artigiani del sughero ad Assemini

foto Sara Saiu foto Sara Saiu

L’artigianato ad Assemini non è solo ceramica, ma anche sughero. Lo dimostrano, ormai da trent’anni, Massimo Mattana e Giusi Quartieri, rispettivamente 50 e 48 anni, marito e moglie.

 

La storia

Un’arte, quella della lavorazione del sughero, che Massimo ha appreso dal padre, asseminese Doc, nella loro casa campidanese in ladiri situata nella zona di San Pietro. La stessa zona nella quale Massimo ha avviato la sua attività e continua a tenerla aperta nonostante le difficoltà che logisticamente il centro storico comporta.

Padre operaio, appassionato della corteccia degli alberi, riempiva spazi, momenti e sensi della vita quotidiana sua e dei cinque figli. Loro che, volenti o nolenti, hanno instaurato un rapporto intimo con un materiale che trovavano in giro per casa.

Massimo ne è diventato quasi allergico, per poi ricredersi appena ventenne quando ha deciso di dare un futuro alla passione del padre. Con lui ha aperto la sua bottega e sorride ripensando ai suoi primi lavori così rudimentali da non sembrargli, oggi, neanche suoi. 

 

L’innovazione

È stato difficile sradicare il padre dal tradizionalismo, ancor più quando conosce Giusi. Lei usava già la macchina da cucire e, inevitabilmente, ha inserito prepotentemente il tocco femminile nelle prime lavorazioni. Si trattava, perlopiù, di souvenir. Massimo e Giusi nel frattempo si sposano e mettono su famiglia: tre figli, uno dei quali, ormai 23enne, ha ereditato l’arte dei genitori. Le rinunce sono state tante per i ragazzi che hanno dovuto convivere con padre e madre sempre alle prese con il lavoro. Ma gli sforzi hanno prodotto grandi risultati, trasformando una piccola realtà familiare in un’azienda che, nonostante i numeri di produzione elevati, continua a mantenere il laboratorio al centro di Assemini. Massimo e Giusi creano da zero borse in sughero e seguono tutte le fasi: scelta di materiali made in Italy; progettazione e disegno dei cartamodelli e delle decorazioni; lavorazione, promozione e vendita degli oggetti. Tutto all’insegna dell’ecologia, con l’utilizzo di materiali vegani, tinte all’acqua e plastic free. Segreti del successo? Rinnovare e sperimentare, stare al passo con tempi e mode, contaminare e plasmare la materia.

Massimo e Giusi nel loro laboratorio in via Principe di Piemonte ad Assemini. foto Sara Saiu Massimo e Giusi nel loro laboratorio in via Principe di Piemonte ad Assemini. foto Sara Saiu

La svolta 

Il lavoro stagionale per i turisti si è trasformato col tempo in un lavoro annuale. Sono stati dei pionieri: tra i primi ad avere un sito internet, a proporre le loro ideazioni tramite e-mail e a inviare campioni di prodotti alle aziende. Ma soprattutto a utilizzare il sughero in maniera alternativa costruendo borse, vincendo le perplessità iniziali e guardando oltre lo scetticismo e la diffidenza dei compaesani. Le prime? Un scommessa. Ma quando hanno dimostrato che resistono anche al lavaggio in lavatrice la fiducia è aumentata e, con lei, le vendite. Linee e modelli, decori e ricami, sempre nuovi, frutto di impegno, dedizione e attenzione ai dettagli. 

 

Le occasioni 

Tra i clienti “visp” la presidente della Regione Alessandra Todde e la senatrice Sabrina Licheri. Tra le tante collaborazioni spicca quella con l’attrice sarda Caterina Murino, per la quale hanno creato cofanetti tubolari per i suoi gioielli in mostra a Parigi. Le loro realizzazioni sfilano ogni anno alla Fiera Milano indossate dalle modelle dell’Accademia della moda.

Tuttavia alcuni progetti non sono andati in porto per una serie di sfortunate vicissitudini. La linea di occhiali ecosostenibili richiesta da una grande azienda e di cui è stata rubata l’idea dopo il suo fallimento. La realizzazione della “baguette” Fendi in sughero, in rappresentanza della Sardegna, e la mancata partecipazione all’anniversario trentennale dalla sua creazione per lo scoppio del Covid. La rinuncia alla fashion week come brand emergente per tempi e costi di organizzazione troppo elevati. La telefonata ricevuta, e rifiutata, del regista del programma televisivo Temptation Island per fare un’esterna nel loro laboratorio.

Sara  Saiu

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