SS 130, una strada che fa paura
L’editoriale del direttore Sandro Bandu
1 Febbraio 2023. Assemini, schianto al semaforo sulla 130: un’auto ribaltata. C’è almeno un ferito, traffico sulla Statale bloccato in entrambe le direzioni.
21 Gennaio 2023. Decimomannu, incidente sulla Statale 130, una Opel Corsa e un Transporter della Volkswagen si sono scontrati; da una prima ricostruzione fatta dai carabinieri sarebbe stato il furgone a tamponare la macchina. Bimba di otto anni gravemente ferita è stata trasportata in rianimazione al Brotzu in prognosi riservata. La mamma della piccola, una 43enne, è stata portata in ospedale in codice rosso, così come il fratellino di tre anni.
Questi sono solo gli ultimi gravi incidenti stradali accaduti sulla SS 130 nei primi mesi del 2023, ma se vi prendete la briga di entrare in internet e scrivere sul motore di ricerca “incidenti stradali SS130” l’elenco è veramente lungo e comprende purtroppo anche incidenti mortali.
Noi di Vulcano, già nel gennaio 2006, dedicammo una copertina a questa famigerata strada statale e purtroppo con lo stesso titolo “SS 130: una strada che fa paura”, perché questa è la vera preoccupazione che, da ben 40 anni, attanaglia chi la percorre da Cagliari verso Iglesias.
In effetti qualcosa è stato fatto: da circa 12 anni è stato finalmente posizionato il guard rail centrale da Cagliari a Iglesias che perlomeno ha eliminato gli scontri frontali a causa dei quali si sono verificati tanti incidenti gravi con decine di vittime.
Ma continuano a verificarsi gravi incidenti, soprattutto nel tratto più trafficato, quello che da Decimomannu porta a Cagliari e viceversa, senza tralasciare quelli che interessano il tratto che da Decimo arriva sino al bivio di Uta e Villaspeciosa-Decimoputzu.
Gli incidenti sono all’ordine del giorno e la sopportazione dei cittadini ormai è al colmo: “Basta 40 anni di chiacchiere, chiediamo sicurezza per tutti i cittadini”, così recita il manifesto prodotto da un comitato spontaneo che è sfociato poi in un’assemblea, molto partecipata, tenutasi a Decimomannu, presso i locali del Circolo culturale “Antonio Gramsci” il 16 febbraio scorso.
All’assemblea hanno partecipato molti cittadini di Decimomannu, Uta, Decimoputzu, Assemini, erano presenti inoltre alcuni politici locali, tra i quali Lilli Cocco e Cristian Vargiu del Consiglio comunale di Decimomannu e Maurizio Ena del Consiglio comunale di Decimoputzu.
Il filo conduttore è sempre quello di cui si è già altre volte parlato: la sicurezza della SS 130 in generale, ma inevitabilmente, visto che nella sala erano presenti soprattutto i cittadini decimesi, il punto centrale è diventato l’ingresso del paese con le possibili soluzioni da adottare.
Perché proprio all’ingresso del paese, nella rotonda della SS 130, si verificano puntualmente gli incidenti a causa dell’alta velocità delle auto che la percorrono, e allora non si capisce perché non venga realizzato un impianto semaforico, almeno come temporanea soluzione tampone, e perché non venga dato il via al famoso cavalcavia, tipo quello di via Peretti a Cagliari che porta all’ospedale Brotzu.
L’impianto semaforico, per molti cittadini presenti, soprattutto per quelli che risiedono oltre la statale in direzione di San Sperate – i più colpiti, tra l’altro, dalla grave lesione al diritto a circolare da una parte all’altra del paese – sarebbe una delle soluzioni tampone in attesa del cavalcavia, ma un intervento del consigliere Cristian Vargiu ha gelato i presenti: pare che negli anni scorsi l’amministrazione di Decimomannu abbia restituito un finanziamento di 108.000 euro che doveva essere utilizzato proprio per il semaforo.
A questo proposito, noi di Vulcano abbiamo allora interpellato l’assessore all’Urbanistica e Lavori Pubblici del Comune di Decimomannu, Matteo Urru, il quale ci ha riferito che il semaforo non si può realizzare perché l’ANAS si oppone categoricamente.
Abbiamo chiesto quindi perché i progetti del cavalcavia sono ancora inspiegabilmente fermi, la risposta è stata lapidaria e ancora una volta incredibile: per i tre lotti che riguardano Elmas, Assemini e Decimomannu erano stati stanziati 90 milioni nel 2012 e successivamente altri 40 milioni, per un totale di 130 milioni. La progettazione è stata ultimata ed è stata inoltrata a Roma, nel 2020, al Ministero dei Trasporti dove si attende il parere di Valutazione Impatto Ambientale.
Quindi, in sostanza, abbiamo i progetti e i finanziamenti ma sono fermi perché stiamo incredibilmente aspettando da ben 3 anni un parere ambientale a discapito delle tante persone che in questa statale hanno (e, Dio non voglia, altre ancora potrebbero) perso la vita..
Ora la misura è colma e un Comitato spontaneo si è costituito per cercare di arrivare, con ogni strumento democratico, al fondo della questione: sarebbe opportuno che anche le istituzioni locali si unissero a questo Comitato che ha promesso nuove e forti azioni per il rispetto dei diritti costituzionali e di relativa protesta qualora si rilevasse un loro mancato rispetto: 40 anni di chiacchiere e false rassicurazioni sono effettivamente troppi, così come sono troppo alti i costi in vite umane, ma pare che in Italia nessuno risponda e paghi per questo scellerato “sonno” istituzionale.
Siamo davvero un Paese civile e vicino ai cittadini?