Nora Stassi: la rosa del cinema sardo
di Mara Boi
Nora Stassi, giovane attrice originaria di Pula, negli ultimi tempi sta guadagnando sempre più spazio nel cinema nostrano. Intervistata durante una pausa tra le riprese ci racconta del suo momento d’oro.
Tra i numerosi premi, menzioni e riconoscimenti ottenuti grazie all’interpretazione nel film L’Agnello, quale di questi ti rende più orgogliosa e come ti sei sentita durante la premiazione?
Il premio di cui vado più fiera è sicuramente il Globo d’Oro, mentre quello che mi ha segnato di più è Alice Nella Città. Non me l’aspettavo e nessuno mi aveva detto che avrei ricevuto una Menzione Speciale. Durante la premiazione ho sentito il mio nome: “Nora! Sali sul palco!”. Aiuto… avevo le gambe che mi tremavano. Tutta la sala si è alzata in piedi, tutti applaudivano e urlavano. Era la prima volta che vedevo il film in uno schermo al cinema. Ho fatto dei ringraziamenti di rito, ma non mi usciva la voce dall’emozione.
Ho letto che prima di approdare al Cinema ti sei dedicata al teatro. Cosa ti ha insegnato questa nobile arte e come ti ha aiutato nella vita?
Ho iniziato per gioco. È stata una mia insegnante delle scuole medie a spingermi a iniziare questo percorso quando arrivò un avviso a scuola dove era stato istituito questo progetto per i giovani. Tutte le mie compagne si erano iscritte e io non volevo restare a casa, in più l’insegnante mi incoraggiava, dicendomi che questa esperienza mi avrebbe aiutato molto, allora ho deciso di provare. Poi ho continuato per 13 anni (a intermittenza, per questioni lavorative) perché mi sono accorta di avere ricevuto un grande aiuto da parte del teatro per quanto riguarda la gestione dell’ansia e delle emozioni. Mi ha dato la chiave per potermi leggere dentro! Prima ero un’adolescente in piena crisi adolescenziale, ogni emozione (bella o brutta) che vivevo era la fine del mondo. Credo di avere acquisito molto presto consapevolezza di me stessa, grazie al lavoro sulle emozioni dei miei personaggi.
Hai una rosa tatuata sul viso. Personalmente la trovo adorabile, così come il tuo aspetto in generale e il tuo carattere e la tua personalità forte e ruggente. Puoi dirci cosa rappresenta invece per te questo simbolo emblematico?
Non ha un significato particolare al quale sono legata. In realtà, ho scelto in venti minuti di fare questo tatuaggio. Sicuramente è diventato il segno che mi contraddistingue perché non ci sono molte persone con una rosa tatuata sul viso, specialmente nel cinema italiano.
Rispetto ai tuoi coetanei ti senti più matura o più spensierata?
Mi sento più spensierata perché ho la consapevolezza di essere più matura dei miei coetanei. Cioè, la mia spensieratezza deriva proprio dal fatto che mi rendo conto di essere più matura, quindi riesco ad adattarmi a qualsiasi tipo di situazione e anche ad essere un conforto e un punto di riferimento per i miei coetanei.
Tre aggettivi per descriverti!
Resiliente. Perspicace. Fragile.
Parliamo ora del film in cui hai recitato.
Avresti mai immaginato, qualche anno fa, di avere la possibilità di recitare per il cinema? Ti sei sentita a tuo agio con la cinepresa?
Non credevo, mai nella mia vita, di poter arrivare a una cosa del genere. Non sono stata io a propormi ma sono stata scoperta in un bar, per caso. Lì per lì non gli ho dato nemmeno molto peso, però provino dopo provino, quando iniziavo a intuire che era una cosa seria e che al regista comunque piacevo, allora ho pensato: “Aiuto! Non ci posso credere!”. È stato proprio come accade nei film. Sono stata notata e mi hanno scritturato. E quindi no, non avevo per niente questo sentore, però devo dire che non mi sono trovata a disagio di fronte alla macchina da presa. Avevo l’ansia il primo giorno perché mi sono ritrovata su un set con cinquanta persone davanti e non sai come muoverti. Invece, dopo il primo ciak, ho pensato di poterne fare altri cento! Mi è venuto naturale, non me lo aspettavo, è andato tutto in discesa.
Quanto ti sei identificata con la protagonista? Recitare questa parte è risultato spontaneo?
Ho dato molto ad Anita, la protagonista del film. Ovviamente ci sono degli aspetti caratteriali e soprattutto delle emozioni vissute da lei nelle quali io personalmente ho dovuto immedesimarmi e che mi hanno anche fatto soffrire. Dopo aver lavorato sul personaggio a fine giornata facevo molta fatica a uscire dalle sue emozioni (per via della malattia del padre), e anche dal rapporto che ho creato con Luciano (che ha interpretato il ruolo di mio padre nel film). Sono state delle emozioni toste. Ho preso tanto anche io da Anita, ho imparato tanto da questo personaggio.
Idoli cinematografici o teatrali?
No. Il mio idolo è l’Arte. Io vedo dell’arte dentro ogni persona piuttosto che dentro a uno specifico artista, cantante, poeta, ecc. ecc. … Credo di riuscire a percepire arte in tutti, ed è triste quando non ci accorgiamo di esserne portatori. Il mio idolo a livello artistico sono gli esseri umani, perché mi piace vedere l’arte dentro ogni persona che incontro.
Se potessi scegliere il prossimo film in cui recitare, che genere sceglieresti e quali tematiche dovrebbe trattare?
Non saprei. Sicuramente vorrei allontanarmi dai ruoli che un po’ mi rispecchiano. Mi piacerebbe recitare non come una persona tatuata, un po’ punk e ribelle, ma interpretando il mio opposto. Vorrei vedermi nei panni di un personaggio che non mi rappresenta per niente, non solo esteriormente ma anche caratterialmente. Vorrei interpretare un ruolo che per me è fastidioso, che normalmente non mi andrebbe a genio.