Santa Greca: esercenti in rivolta e amministrazione ferma


A Decimomannu gli ambulanti protestano per l’aumento dei costi della sagra di Santa Greca di settembre. La loro associazione Ambulantando è seguita da un legale ed è pronta a rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale nel caso il Comune non ritratti le tariffe entro martedì 2 luglio.

Dieci anni fa il corrispettivo per le attività commerciali era per tutti di 135 euro, se non addirittura di zero euro per gli hobbisti. Nel tempo le cose sono cambiate, fino a quando nel settembre 2019 gli ambulanti avevano presentato le loro rimostranze sull’aumento delle quote per l’occupazione del suolo pubblico, che ammontavano a 300 euro per la postazione e a 250 euro di cauzione per eventuali danni. Allora si era giunti a un accordo, stabilendo che dall’anno successivo le tariffe sarebbero state concordate con le associazioni di categoria.

Intanto sono stati pubblicati qualche settimana fa gli avvisi pubblici di adesione alla festa per gli esercenti di spettacoli viaggianti, attività di commercio e somministrazione alimenti e bevande. Ogni attività dovrà corrispondere all’amministrazione tre oneri (partecipazione, suolo pubblico e Tari) calcolati in proporzione ai metri quadri occupati.

Lo scorso 6 giugno erano stati deliberati in giunta i nuovi corrispettivi dovuti dai concessionari dei parcheggi limitrofi al sagrato della chiesa: si parte da un minimo di 160 euro per i venditori di frutta e verdura per arrivare ai mille per le locande. A tutti vanno aggiunti 100 euro di tassa rifiuti nonché 250 euro di cauzione. 

Come reazione qualche giorno fa gli esercenti si sono presentati in comune per chiedere spiegazioni. Se ne fa portavoce Mauro Zedda, 62 anni: «Perchè hanno aumentato i costi nonostante ci sia una Legge nazionale che prevede il canone unico proporzionato al numero di abitanti? Chiediamo si attengano alle tabelle dettate dalla normativa vigente». 

Ad accoglierli c’era la sindaca Monica Cadeddu: «Nell’incontro avvenuto con l’associazione Ambulantando – dichiara – ho spiegato che gli aumenti sono dovuti a esigenze generate dagli aumenti dei costi della festa. L’ultimo aumento risale al 2019, quindi sulla base dei maggiori costi che il comune sostiene per l’organizzazione della festa, principalmente per il piano di sicurezza, abbiamo optato per un aumento che è perfettamente in linea con le sagre del circondario. Abbiamo anche dovuto aggiungere una quota forfettaria per la Tari perché nel mese di settembre si ha un aumento sostanziale del residuo secco, nonostante tutti gli sforzi dell’amministrazione per promuovere la differenziata e tenerlo sotto controllo, in una settimana di festa vengono prodotte 20 tonnellate in più di secco e non riteniamo giusto che queste poi entrino nelle bollette dei decimesi e vengano pagate dai nostri concittadini. Ogni commerciante si farà carico della sua quota come è giusto che sia senza gravare sui cittadini decimesi. Le motivazioni come vedete sono condivisibili anche perché l’aumento generalizzato dei costi va in qualche modo contenuto, altrimenti dobbiamo trovare altre forme per contenerli e magari questo porterebbe a dover ridurre le proporzioni della festa, soluzione alla quale non vogliamo arrivare. Non vogliamo assolutamente penalizzare nessuno, ma vogliamo garantire la buona riuscita della festa salvaguardando i diritti di tutti». 

Chiude il consigliere Alessandro Muroni: «La normativa nazionale a cui fanno riferimento gli esercenti non può essere presa in considerazione. Questo perché la disciplina del canone unico dà spazio ai Comuni di deliberare in autonomia la regolamentazione delle entrate agevolando così l’inquadramento della norma nella realtà locale. Pertanto il nostro regolamento sul canone unico patrimoniale specifica che i canoni concessori per l’occupazione di suolo pubblico, in occasione delle feste di maggio e settembre, vengono stabiliti dalla giunta con approvazione annuale delle tariffe». 

 

Sara Saiu

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