Vulcano nel cuore

di Sara Saiu

Non ricordo precisamente come e perché, ma circa una ventina di anni fa mi ritrovai nella sede del periodico Vulcano dove, allora, c’era al piano terra un baretto gestito da dei ragazzi e al piano superiore, come adesso, c’era la redazione. Conobbi Sandro Bandu, il direttore, e gli diedi del Lei fino a, praticamente, un anno fa! Le vicissitudini della vita mi hanno portato ad allontanarmi prima per riavvicinarmi poi al periodico del mio paese. Nel periodo dell’università scrivevo di arte e di artisti regionali, al tempo della mia libera professione scrivevo d’immobiliare e ora, cambio di rotta, scrivo di un po’ di tutto. L’importante è scrivere, seppur ogni tanto, per portare avanti un’iniziativa locale a cui tengo particolarmente. So bene che la rivista ha un orientamento politico, ma so altrettanto bene che non mi è stato mai chiesto di appoggiare tale orientamento. Mi è stato chiesto solo di scrivere, liberamente, senza imposizione alcuna, di ciò che avessi più ritenuto opportuno. E così ho fatto: ho scritto restando apolitica. Dopotutto io vedo il Vulcano come un progetto locale importante, talvolta di grande impatto locale e con articoli di alto livello. Certo, chi ci scrive si impegna tanto per portare avanti una realtà che, con l’evoluzione della digitalizzazione, ha sempre più difficoltà a mantenere in piedi anche il cartaceo. Questo non fa demordere né il direttore né i collaboratori, che continuano con passione e un pizzico di follia a non mollare. Sentir muovere delle critiche verso il Vulcano e chi ci scrive a quasi due giorni dalle elezioni amministrative mi ha un pochino scosso e per questo ho buttato giù questo articolo, per rimarcare profondamente la mera passione per la scrittura senza alcun altro fine e per ricordare che sé talvolta il livello dello scritto non è all’altezza delle grandi testate giornalistiche ciò non toglie il valore sentimentale che ogni articolo ha per chi l’ha scritto, al di là di tutto.

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